Un incontro… con Samuel!

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“Quando conosco la verita’, amo sentir raccontare “bugie” solo per capire fino a che punto la gente riesce ad essere falsa” (Anonimo)

Ogni giorno il bollettino delle restrizioni rasenta la follia e una delle ultime recenti comunicazioni e’ proprio quella di “non andare a sciare per rischio di contagio”.

Sorrido e penso a quando ero li’ invece, molti anni fa, su quel treno con la mia valigia carica di vestiti scelti uno per ogni occasione,  che poi finii di non indossarli mai tutti. Ero diretta verso una localita’ sciistica nel periodo natalizio e, benche’ io non sapessi sciare, ero andata per svagarmi qualche giorno interrompendo la routine lavorativa.

In questo piccolo hotel/chalet avrebbero organizzato delle serate danzanti e dei giochi natalizi per intrattenere i clienti. Ecco perche’ nella mia valigia non mancava nulla per ogni possibile situazione. L’albergo non contava molte camere tuttavia era affollato da ospiti prevalentemente stranieri.

Fu proprio li’ che in quei giorni di spumante, vino rosso e musica rock conobbi Samuel. Era un bell’uomo alto, biondo, dalla carnagione molto chiara con dei bellissimi occhi celesti. Si faceva chiamare Sam. Lo notai al tavolo all’ora di pranzo accompagnato da una bellissima donna anche lei bionda, capelli lunghi, snella e con un accento straniero. Lo fissai varie volte, ma solo perche’ ero incuriosita dall’indovinare da quale paese potesse provenire.

Ad un tratto il cameriere mi porto’ una fetta di torta al cioccolato e mi disse che me la stava offrendo il Signor Sam. Io rimasi molto sorpresa, ma ovviamente golosa come sono, accettai ricambiando lo sguardo con un sorriso.

Lo ritrovai la sera al bar, da solo, intento a bersi un caffe’ mentre io stavo ordinando un latte macchiato. Si avvicino’ e cominciammo a parlare. Era canadese ed era venuto in Italia per un tour tra le varie localita’ sciistiche.

Per farla breve  finimmo presto a letto e l’attrazione che provai per lui non fu soltanto fisica ma inconsciamente avvertii una sorta di rivalsa femminile che ne aumentava la trasgressione. “Un conto” mi dicevo tra me e me “e’ piacere ad un italiano con cui si condivide lo stesso tipo di mentalita’,  ma completamente diverso e’ l’essere piaciuta ad uno straniero”.

Tale idea eccitava i miei sensi e il mio ego femminile di essere scelta come donna pur avendo solo 25 anni anche da uomini di diversa nazionalita’.  Furono giorni sessualmente travolgenti ed elettrizzanti con Sam specie quando lui mi inebriava sussurandomi a bassa voce parole americane.

Tuttavia la presenza piuttosto frequente di quella donna con cui lui si accompagnava regolarmente mi insospettiva e mi incuriosiva fino a tal punto che gli chiesi in che relazione stava con quella donna bionda. La sua risposta fu: “E’ mia sorella!”

I giorni passarono in fretta e giunse il momento di salutarci. Ci ritrovammo per un aperitivo ed io stavo quasi per domandargli un numero di telefono  per rimanere in contatto quando sopraggiunse la donna bionda e nel presentarsi a me disse sono “Carol la moglie di Sam!”

Rimasi stupefatta, un senso di delusione prese il sopravvento, le parole non avevano piu’ un senso. Guardai Sam negli occhi, lo fissai a lungo, e poi mi limitai ad augurare ad ambedue  buon viaggio. Lasciai lo chalet da li’ a poco.

E ancora con gli occhi fissi dal finestrino del treno, che lasciava intravedere piccoli villaggi ancora imbiancati,  mi chiedevo se era giusto mentire per un briciolo di sesso.

Non rimpiangevo nulla, era stato bello per me e per lui, ma ancora mi domandavo: “Perche’ il “bello” era stato “bello” sull’inganno?”

 

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