Accadde alcuni anni fa. Nel pieno caos del lavoro ricevetti una telefonata privata. Mia cugina mi chiedeva se volevo andare a visitare la casa in collina ancora un’ ultima volta dato che la mia piu’ cara zia era salita al cielo gia’ da qualche anno. Mi disse che l’avrebbero messa in vendita il giorno successivo in quanto nessuno era interessato ad abitarci o ad affittarla. La notizia mi lascio’ conturbata. Presi il modulo ferie, lo compilai e, senza autorizzazione, lo lasciai sulla scrivania avvertendo che sarai stata fuori qualche giorno per una urgenza familiare.
Tornai a casa, riempii velocemente una borsa da viaggio con gli oggetti essenziali e partii con la macchina. Il viaggio non fu breve, ma sentivo il desiderio di rivedere ancora una volta la casa sulla collina dove avevo trascorso, sia da piccola che da adolescente, gran parte delle mie vacanze estive.
Arrivai in tarda serata e trascorsi la notte da mia cugina. La mattina ci incamminammo verso la casa. Era dall’eta’ di 17 anni che non tornavo piu’ nella casa sulla collina, e cosi il rivederla mi creo’ un grande turbamento. Sentii il cuore battere a mille e un senso di vuoto, di nullita’, di sgomento prese il sopravvento. Chiesi a mia cugina di voler visitare la casa da sola.
Entrai lentamente, un passo dopo l’altro, quasi come se fossi un fantasma che dovesse sfogliare un album di foto ingiallite. Era ancora una bella casa in pietra conservatasi in buone condizioni, le pareti interne avevano ancora il profumo della brace del camino, su uno scaffale c’era ancora il grande paiolo di rame per la polenta. Risentivo gli antichi odori del ragu’ di coniglio, della torta vanigliata, delle mandorle abbrustolite e carammellate. Vicino al tavolo c’era il solito portariviste che io da piccola andavo sempre a sbirciare. C’erano ancora le vecchie riviste “Grand Hotel” che da bambina usavo rubacchiare di nascosto per leggermi poi in privato le storie d’amore .
Mentre mi giravo nella cucina come uno spettro mi sembrava di rivedere mia zia ai fornelli con il suo consueto grembiule a quadretti rossi. Ora non c’era piu’ aveva raggiunto la bella eta’ di 96 anni e si era spenta come un fiammifero nella notte. Si era addormentata per sempre. Piansi ed uscii dalla casa.
Mi diressi verso il giardino accanto all’orto dove c’era la conigliera, ora vuota. La conigliera era il mio posto preferito. Adoravo i conigli e mi piaceva prenderli tra le braccia, giocare e dialogare con loro. Loro mi capivano e si facevano accarezzare da me.
Non molto lontano rividi il famoso pioppo sotto il quale ricevetti il primo bacio d’amore da un bel ragazzo di campagna. Mi avvicinai al pioppo e per un attimo rivissi le sensazioni di quel bacio e l’intimita’ di quei momenti magici che solo il primo amore puo’ regalare e che nemmeno il tempo puo’ cancellare. Mi commossi, lacrime calde solcarono il mio volto, il mio corpo, proteso verso il pioppo, tremo’ e mi sentii sospesa in una dimensione tra presente e passato, abbracciai forte il tronco e piansi.
Ancora come un ritornello mi chiedo oggi: “come sarebbe stata la mia vita in collina piuttosto che in citta’?…. ” Quale prezzo hanno le nostre scelte?
Mi ricordo montagne verdi, e le corse di una bambina,
con l’amico mio più sincero, un coniglio dal muso nero,
poi un giorno mi prese il treno, l’erba, il prato e quello che era mio,
scomparivano piano …piano ….