“Tutto quel che vedevo mi pareva perverso: una società in cui non si rispetta niente e nessuno, ma in cui tutti credono di essere liberi e di avere diritto a tutto, per finire soli e tristi.” ~Tiziano Terzani~
Sono appena tornata a casa, tolgo le scarpe e mi distendo sul divano. Sento addosso un senso di stanchezza e mi metto a dialogare con me stessa. Cerco di sentire cosa il mio corpo mi dice e mi accorgo che la stanchezza e’ solo la conseguenza di un altro sentimento che oggi ho avvertito con piu’ forza. Un sentimento a cui non cerco di dare importanza ma alla fine vedo che ha degli effetti fisici su di me: un senso di spossatezza. Ma quale e’ mi chiedo questo sentimento che mi coglie a volte all’improvviso e che non riesco ad incanalare?
Ripercorro passo passo, come se la mia giornata fosse un film, fin quando mi accorgo che questo sentimento e’ emerso proprio nel pomeriggio davanti alla cassiera del supermercato. Eccolo!! Dico a tra me e me. Come definire questa sensazione?
Immagini della mia mente si sovrappongono e torno indietro nel tempo e rivedo la Sig. ra Concetta. Ero una bimbetta sui cinque anni a quel tempo che spesso andava con la mamma nella panetteria della Sig.ra Concetta. Era un piccolo negozietto che sfornava pane fresco e vendeva a peso tante belle torte e ciambelle non industriali. Ogni volta che entravo in quel negozio mi sentivo a casa. La Sig.ra Concetta mi salutava sempre mostrandomi tanto affetto e mi offriva sempre un bel pezzetto di pizza bianca con tanto sale grosso. Era un piacere andare a fare la spesa nel suo negozio c’era sempre un chiacchiericcio di donne che la Sig.ra Concetta sapeva tenere sotto controllo. Ci si conosceva quasi tutte li’ nel quartiere come una grande famiglia ed io continuai a frequentare il negozio fin da ragazza. La Sig.ra Concetta era sempre allegra e ogni volta che mi vedeva entrare mi sorrideva e i suoi occhi neri si illuminavano. A volte si divertiva a raccontarmi episodi di quando ero piccola che cercavo di andare a curiosare dietro il bancone.
Poi maggiorenne trovai lavoro in un’altra citta’. Abitavo vicino ad un grande supermercato e poiche’ mi mancava la Sig.ra Concetta mi ero affezionata ad una delle cassiere. Lei era castana con i capelli ricci, piuttosto snella e molto timida eppure appena mi vedeva mi chiedeva come stavo e trovavamo sempre la possibilita’ di scambiare due chiacchiere e se possibile nella sua pausa ci prendevamo un caffe’ insieme.
Il supermercato era molto grande e c’erano una decina di casse che si alternavano a vicenda. Io pero’ andavo sempre dalla mia cassiera preferita. A quel tempo le cassiere avevano un posto fisso ed erano sempre le stesse anche nel passare degli anni. Piccoli cambiamenti o trasferimenti accadevano ma erano rari. Era bello andare nel supermercato per incontrare la “mia” cassiera.
Gli anni sono passati e anche le cose sono cambiate! Oggi al supermercato non si trova mai la stessa cassiera c’e’ un continuo turn-over come se quasi loro fossero dei piccoli robots senza identita’.
E oggi davanti alla cassa guardando la cassiera ho avvertito un senso di vuoto, un sentimento nostalgico, la mancanza di un rapporto umano. Lei non ha mai alzato gli occhi eseguiva il lavoro quasi automatizzata. Non un sorriso, non uno sguardo. Mi sono chiesta: “ma chi ho davanti a me? Dove era la mia Sig.ra Concetta?”.
Quel sentimento di vuoto, di quel constatare che pur nel reale diventa sempre piu’ difficile instaurare rapporti umani mi ha spaventato. Percepire la sensazione di non avere piu’ punti di riferimento. Credo che la vita non sia fatta solo di impegni, di doveri, di commissioni da fare, ma che il vero vivere sia quello di trovare il piacere di sorridere, di incontrare e parlare con gli altri, di relazionarsi, di trovare un contatto. Sono una persona che cerca sempre un contatto umano. A volte non mi rassegno all’idea che non si possa godere di quei piccoli attimi di vita che consisterebbero semplicemente nel sorriso aperto e sereno di una cassiera.