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Momenti

Sono passati parecchi giorni dall’ultimo post, sono entrato molte volte con la creativa intenzione di scrivere un pensiero, ma nulla m’ispirava, nonostante gli eventi da cui prendere spunto erano tanti.

Stamattina una piccola e bellissima creatura si è posata sulla mia finestra, e come uno scrigno che per magia si apre, l’ispirazione si è svegliata.

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Questa piccola farfalla svolazzava davanti alla finestra, ad un certo punto si è, persino, messa in posa per qualche scatto, per poi volar via, verso, mi auguro, parchi più fioriti.

“La farfalla non conta i mesi ma i momenti e ha tempo a sufficienza.”
Rabindranath Tagore

La mente è una macchina straordinaria basta un’immagine per aprire momenti fatti d’emozioni, di suoni e stagioni.

Ricordo i momenti in cui guadavo le farfalle e le disegnavo. Da solo in silenzio con il capo chinato, immobile e solo la mano a muoversi su quell’ultimo banco isolato, mentre i compagni in gruppo giocavano, ridevano e aspettavano che la campanella suonasse.
Ad un certo punto alzavo gli occhi e li vedevo, uno, due, tre, e poi quattro compagni che osservavano la mia mano far nascere la farfalla e per un momento un lungo e felice momento, non ero più lo strano, il ragazzo silenzioso seduto all’ultimo banco, ma l’artista che incantava con la magia della sua mano.

Un sorriso a tutti.

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Buoni e cattivi esempi

Con questo pensiero chiuderò il cerchio iniziato due post fa. Scrivo sempre per un motivo e c’è sempre un impulso, una riflessione dietro le mie derubricazioni mentali.
Prostituzione, stupro e l’epiteto, molto spesso usato nei due pensieri precedenti, puttana, ecco di cosa ho scritto, c’è un motivo a questi argomenti che va ben oltre la mera discussione da blog.
Il motivo nasce da una discussione nata di recente tra me e la mia compagna, discussione legata ad eventi che vive in questo preciso momento a lavoro, in verità più che una discussione, è uno sfogo, un triste e commovente suo sfogo.
Vi racconterò senza scendere nei dettagli quel che ho ascoltato. Il luogo dove lavora la mia compagna è una struttura che accoglie bambine e ragazze che hanno subito abusi e violenze o che per motivi di forte degrado sociale vengono tolte alle famiglie non in grado di prendersene cura.
Tre ragazze in questi giorni sono scappate, tre ragazze di 14, 16 e 17 anni. Prendete in considerazione che sono ragazza nate e cresciute in ambiente di estremo degrado morale e sociale. Scappate perché non si sentivano libere, libere di fare quello che volevano, di uscire la sera, di avere il cellulare tutto il giorno, di non studiare, di non rassettare e riordinare la loro cameretta, libere di essere come tutte le altre, ma quali altre?
Una volta fuori, la prima cosa che hanno fatto è condividere foto su Instagram, foto che le ritraevano, provocanti e disinibite. Ecco quali altre!!! Sono ragazza che non hanno amor proprio e in molti casi neanche una grande intelligenza, spesso sono ragazze che hanno bisogno di sostegno a scuola, ragazze quindi, facilmente, plagiabili.
Una è tornata da sola la quattordicenne, un’altra è ancora uccel di bosco la diciassettenne, mentre la sedicenne è stata ritrovata che vagava confusa e disorientata per le vie della città, portata prima dai carabiniere e poi all’ospedale, è stata ricoverata, ha subito percosse e violenza sessuale, pestata e stuprata.
Penserete poverina, povera vittima e lo è vittima, ma più che degli stupratori (che il cielo gli dia la giusta punizione) di sé stessa, della sua incoscienza, un‘incoscienza che la spinge a fidarsi e cercare nella sessualità la chiave per farsi accettare, tanto da concedersi facilmente a chiunque la lusinghi e prometta castelli e favole, questa volta, però, la favola si è trasformata in un terribile incubo, un incubo per lei e la sua amica, questo ha raccontato la quattordicenne, che sembra sia stata risparmiata perché troppo giovane, ha assistito a quello che hanno subito le due amica di fuga, che sembra di fatto esser stata un’orgia, tra alcol e forse erba.

Il dispiacere della mia compagna è immenso perché a parte una ragazza il cui recupero è difficile, per le altre c’era speranza, erano state accudite, amate e sostenute. Le educatrici non sono mamme, ma è come se lo fossero, stanno con loro quando studiano, le accompagnano a scuole e le riprendono, le fanno giocare, le stimolano e cercano di accendere in loro la curiosità e il desiderio di avere più della vita che hanno vissuto e da cui provengono, spesso fatta di violenza e abusi. Alcune, però, sembrano non voler essere salvata.
Di chi è la colpa?
Nel precedente pensiero ho scritto: “in silenzio si lasciano figlie e figli ruzzolare in un fango virtuale dove accattivanti pose e luccicanti labbra si vestano da puttane, togliendo piano, piano dignità e arte, quell’arte che rende un nudo una preghiera all’anima.

Qualche anno fa il garante ha diffuso una nota della Procuratrice della Repubblica per i minorenni, che richiamava l’attenzione sul fenomeno Blue whale, facendo un appello ai servizi sociali affinché, in caso di coinvolgimento di un minore nel “gioco”, esercitassero i loro propri autonomi poteri di vigilanza, di sostegno e intervento, resi peraltro possibili anche dalla collaborazione dei genitori, al fine di attivare programmi di aiuto e di supporto rivolti agli adolescenti e alle loro famiglie.
Blue Whale era un “gioco”, un gioco perverso, una pratica di suggestione esercitata via web nei confronti di giovani e giovanissimi il cui scopo era far compiere azioni via via più pericolose fino a mettere a repentaglio la vita stessa attraverso il suicidio.

Esempi ed emulazioni. Il punto è, sempre, quello.

La prostituzione il mestiere più antico del mondo, come le droghe o le armi, non sono misteri divini, doni sconosciuti portati del cielo, della scienza o da chi cazzo vi pare, sono realtà conosciute, studiate, allertate e approfondite da ogni figura professionale degna di questo nome.
Come è possibile allora che si è ancora vittima di queste trappole?
Come fa una bambina o un bambino a cadere in queste prigioni, se si vigila e si tutela? Se si è informati?

Il tema è complesso e certo non posso dare un’approfondita descrizione delle dinamiche in questa sede, ne credo di avere le competenze per poterlo fare.
Come sempre è un libero pensiero, il mio, una mia interpretazione di quel che sento e vedo.
Quel che percepisco è che, nonostante sono passati anni da quando ero piccolo, le realtà, che forgiano vittime e mostri, ancora esistono, si evolvono anzi, trovando altri mezzi e altre strade.
Quel che rimane stabile e si perpetua nel tempo è la natura di certa umanità, la vogliamo chiamare natura perversa, natura criminale, pura e semplice cattiveria.

È assurdo! È assurdo questo mondo ed è assurdo quel che si vede in giro, si possono fare un’infinita di esempi su questa assurdità, su questa contraddizione tra buon senso e irrazionalità.
Esempio, gli incidenti automobilistici. In quasi tutto il pianeta le strade hanno limiti di velocità, 120, 140 km, non parliamo in città, 50, 60 km, però, senza alcuna logica, si sfornano ogni giorno auto che hanno sul contachilometri l’assurda velocità di 240 km per la utilitaria, non vi dico la supercar. Che senso ha?

C’è chi sfida i propri limiti, mettendo a rischio la vita, per il gusto di sentirsi vivi, di provare qualcosa. Che effetto fa saltare da un ponte attaccati ad un elastico? O da un aereo con un surf? Che effetto fa quella pillolina? Quella polverina? Che bel culo ha quella ragazza, come vorrei toccarlo, come vorrei strapparle i vestiti da quel corpo così sexy, perché non provare? Piacerà anche lei, guarda come si muove, come provoca e sì è una puttana!!! Che effetto farà scoparla?

Si dice che una donna può provocare e provocare ancora un uomo, lo può afferare e appartarsi per giunta, farlo eccitare fino a farlo diventare incontrollabile, ma se cambia, poi, idea e da sì, il sì diventa no, non conta più come si è giunti lì, cosa la donna ha fatto, l’uomo si deve fermare. Vero!!! L’uomo si deve fermare. Non so voi, ma a me questo gioco (se cosi vogliamo chiamarlo) sembra tanto una roulette russa.
La cosa più brutta e cattiva che si possa dire, dopo, è: Se le cercata.

Il diritto al NO.
Il NO quanto può avere effetto, se è messo a rischio da un divertimento fuori controllo?
E torniamo al punto, chi deve tutelare? Chi deve dire questo non si fa e questo si può fare? Chi deve impedire che la mente si annebbi? Che il divertimento non si confonda con l’indigenza?

A volte pesando a tutto questo, leggendo i fatti che accadono attorno a noi, mi dico: sai tutto sommato è una fortuna che non ho figli.

L’ultima notizia la mia compagna l’ha letta sulla chat della scuola, alcune mamme si sono radunate perché sembra che un bambino abbia fatto vedere in classe, quando la maestra non c’era, dei filmati porno presi dalla rete, la classe sembra che abbia, subito dopo, simulato quello che si vedeva nei video, classe elementare.

“Ogni bambino ci porta il messaggio che Dio non è ancora scoraggiato dell’uomo.”
Rabindranath Tagore

C’è ancora speranza? Dire di no è controproducente.
Ci deve esser, quindi, per forza.

Forse dipingiamo e dipingo troppo infaustamente questo mondo, nonostante guerre, violenze e mega truffe commerciali che ci rovinano piano piano a volte senza che neanche ce ne accorgiamo.

Il dolce e amaro della vita, come ho scritto nell’ultimo pensiero.
Dopo tanta amarezza dovrei chiudere con un può di dolcezza, un pò di speranza.

In questo schifo che non si deve cancellare dalle nostre menti, non bisogna dimenticare che ci sono essere umani, che si prendono cure di cani e gatti randagi, creature indifese e abbondante, che ci sono essere umani che vanno in giro a portare una coperta e un pasto ai mendicanti, gli ultimi, gli invisibile, che ci sono medici che si camuffano da clown per far sorridere un bambino o una bambina malata del più cattivo dei mali.

 

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Ammiro chi fa la differenza, chi sacrificando quello che ha, anche la vita a volte, traina questa società verso la luce, speriamo che la corda regga.

Spero di non avervi rattristato e amareggiato troppo, il prossimo pensiero cercherò di essere meno cupo anzi di non esserlo proprio.

Buona fine settimana a tutti.

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Seguire i binari

Un’amica in un commento ha messo in evidenza una verità.

Un paio di settimane fa ho espresso un’osservazione alla mia compagna che al momento ha provocato una benevola ilarità, in realtà la natura dell’osservazione è tutto tranne che benevola.
L’osservazione in questione riguardava un fatto, nella settimana che ho portato fuori Frida, ho conosciuto e scambiato una parola con tante persone, merito di Frida ovviamente. Ora! In questo non c’è nulla di speciale. Quindi dove sta la particolarità? Nel fatto che ho conosciuto più persone in quella settimana che in 48 anni di vita vissuta, il che può far sorride, in realtà, però, è triste.

L’amica nel commento ha scritto che nel mondo reale, a causa delle rispettive riservatezze, probabilmente ci saremmo cordialmente evitati.

Ed è vero.

Nei post inseriti ho spesso, per non dire sempre, puntato il riflettore sulla solitudine è un ripetersi all’infinito, un loop temporale che imprigiona il mio comportamento.

“Gli umani dedicano la loro vita a ripetere cose, gesti e comportamenti che chiamano abitudini.”
Luis Sepulveda

Abitudini, la riservatezza può esser un’abitudine?
La curiosità è l’arma che combatte l’abitudine, che smorza la routine, ed è, anche, ciò che ci sprona a confrontarci con chi abbiamo accanto.
Quante volte capita di dire o sentirsi dire, cosa ti incuriosisce? O cosa ci incuriosisce? Ammetto non tante volte, mi è capitato però.
Se camminando per strada mi accorgo che il negozio che ho davanti vende articoli per le belle arti, 9 volte su 10 entro, anche se nella maggior parte delle volte non compro nulla. Curiosità e interesse si uniscono, ed è irresistibile la vetrina, nulla accade, però, se incrocio lo sguardo di un altro essere umano.

Iniziative.

“Non puoi attraversare il mare semplicemente fissando l’acqua.”
Rabindranath Tagore

Il lavoro interiore per accertarsi e accettare la vita che si è costruito, è profondamente solitario e doloroso, perché è una lotta incessante tra quel che riesco a fare e quel che non ho il coraggio di fare.

Non so voi, credo, però, sia nella natura umana farsi domanda, porsi interrogativi, io me ne faccio tanti. Vi è mai capitato di pensare di voler esser diversi da quello che siete?
Non dico voler somigliare ad un altro uomo o donna, quando mi trovo al centro commerciale spesso vorrei avere il portafoglio dello sceicco del Brunei 🙂 il punto è che non riesco mai a sentirmi completo, non parlo di coppia, ma di integrità e opportunità. Sono riservato, così riservato che, per usare una metafora molto conosciuta e intelligente, dei tanti treni che mi sono passati davanti, ne avrò preso tre, forse quattro. Dici niente!!! Quattro so’ tanti. Rispetto alle decine che ho perso? No!
Ho scelto i treni più sicuri, più affidabili. Chissà invece dove portavano gli altri? Quelli senza destinazione, quelli che a vederli suscitavano paura e meraviglia per quando erano lunghi ed esotici.
Cosa avrò perso? Chi non avrò incontrato?

Il lavoro interiore per trasformare queste domande, da rimpianti alla vita giusta che meritiamo, che amiamo e rispettiamo, è lungo e non privo di spine. Un lavoro che mi porta a scrivere che sì, nella realtà, cara amica, non ci saremmo neanche sorrisi, intenti a guardare il grigio asfalto o persi in un’analisi d’insieme che fonde l’orizzonte, la vita, però, trova sempre un modo per renderla meritevole, per renderla all’altezza delle nostre aspirazione e desideri. Ed ecco che qui, nella penombra della società, in questa stazione in mezzo al nulla, ci si ritrova ad aspettare il prossimo treno e aspettando si scambia qualche parola, si leggono manifesti e lettere che sono i nostri pensieri e le nostre osservazioni.

Metaforicamente parlando la vita è e sarà, sempre, quell’attimo di consapevolezza che vive tra un gesto diventato passato e un pensiero strappato a quel lontano orizzonte chiamato futuro.

La poesia è prepotente nella mia mente e riesce a soffocare tutto il cinismo e la diffidenza che esiste nel mio cuore, credetemi non sarebbe difficile trasformare questi pensieri in un’ondata di pessimismo e disfattismo. Il mondo sgorga acque nere ogni secondo di respiro, per fortuna ho la facoltà di scegliere quale titolo proporvi.

Una delle poche scelte che la vita mi concede e me le tengo strette. Un treno può esser perso, tutti i treni possono essere persi, nessun essere vivente ha, però, la forza e il potere di impedirmi, di impedirci di scendere dal marciapiede e seguire i binari.

Io l’ho fatto tante volte, non vedo il treno, ma quel che esso passa sì.

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In fin dei conti sono le orme che lasciamo dietro di noi che ci identificano, le tracce che lasciamo nella sabbia della vita che danno senso al cammino.

Buona inizio di settimana a tutti.

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Amate gli animali

Visitando un’amica, mi è tornato in mente, leggendo i pensieri nel suo profilo, un film.
Film che era, come spesso capitava e capita, una trasposizione cinematografica di un romanzo letterario o meglio una serie di racconti per bambini. Da piccolo ho adorato il protagonista di queste storie e poi dei tanti films. Protagonista che ancora amo.

Il film in questione era accompagnato da alcune stupende canzoni, ne condiviso una. Emblematica per contenuto e significato, non potrei esprimere a parole nulla di più o meglio, rispetto a quel che ascolterete:

Concludo con una bellissima poesia. Spero riesca a darvi la stessa luce e lo stesso rispetto che il poeta ha concesso al suo nobile amico.

Ogni mattina il mio devoto cane
presso la sedia silenzioso aspetta
finché io lo saluto con un colpetto
Al ricevere questo tenue omaggio
di gioia il corpo suo tutto trasale!
Fra tutte le mute creature

lui solo, penetrando il velo del bene e del male,
ha visto l’uomo nella sua interezza,

essere per cui può dare la vita contento,
cui senza secondi fini può riversare amore
da un opaco sentire che a stento trova la via
verso il mondo della coscienza.
Quando vedo l’offerta di questo muto cuore
supplice del suo stesso bisogno,
immaginar non so quale raro valore
la sua saggezza pura trova nell’Uomo.
Col suo tacito sguardo, patetico, smarrito,
quel che afferra non può esprimere in parole;

ma per me rivela il vero significato dell’Uomo,
nello schema del Creato.

Rabindranath Tagore