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Strani visitatori

Eccomi!!!

Questo mese è stato al quanto faticoso. Problemi di salute mi hanno rallentano ed ho avuto non poche ombre nei pensieri.

 

Da una settimana, però, sono tornato in salute e rientrato nei ritmi abituali.

Come ad esempio uscire Frida.

 

Tutto sembra, dunque, passato.

 

Stamattina sono uscito per la solita attività settimanale, ossia: andare a fare la spesa.

Ad un certo punto mi sono fermato ed ho sostato in auto, aspettando l’apertura di un’attività, ai margini di una piccola piazzetta. Non c’era nessuno in giro, nessun rumore molesto, solo il cinguettio dei passeri.

Ad un certo punto, mi sono messo ad osservare gli alberi e le aiuole che la decoravano.

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Strano cosa passa per la mente, quando siamo assorti dai pensieri.

 

“Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi.”

Eraclito

 

Scegli e fai, ci sta! Quello che pensi magari non tanto. Può essere, però, illuminante riflettervi e farne uno specchio per l’anima.

 

Osservando le foglie, dell’aiuola, muoversi, mi sono venuti in mente i folletti.

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Che dire!? Vi sembra infantile scrivere di folletti e gnomi? Far riaffiorare dalla memoria, la dolce Memole o l’arzillo David?

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Avrei potuto esordire, con ben altri argomenti. Spunti la società né ha dati tanti in questi mesi e né continua a dare tanti.

Non mi va però di entrare nella contorta dinamica della guerra e della violenza.

Non so voi, ma a volte mi sembra pure banale, ovvio. In fin dei conti il male è banale, come è banale e ambigua l’indignazione, sempre pronta ad esser servita, quando lo specchio lo richiede.

Indignarsi a giorni alterni, che spreco di energie e pensieri.

 

“La collera può essere pazza e assurda e si può essere irritati a torto, ma si è indignati solo quando, in fondo, si ha ragione per qualche aspetto.”

Victor Hugo

 

Oggi si crede di avere (sempre) ragione, ed è in nome di questa convinzione che si passa il limite e con il limite la ragione d’essere nel giusto, e quando la ragione perde il suo valore, la sua prospettiva, nessuno è più nel giusto.

 

Riaffermo il pensiero e lo trasformo in quesito.

Cosa passa per la mente, quando si è assorti dai pensieri?

 

Ecco a me passa questo per la mente.

Quando mi trovo per mia volontà o mio malgrado a fermarmi e concentrami in un pensiero.

A volte penso alla poesia del silenzio, altre alla melodia del caos.

 

A questo punto non saprei che altro scrivere senza cadere nella solita retorica del bene e del male.

Se non siano noi sono gli altri, è la legge dello scrittore.

 

È certa però una verità che la migliore via da seguire e quella della guarigione, anche quando si pensa d’esser sani come pesci.

Prendersi cura di sé stessi e nel tempo che rimane degli altri.

Gli altri, difficile a volte vederli.

Sono sincero e concludo, a volte non è semplicissimo scrivere, serve sapere, avere consapevolezza delle parole e dei pensieri. Mi rendo conto che non scrivo per tutti. Mi confido e rivolgo a chi si sente poco, a chi sente di meritare, ma continua a sbagliare, a chi vede quando la luce è spenta e chiude gli occhi quando il sole illumina lo spazio.

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Assenza

Eccomi di nuovo.

——— Parte 1 ———

Domani visita oculistica.
Qualcuno potrebbe domandarsi, e allora?
Me lo sono chiesto? A chi può interessare il problema medico di uno sconosciuto?
Avete certo i vostri di problemi, e non è mai consigliabile ascoltare i lamenti di altri.

“Soffrire senza lamentarci è l’unica lezione che dobbiamo imparare in questa vita.”
Vincent van Gogh

Vincent potrebbe aver ragione.
In realtà piccoli e semplici dimostrazioni di gentilezza li ho ricevuti in questo mondo fatto di bit.

Al di là della percezione che ho delle persone, sempre, poco positiva.

Mi rimetto e mi sono sempre rimesso alla buona fede di chi scrive.

Voglio credere, posso credere, ho bisogno di credere.

Perché questo nuvoloso pensiero?
Un motivo c’è?
Un motivo che ha radici nella quotidianità dei contatti personali.

Esiste un detto tragico e spietato che riflette un mondo personale. Un mondo che in una logica eticamente sana non avrebbe possibile di esistere.

Parenti serpenti.

Ieri, come spesso accade la domenica, io e la mia compagna siamo andati a trovare mia madre e di conseguenza mia sorella (stesso palazzo piani diversi).

Come certo avete avuto modo di scoprire dalle tante lucette che tappezzano i balconi delle nostre vie, sta per arrivare Natale.

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Sapete che succede quando arriva? Si inizia a discutere del 25, del 26, del 31 e 1, in termini di pranzo e cene.
Ieri seduto nel divano, totalmente pacioso e sornione, mi sono ritrovano ad ascoltare i dialoghi tra mia madre, mia sorella ed una zia venuta in visita.

Se viene lei io non vengo.” o “quando mi vede neanche mi saluta, quindi non c’è alcun motivo di invitarla alla cena di Natale.
Non vi sto a raccontare i dettagli sarebbe tedioso e inopportuno, vi scrivo solo che ci sono quattro sorelle, due non si parlano, direi anzi che si odiano a morte, di conseguenza si sono create due fazioni, perché le altre due sorella vanno d’accordo una con una di quelle che non sopporta l’altra sorella, l’altra con l’altra litigiosa (scusate il gioco di parole) le due che non si odiano naturalmente si vedono anche con le altre sorelle litigiose, senza però la presenza di quella con cui vanno d’accordo… avete capito qualcosa?
Un casino, che non ha molto senso dal mio punto di vista.
La cosa che rende tutto ancor più stupido è che anche i figli delle sorelle litigiose per solidarietà non si salutano e di conseguenza non si parlano.

Uno (anche più di uno) per giunta a volte fa finta di non vedermi, pur di evitare il contatto e salutarmi (e mia madre non è neanche una delle sorelle litigiose). Quando non può farne a meno, perché inevitabile, fa il seriamente gentile. E qui torno al pensiero iniziale. Quanto è vero questo semplice atto di gentilezza?
La falsità del buonismo è vera quanto la verità della cattiveria.

Sinceramente non mi creo e non mi sono mai creati questi problemi. Di mio sono sempre stato solitario e riservato, non salutarmi cosi come salutarmi, per me è uguale, non mi offendo, né provo risentimento, qui purtroppo subentrano le mie ridotte capacità comunicative e di socializzazione dovute allo spettro asperger.
Trovo anzi tragicomico questo cercare di prendere le parti dei genitori e commettere lo stesso errore.

Piccoli atti di gentilezza. Neanche il Natale è capace di dispensarli certe volte.

Non posso, quindi, non ripensare a chi mi scrive e mi ha scritto qui.
Agli abbracci (scritti) che accompagnano i piccoli atti di gentilezza nel prendere a pensiero la mia vista e la sua problematica.
Ognuno a suo modo, Ely, stella, OGR (sempre più menestrello di sensazioni), Rosy, Alf, realizzano quello che il sangue non riesco a fare a dire o semplicemente sentire.

Ed è triste questa cecità, questa sordità che il sangue cede alla vita.

E poi surfinia: “Penso ai familiari lontani. A pericoli o minacce possibili e imprevedibili. Sono stufa di vivere in un mondo pericoloso e vedo cose belle in quantità troppo esigua per compensare anche in minima parte tutto questo orrore. Tu, caro amico, fai parte di queste ultime. La tua sensibilità, la tua empatia e la tua intelligenza. Mi spiace tanto per quello che stai passando.
Bellissimo attestato di stima che rivela la grande sensibilità di una donna che avrebbe motivi per essere più che dura con la vita e il falso buonismo così difficile da scovare a volte cosi vicino che ti accarezza e sorride.
Non che le altre anime non abbiano un altrettanto istinto sensibile. La materna impronta, quella che solo l’amore riesce a generare è visibile in ogni piccolo atto di gentilezza che offrite.
La differenza è nella natura della parole, nelle storie che si raccontano.

Esporsi al giudizio è un atto altrettanto gentile e amorevole, un atto di gentilezza e amore verso la storia che è condivisione, a volte, persino, esempio.

“Spesso nel giudicare una cosa ci lasciamo trascinare più dall’opinione che non dalla vera sostanza della cosa stessa.”
Lucio Anneo Seneca
   

Finora ho scritto opinioni che sono riflessi di pensiero. Come giungere alla sostanza delle cose?
Come oltrepassare il limite del giudizio e giungere all’assenza?

Assenza.

“Essere mezzo cieco è peggio che esser cieco, perché si vede quel che ci manca.”
Victor Hugo

È Natale, cosa manca?

La risposta a questa domanda apre un mondo che per adesso tengo da parte.

——— Parte 2 ———

Frida.

Sapete cosa non manca in questo periodo? Le giornate piovose.

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E lei è pronta per lunghe e solitarie passeggiate.

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Simbolo di resistenza

Chi mi conosce mi definisce un’artista, gli studi di certo lo confermano, io mi sento, in verità, più un artigiano, una sorta di osservatore curioso.

L’artista nella sua attività, ha la predisposizione a comporre. La composizione è, di fatto, la naturale attitudine dell’artista a ricercare ordine e simmetria (sia essa centrica o non).

Un’artista tende ad osservare, osserva l’insieme, osserva i dettagli.

Ed è da questa osservazione che la forma trova nei suoi occhi la collocazione nella composizione.

Ecco!!! Così avevo iniziato, oggi, questo post. Poi, mi sono irretito nel leggere le mie parole e l’ispirazione si è offuscata.

Apparire o essere? Qual è versione di sé si concede e concedere?

Stamattina osservando il Pino che decora il centro della piazza, mi sono ritrovano a osservarne il tronco. Sono sempre stato affascinato dagli alberi, probabilmente per la loro attitudine ad esser modelli (artistici) perfetti. È divertente disegnarli, è divertente dipingerli.
Tutti siamo stati bambini. Prima o poi ogni bambino disegna un albero, è una spinta naturale per le nostre menti cimentarsi con la sua forma. Di fatto, è, un amico che viviamo quotidianamente, una presenza immobile che ci protegge e conforta.

Immobile fui un albero nel bosco,
Conobbi la verità di cose mai viste prima;
Di Dafne e della fronda d’alloro
E di quei vecchi sposi che festeggiarono gli dei
E divennero un rovere in mezzo alla brughiera.
Essi poterono compiere un tale miracolo
Solo dopo che gli dei furono
Gentilmente pregati e accolti
Al focolare della loro amata casa.
Sono stato comunque un albero nel bosco
E ho appreso cose nuove che prima
Parevano follia alla mia mente.
Ezra Pound

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Si può imparare da un albero? Per Susanna Tamaro di certo sì, lo ha affermato con queste parole: “Che straordinario dono sono gli alberi e quante cose potremmo imparare da loro, se solo sapessimo guardarli, vederli, prestare loro l’amore e l’attenzione che si presta agli amici.”

Cosa può insegnare un albero?

Le cronache medievali descrivono, ad esempio, il Tiglio come un albero virtuoso. Ammirato per la sua longevità, ma ancor più per la sua opulenza e ricchezza.
La quercia, altro albero virtuoso, da sempre, è simbolo di forza e resistenza.

Longevità, ricchezza, forza e resistenza.

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L’uomo avrebbe certo da imparare sulla resistenza che ha questo essere vivente alle intemperie della vita. Salde sono le sue radice e tanto più salde sono, tanto è più forte l’albero.

La metafora dell’albero per conoscere sé stessi.

“Fate come l’albero, che cambia le foglie e conserva le radici. Cambiate le vostre idee e conservate i princìpi.”
Victor Hugo  

Questa è tra le citazioni più bella che conosco.
Cambiare le nostre idee e conservare i nostro principi, le radici che ci ancorano all’essenza della vita. All’apparenza sembra facile comprendere il messaggio. Esiste una decisiva differenza tra idee e principi, ed è questa differenza a renderci capaci di resistere, come un albero, ai colpi della vita.

Ed è verità che tutti li subiamo, tutti abbiamo ricevuto colpi dalla vita, ferite che non sempre guariscono.

La deformità di un albero, non è la sua debolezza, ma la sua forza. Tanto più contorto è il suo tronco, tanto più è resiliente la sua anima.

Una lezione che dovremmo imparare, alla luce degli eventi che ci accadono. Anche il nostro corpo si deforma, cosi come la nostra anima, sotto il peso della nostra incuria. Noi non resistiamo ai colpi della vita, noi ci facciamo modellare e spasmare da essi. E con la scusa d’esser vittima della cattiva e crudele società, diventiamo il male che subiamo.

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Probabilmente rischio di diventare retoricò se continui nella mia riflessione.
Mi limito allora ad elogiare, semplicemente, l’albero e il suo coraggio.

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Libertà

Ecco, la Pasqua è finita
Gli amici se ne vanno
Che inutile serata
Amore mio
Ho aspettato tanto per vederti
Ma non è servito a niente
Niente, neanche una parola

Ecco, la poesia del Califfo è perfetta per declinare la fine di questa ennesima festività o ricorrenza.

Ieri abbiamo portato Frida fuori. Siamo stati in un Outlet, una sorta di città commerciale. I cicli vaccinali non sono completi (ne manca uno) ma stando attenti, evitando contatti con altri cani, siamo riusciti a dare un pò di libertà a Frida, che rinchiusa, sempre, in casa certo risente di questa forzatura, un cane ha necessità dell’aria aperta.

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La riflessione, ora, nasce spontanea. A volte tutto accade per un motivo, anche se all’apparenza il caso sembra, sempre, l’elemento formante di ogni evento.
Negli ultimi dieci anni, direi progressivamente, mi sono sempre più impigrito, le uscite piano piano sono diminuite e sono più le volte che non esco di casa che le volte che esco.
A volte solo una volta a settimana giusto quel sabato per andare a far spesa.
Muoversi è importante ed un cane da’ motivi per muoversi.

L’età e il non avere figli, ha portato la pigrizia nella mia vita.

“Un uomo non è pigro se è assorto nei propri pensieri; esiste un lavoro visibile ed uno invisibile.”
Victor Hugo

Chissà, forse Hugo aveva ragione? Quando sono seduto sul divano e penso, penso e ripenso, in realtà lavoro, un lavoro invisibile e per nulla sedentario.

La pigrizia diceva Seneca è l’ostacolo di sé stessi.
Perché può indurre l’indolenza e l’insofferenza alla vita.

Vi è mai capitato di non aver voglia di fare nulla?
A me è capitato e capita, di non voler e non aver voglia di fare nulla. A volte dietro c’è un fallimento del momento, qualcosa che riesce a spegnere l’umore e la volontà. A volte, anche, per lunghi periodi. Oggi gli specialisti hanno inventato tutta una serie di patologie, ansie e depressioni per definire questo comportamento.

Alla fine dietro c’è solo una deprecabile voglia di non far nulla a volta accompagnata da una deprecabile paura di non riuscire a far nulla.

Non credo che vi sia alcun vivente che si consideri un essere insignificante, un lusso o un male necessario. Anche coloro che proclamano l’inutilità della vita vedono, assai di rado, l’inutilità di sé stessi. Forse pensano che, denunciando il male di vivere, riescano in qualche modo a recuperare – dalle macerie – il proprio valore…
Francis Scott Fitzgerald

L’elemento che mi piace di questo pensiero, è il richiamo alle macerie. Tutti credo, ci portiamo dietro delle macerie e tutti prima o poi andiamo a scavare a mani nude in quel ammasso emotivo, probabilmente Francis ha ragione in cerca del proprio valore o di quella rinascita che aspettiamo e bramiamo.

Che vi volete fare, sono le feste, all’inizio portano gioia, alla fine lasciano un pò di malinconia.

Pensate esistono persone a cui le feste portano solo malinconia. Triste? No. Malinconico? forse, Attuale? Sì.