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Un anno d’amore

Eccomi di nuovo.

—- Parte 1 —-

Sono trascorsi pochi giorno dall’ultimo passaggio.

Ho scelto di entrare prima per informarvi sull’esito della visita. La nuova cura (più potente) ha sortito i suoi benevoli, se così si può affermare, effetti. I valori sono rientrati, a questo punto è solo una questione di prevenzione, controlli periodici e cura seguita con serietà e diligenza.

Con la speranza che la vecchiaia, con i suoi limiti fisici, non aggiunga altri deficit, perlomeno non troppo presto.

Grazie a tutte le amiche per l’attenzione e l’affetto donati.

Come ho scritto nel precedente pensiero, non sono scontati gli atti di gentilezza.

—- Parte 2 —-

Frida

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Il 21 è stato il suo compleanno, un anno.

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Vi regalo il suo bellissimo, amorevole e a mio parere perplesso musetto.

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—- Parte 3 —-

Concludo con un pensiero a margine che come sempre lascerà un po’ d’amarezza.

Lo sapete non mi risparmio nel dire la mia.

Cercherò d’esser telegrafico.

Con Giulia c’è stata una mobilitazione sociale e politica, una strumentalizzazione che ha sfiorato la vergogna.

Un’altra donna per giunta incinta è stata uccisa, dove sono finite le urla, i buoni propositi e tutte le belle parole?

 

“Parlami e io dimenticherò. Mostrami e io non scorderò. Coinvolgimi e io potrò capirti.”

Proverbio Navajo (indiani d’America)

BUON NATALE

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Assenza

Eccomi di nuovo.

——— Parte 1 ———

Domani visita oculistica.
Qualcuno potrebbe domandarsi, e allora?
Me lo sono chiesto? A chi può interessare il problema medico di uno sconosciuto?
Avete certo i vostri di problemi, e non è mai consigliabile ascoltare i lamenti di altri.

“Soffrire senza lamentarci è l’unica lezione che dobbiamo imparare in questa vita.”
Vincent van Gogh

Vincent potrebbe aver ragione.
In realtà piccoli e semplici dimostrazioni di gentilezza li ho ricevuti in questo mondo fatto di bit.

Al di là della percezione che ho delle persone, sempre, poco positiva.

Mi rimetto e mi sono sempre rimesso alla buona fede di chi scrive.

Voglio credere, posso credere, ho bisogno di credere.

Perché questo nuvoloso pensiero?
Un motivo c’è?
Un motivo che ha radici nella quotidianità dei contatti personali.

Esiste un detto tragico e spietato che riflette un mondo personale. Un mondo che in una logica eticamente sana non avrebbe possibile di esistere.

Parenti serpenti.

Ieri, come spesso accade la domenica, io e la mia compagna siamo andati a trovare mia madre e di conseguenza mia sorella (stesso palazzo piani diversi).

Come certo avete avuto modo di scoprire dalle tante lucette che tappezzano i balconi delle nostre vie, sta per arrivare Natale.

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Sapete che succede quando arriva? Si inizia a discutere del 25, del 26, del 31 e 1, in termini di pranzo e cene.
Ieri seduto nel divano, totalmente pacioso e sornione, mi sono ritrovano ad ascoltare i dialoghi tra mia madre, mia sorella ed una zia venuta in visita.

Se viene lei io non vengo.” o “quando mi vede neanche mi saluta, quindi non c’è alcun motivo di invitarla alla cena di Natale.
Non vi sto a raccontare i dettagli sarebbe tedioso e inopportuno, vi scrivo solo che ci sono quattro sorelle, due non si parlano, direi anzi che si odiano a morte, di conseguenza si sono create due fazioni, perché le altre due sorella vanno d’accordo una con una di quelle che non sopporta l’altra sorella, l’altra con l’altra litigiosa (scusate il gioco di parole) le due che non si odiano naturalmente si vedono anche con le altre sorelle litigiose, senza però la presenza di quella con cui vanno d’accordo… avete capito qualcosa?
Un casino, che non ha molto senso dal mio punto di vista.
La cosa che rende tutto ancor più stupido è che anche i figli delle sorelle litigiose per solidarietà non si salutano e di conseguenza non si parlano.

Uno (anche più di uno) per giunta a volte fa finta di non vedermi, pur di evitare il contatto e salutarmi (e mia madre non è neanche una delle sorelle litigiose). Quando non può farne a meno, perché inevitabile, fa il seriamente gentile. E qui torno al pensiero iniziale. Quanto è vero questo semplice atto di gentilezza?
La falsità del buonismo è vera quanto la verità della cattiveria.

Sinceramente non mi creo e non mi sono mai creati questi problemi. Di mio sono sempre stato solitario e riservato, non salutarmi cosi come salutarmi, per me è uguale, non mi offendo, né provo risentimento, qui purtroppo subentrano le mie ridotte capacità comunicative e di socializzazione dovute allo spettro asperger.
Trovo anzi tragicomico questo cercare di prendere le parti dei genitori e commettere lo stesso errore.

Piccoli atti di gentilezza. Neanche il Natale è capace di dispensarli certe volte.

Non posso, quindi, non ripensare a chi mi scrive e mi ha scritto qui.
Agli abbracci (scritti) che accompagnano i piccoli atti di gentilezza nel prendere a pensiero la mia vista e la sua problematica.
Ognuno a suo modo, Ely, stella, OGR (sempre più menestrello di sensazioni), Rosy, Alf, realizzano quello che il sangue non riesco a fare a dire o semplicemente sentire.

Ed è triste questa cecità, questa sordità che il sangue cede alla vita.

E poi surfinia: “Penso ai familiari lontani. A pericoli o minacce possibili e imprevedibili. Sono stufa di vivere in un mondo pericoloso e vedo cose belle in quantità troppo esigua per compensare anche in minima parte tutto questo orrore. Tu, caro amico, fai parte di queste ultime. La tua sensibilità, la tua empatia e la tua intelligenza. Mi spiace tanto per quello che stai passando.
Bellissimo attestato di stima che rivela la grande sensibilità di una donna che avrebbe motivi per essere più che dura con la vita e il falso buonismo così difficile da scovare a volte cosi vicino che ti accarezza e sorride.
Non che le altre anime non abbiano un altrettanto istinto sensibile. La materna impronta, quella che solo l’amore riesce a generare è visibile in ogni piccolo atto di gentilezza che offrite.
La differenza è nella natura della parole, nelle storie che si raccontano.

Esporsi al giudizio è un atto altrettanto gentile e amorevole, un atto di gentilezza e amore verso la storia che è condivisione, a volte, persino, esempio.

“Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa.”
Lucio Anneo Seneca
   

Finora ho scritto opinioni che sono riflessi di pensiero. Come giungere alla sostanza delle cose?
Come oltrepassare il limite del giudizio e giungere all’assenza?

Assenza.

“Essere mezzo cieco è peggio che esser cieco, perché si vede quel che ci manca.”
Victor Hugo

È Natale, cosa manca?

La risposta a questa domanda apre un mondo che per adesso tengo da parte.

——— Parte 2 ———

Frida.

Sapete cosa non manca in questo periodo? Le giornate piovose.

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E lei è pronta per lunghe e solitarie passeggiate.

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