Il mio interesse, come e’ evidente dal titolo del blog e dal suo contenuto, e’ orientato verso il valore che ogni incontro acquista per me. Anche l’incontro piu’ comune, o semplice o inaspettato diventa nutrimento per le mie riflessioni e rappresenta un modo costruttivo di rimanere nel presente, sempre in attesa di un incontro che mi aiuti a farmi apprezzare la vita in tutte le sue sfumature. E cosi’ oggi parlero’ di come l’incontro con una “frase” mi abbia portato a certe considerazioni.
Stavo parlando con un mio amico del piu’ e del meno quando ad un certo punto lui mi racconta di aver visto un film piuttosto banale, ma nel quale una frase lo ha colpito particolarmente. In un primo momento non ho dato peso alla frase e, tanto meno al film, ben sapendo che abbiamo gusti diversi in fatto di filmografia. Poi d’improvviso ho voluto scrivermela per rifletterci sopra. E’ una frase particolare che non so il “ruolo” che ha giocato nel film e tanto meno le interpretazioni che poteva aver avuto nel film. Tuttavia mi ha ispirato e desidero condividerla con tutti Voi.
“Si lavora con quello che si ha non con quello che si desidera.”
E’ una frase che sento molto vicina a me e forse e’ questa la ragione perche’ mi ha inconsciamente colpito anche se io razionalmente sembra non voglia accettarla. Eppure con il senno del poi posso dire che in qualche modo mi appartiene.
Da giovane, come tutti i giovani, credevo nel futuro e nel poter realizzare, se non tutti, almeno la maggior parte dei miei sogni; fossero stati lavorativi, sentimentali, culturali, sociali. Credevo che tutto era possibile, magari con qualche modifica ma che avrei realizzato come dice la frase “con quello che si desidera”.
In realta’ piu’ crescevo e piu’ mi scontravo con una realta’ che non era quella che avevo sognato e questa realta’ andava piano piano a modificare tutte le mie aspettative. E cosi’ spesso il fallimento e lo sconforto prendevano il sopravvento. C’era una sorta di discrepanza tra gli studi che frequentavo e l’applicazione lavorativa. Tutta teoria e niente pratica e quando poi si entrava nel mondo del lavoro sembrava di essere dei bambini di prima elementare. Inoltre si scopriva presto che gli studi non servivano per le attivita’ lavorative non c’era uno studio per esempio universitario corrispondente ad una attivita’ lavorativa.
Ed ecco che torna qui la frase “si lavora con quello che si ha”.
Per superare la frustrazione di tanti anni di studio, che sembravano non essere serviti a nulla in termini lavorativi, e per uscire dalla condizione di succube della realta’, avevo deciso di usare cio’ che “avevo” e per “cio’ che avevo” intendo dire la realta’ che mi circondava: vivevo in Italia, vivevo in una citta’ non certo industriale e dovevo adattarmi a trovare quello che avevo intorno senza troppe idealizzazioni.
Metaforicamente non potevo desiderare di essere una principessa se intorno a me non c’erano castelli, cultura ed estrazione sociale tali da ambire di diventare principessa. Sarebbe stato assurdo realizzare questo sogno. Quindi dovevo lavorare su quello che avevo e quello che avevo era me stessa e tutto cio’ che mi circondava.
Ed ecco che mi torna di nuovo la frase:
“Si lavora con quello che si ha non con quello che si desidera.”
Potrebbe avere un’altra interpretazione?