Un incontro….il vicino di casa!

4704_large_sguanci_039

“….15 anni 15 anni …poesia di un’eta’ che non ritorna….”

Sto lavorando al computer quando il ritornello di questa canzone, che tra le tante fa da sottofondo alla mia mattinata, distrae la mia attenzione e mi riporta all’immagine di me quattordicenne quando andavo a casa della vicina.

I miei genitori erano vecchia “maniera” e non erano tranquilli a lasciarmi da sola a casa quando dovevano assentarsi cosi preferivano che io andassi dalla vicina di casa per stare in compagnia. In realta’ avrei voluto stare a casa mia, da sola, piuttosto che trasferirmi dalla vicina. Mi piaceva stare a casa da sola, avevo sempre mille cose da fare e quindi il  dover interrompere mi infastidiva. Cosi andavo spesso di malavoglia dalla vicina di casa. Inoltre aveva un figlio, due o tre anni piu’ grande di me, che mi irritava.

La vicina di casa era una persona gentilissima e affabile sempre con una torta al cioccolato pronta o dei cornetti alla crema fatti in casa. Cosi quando capitava che dovevo andare da lei mi gustavo i suoi dolci  e  mi portavo un libro da leggere.

Mi sedevo su una poltrona nella stanza dove il figlio studiava. Mi faceva la corte. A me la cosa infastidiva perche’ il suo modo era piuttosto grossolano. Mi guardava fisso a lungo e mi diceva “dai togliti la maglietta e fammi vedere”… e “fammi almeno toccare”… Insomma frasi che mi infiammavano ma onestamente non so se di “rabbia” o di “voglia”. Sta di fatto che erano piu’ le volte nelle quali eravamo in disaccordo che in accordo.

Fin quando un giorno, avendo finito di leggere il mio libro, mi stavo annoiando e lui mi disse  se avevo voglia di ballare. E’ da quel momento che il nostro rapporto cambio’. Cominciammo a “scatenarci” sulle note della musica degli anni 70. Avevamo trovato un interesse in comune, inoltre i nostri ormoni erano alle stelle e il ballo in qualche modo ci aiutava ad incanalare le nostre energie. Eravamo sicuramente attratti l’uno dall’altra ma non eravamo capaci di ammetterlo.

Fu proprio sulle note della canzone 15 anni che mi sfioro’ le labbra. E da un bacio timido e leggero non potemmo piu’ fermarci.

“…15 anni 15 anni ….. poesia di un’eta’ che non ritorna…. “

Sentivamo il contatto dei nostri corpi caldi che si strusciavano a vicenda e le nostre mani impacciate che tentavano di soddisfare quel piacere che ancora non si conosceva. Un piacere condiviso che fu difficile da sperimentare perche’ tutte e due eravamo ancora “inesperti”. Eppure la voglia e il desiderio si sprigionavano dai nostri corpi alla ricerca di quel piacere che in qualche modo non sembrava mai totalmente soddisfacente o abbastanza soddisfacente. Eravamo tutte e due “goffi”: non ci sapevamo toccare ancora, nonostante ci toccassimo non sapevamo baciare ancora, nonostante ci baciassimo. Fu piu’ una scoperta di sesso che un vero e proprio piacere fisico. Ma forse fu semplicemente la prima tappa che si doveva affrontare per imparare ad amare davvero.

La nostra fu una storia molto breve perche’ eravamo troppo giovani ed immaturi incapaci di portare avanti un rapporto di coppia. La nostra fu una fase di spensieratezza e vitalita’ tipica dell’adolescenza!

Un incontro …. i compagni di scuola!

scuola7

Erano quasi le 11 di sera quando squillo’ il telefono proprio mentre stavo andando a letto. Era una mia vecchia compagna di scuola con la quale eravamo rimaste in contatto nonostante ci sentissimo raramente. Mi stava comunicando che aveva organizzato un incontro con i compagni del liceo. “Un incontro”  dissi io piuttosto sorpresa “e dove?” chiesi con curiosita’. “A Milano ci incontreremo tutti in un ristorante di cui ti faro’ avere l’indirizzo se mi darai conferma del tuo arrivo” mi rispose.  Mi presi qualche giorno per riflettere: la cosa mi sarebbe piaciuta ma mi domandavo se il rivederli non avrebbe guastato vecchi ricordi. Mi convinsi che poteva valerne la pena. Accettai l’invito e partii per Milano. Arrivai nel primo pomeriggio e mi diressi direttamente in albergo per riposarmi e poi aggiustarmi un po’ per la cena, sapendo che avremmo fatto notte tarda.

Alle 7 di sera mi trovai nelle vicinanze del ristorante e fuori notai un gruppo di persone che quasi non riconoscevo piu’, ero emozionata e direi pure imbarazzata comunque presi il coraggio a due mani e mi avviai verso l’ingresso.

I primi saluti e gli abbracci mi tolsero tutto quel disagio ed imbarazzo che avvertivo prima e sentivo che era come se si fosse tornati di nuovo tra i banchi di scuola con le stesse risate, le stesse battute; proprio cosi’ un tuffo nel passato anche se eravamo tutti cresciuti ed erano passati la bellezza di 30 anni. Dioooo…quasi trenta anni incredibile! Tra di loro c’era un compagno speciale Carlo con il quale avevamo trascorso i cinque anni di scuola insieme a studiare, a ridere, a piangere a volte (per l’ingiustizia dei voti!). Ci volevamo tanto bene ma la nostra amicizia non era mai andata oltre anche se tutte e due avvertivamo lo stesso sentimento. Forse troppo giovani o troppo impacciati o forse lo stesso ambiente scolastico ci condizionava a tal punto che non fummo mai capaci di dare “realta” a quel nostro sentimento.

Ci sedemmo vicini quella sera ed ogni tanto tra una battuta e una risata i nostri sguardi si incrociavano le nostre mani si sfioravano ma nulla di piu’ lui era diventato un bell’uomo sposato con 3 figli.

La serata fu davvero divertente soprattutto nel rievocare i momenti di quegli anni che sembravano dimenticati  ma che insieme tornavano vividi e chiari: le immagini, gli eventi, le sensazioni, le lotte, le sconfitte di quegli anni di gioventu’.

Facemmo le due di notte e il proprietario del locale ci invito’ a lasciare il ristorante in occasione della chiusura. Cosi ci dovettimo salutare riproponendoci, scherzando, di rivederci tra altri 30 anni.

Carlo si avvicino’ a me e mi chiese se mi poteva accompagnare fino all’albergo. Facemmo quindi qualche passo ancora insieme. Fu molto bello poter confessare in quella notte stellata i nostri segreti, quelli che non eravamo mai riusciti a “dirci” al tempo della scuola. Mi racconto’ di quanto mi aveva voluto bene e di quanto avrebbe desiderato che quell’amicizia si fosse rafforzata anche dopo la scuola. Invece non accadde. Anch’io timidamente gli dissi che avevo provato lo stesso sentimento ma forse quel sentimento non fu cosi forte da spingerci a cercarci ancora. Eravamo rimasti imbrigliati dal “mondo scolastico” e sembrava che il nostro sentimento potesse vivere  solo in quella dimensione.

Ci fermammo sotto un lampione, istanti eterni, senza dirci una parola immersi in quel silenzio che parlava per noi, ci guardavamo negli occhi e leggevamo la stessa voglia di viverci, quella “voglia”  rimasta “incompleta”.  Sono sicura che se lui mi avesse baciata lo avrei corrisposto. La luce fioca del lampione illuminava i suoi occhi che esprimevano il desiderio intenso di prendermi tra le braccia e farmi sua.  Ma anche lui, come me, si rese conto della situazione e preferi’ sfiorarmi le guance con due piccoli bacini augurandomi la buonanotte.

Tornai in albergo, mi misi sotto le coperte e sognai cosa sarebbe potuto “essere”  se adesso li’ tra le lenzuola ci fosse stato Carlo.

31007056_1639205522863360_8357397335948394496_n

 

Un incontro….in biblioteca!

tumblr_mvg554oZZN1sli98to1_r1_500

Era uno di quei periodi “no”!

Mi accadeva spesso di uscire dal lavoro insoddisfatta di me e della mia giornata. Cosi andavo a rifugiarmi per qualche ora in biblioteca per leggere stupidi romanzetti d’amore.

Mi rannicchiavo su una comoda poltrona sorseggiando un cappuccino caldo. Affondavo il mio malumore in quei romanzetti di pura fantasia, nei quali venivano descritte banali storie d’amore a lieto fine.

Un giorno accade l’incontro proprio li’ come se un angelo si fosse seduto accanto a me.

Era un professore universitario che si divertiva a leggere storie sull’antico egitto e dopo avermi osservata per un po’, mi chiese come mai divoravo con tanto piacere quel tipo di letture che in fondo non mi insegnavano niente. Noto’ subito che io non reagii alle sue domande.  In realta’ non avevo nessuna voglia di parlare con qualcuno ero li solo per “immergermi” in quelle fantasie d’amore che anch’io forse intuivo non sarebbero mai accadute.

Allora il professore si mise a raccontarmi la sua vita ed ad un certo punto tiro’ fuori il discorso della sicurezza. La sicurezza era la parola chiave di quel mio periodo incerto e cosi qualcosa risuono’ in me.

Come una bimba gli domandai “cosa significa essere sicuri?”

Il professore non rispose direttamente alla mia domanda, ribadi’ solo: “le donne cercano sicurezza”.

Ancora una volta mi sentii coinvolta e a quel punto reagii dichiarando apertamente che io cercavo sicurezza nell’amore. Da quel momento in poi nacque una bella amicizia tra me e il professore e regolarmente ci incontravamo in biblioteca e a bassa voce discutevamo sui problemi della vita.

L’incontro si rivelo’ di grande aiuto per me perche’ mi accorsi che stavo cercando l’amore nel posto sbagliato lo  stavo cercando nella “casa” della sicurezza. Il professore mi insegno’ che la sicurezza non da amore piuttosto e’ l’amore che da sicurezza. Dovevo cercare l’amore non nei romanzetti d’amore, ma dovevo trovarlo nella casa della liberta’ e della fiducia.

Lo dovevo cercare dentro di me!

Il ricordo piu’ bello che conservo di lui e’ una sua frase che ha ribaltato la mia vita in senso positivo. Mi disse “ricorda se ti senti amata non e’ perche’ qualcuno ti ama, ma solo perche’ tu senti amore dentro di te!”

A volte ci sono parole che entrano dentro e come “concime miracoloso” permettono di germogliare e dare nuovi frutti.

f9496008eaa4829a46f11cecd863368d