Un incontro … con i crisantemi!

crisantemi2“Il sistema ci condiziona fin dalla nascita e opera su di noi come quel mendicante che taglia braccia e gambe ai figli per costringerli a chiedere meglio l’elemosina. Il sistema ci fa a pezzi per tenerci in pugno.”
Giorgio Gaber, in Guido Harari, Quando parla Gaber, 2011

Ero dalla fioraia per acquistare una pianta di ciclamino, uno dei miei fiori preferiti in questa stagione. Girando per il negozio sono stata colpita dalla bellezza dei crisantemi con i loro mille colori dal rosa, al giallo, al bianco.  Mi sono soffermata a guardarli e un senso di tristezza, di malinconia ha invaso il mio cuore. Vecchi ricordi sono venuti alla luce come se fossero avvenuti ieri.

Rivedo la bimbetta che tiene stretta la mano del suo papa’ mentre  si avvicina all’ingresso del Verano uno dei cimiteri piu’ famosi di Roma. Fuori del grande portone la bimbetta vede  tante bancherelle di fiori ma che ne vendono solo un tipo: i crisantemi. Lei e’ affascinata dalla meraviglia di quei mille petali e dai  loro colori vivaci e chiede al suo papa’  perche’ ci sono solo i crisantemi? La risposta e’ raccapricciante: perche’  sono i fiori per i morti. La bimbetta al momento non realizza il vero significato,  tuttavia quelle parole le entrano dentro profondamente lasciandole un condizionante segno indelebile.

Perche’ i fiori per i morti sono solo i crisantemi chiede la bimbetta  con curiosita’? Perche’ sono i fiori che fioriscono a novembre. Non le sembra una buona spiegazione ma la prende per vera; una tale verita’ che condizionera’ la bimbetta per tutta la vita.

In effetti ancora oggi, non sono in grado di acquistare crisantemi nonostante mi piacciano per la ricchezza di petali.

Rivedo la bimbetta che porta un mazzo di crisantemi bianchi mentre varca la soglia del cimitero. Le hanno detto che e’ il giardino dei morti, lei lo guarda con serenita’ anche se tutto intorno le appare desolante, una valle di lacrime. La sensazione che avverte nel vedere i volti della gente la intristisce e le lascia un senso di sgomento.  La bimbetta cerca allora i morti  per vederne i loro visi di cui ne vede pero’ solo foto sbiadite.  Chiede al suo papa’ dove sono i morti? Lui le risponde che  sono li in quelle bare, in quelle celle.

Lei si avvicina, con il nasino all’insu’  cerca di vedere qualcosa poi sorride come si avesse intuito una sua verita’.  Si rivolge al papa’ e con la semplicita’ di un animo puro dice: papa’ i morti non stanno li, papa’ non ci sono morti li!!!!

Loro stanno in cielo sono diventati tutti stelle, lo vedi quante stelle ci sono la notte che illuminano il cielo? Il papa’ la guarda e le accarezza il viso.

La bimbetta non aveva mai dimenticato la favola che la nonna le aveva sempre raccontato che le stelle sono le anime dei nostri nonni e bisnonni che da generazioni e generazioni sono li per proteggerci quando la notte noi bambini  facciamo sogni brutti.

Quella bimbetta oggi non c’e’ piu’ e’ diventata donna ma ancora legata al timore di comprare un vaso di crisantemi. La verita’ e’ che si cresce, ma mai abbastanza per liberarci  da tutti quei condizionamenti infantili anche se privi di fondamento.

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Un incontro … con i crisantemi!ultima modifica: 2021-11-13T13:03:00+01:00da acquasalata111

40 pensieri riguardo “Un incontro … con i crisantemi!”

  1. Se dovessimo rimanere nell’ambito di quanto raccontato credo che la risposta la fornisce già la relazione, ovvero la memoria si porta con sè gli “insegnamenti” ricevuti nell’età infantile. Se invece vogliamo approfondire il tema e svilupparlo in un ambito più ampio, dobbiamo ricorrere già alla filosofia greca quando si erano affermate due correnti di pensiero, alla nascita il cervello è una “tabula rasa” che non ha nulla e verrà alimentato dalle esperienze che la vita proporrà, oppure il cervello non è vuoto ma ci sono già degli elementi trasmessi dai genitori al bimbo appena nato. Questa diatriba si è sviluppata e ampiamente dibattuta nel corso dei secoli e ancora nel 1500 immanentisti e razionalisti discutevano sul tema sicuramente molto complesso. Ma senza coinvolgere il pensiero filosofico è opportuno rimanere in ambiti più limitati e partire dall’ambiente familiare. Questo influenzava sicuramente in qualche modo il bambino. Certamente negli atteggiamenti, nei pensieri e nell’approccio ad affrontare i vari problemi, facendo ricorso a quanto i genitori avevano loro insegnato. Non bisogna però non dimenticare una importante premessa. Anni fa il bambino viveva prevalentemente nell’ambito familiare o in circoli ristretti, se per circoli si intendono il quartiere, il cortile, la strada prospiciente la casa. Quindi l’IMPRINTING della famiglia e del circolo ristretto influenzavano molto la formazione della mentalità del ragazzo. Oggi le agenzie informative, non ho usato il termine formative, sono molte di più. I ragazzi frequentano la comunità, ambienti più ampi e più numerosi, la televisione trasmette in formazioni e bombarda con la pubblicità, internet è una porta aperta sul mondo e quindi fornisce informazioni che stimolano la mente e la fantasia e influenzano l’atteggiamento dei ragazzi.
    Del substrato culturale dei genitori e della famiglia rimane molto poco. Anzi, molto spesso. gli insegnamenti dei genitori diventano un acceso contradittorio che ha perso gli elementi distintivi che in passato assomigliavano di più ad un sereno confronto. Il ruolo del genitore, eterno apprendista nello svolgere il suo ruolo, si trova sempre di più in difficoltà di fronte ad una realtà sempre più complessa, in rapido cambiamento e sottoposta a innumerevoli sollecitazioni.
    Allora per quanto riguarda i genitori non si tratta più, come in passato, di fornire ai propri ragazzi delle informazioni, ma bisogna modificare il proprio atteggiamento. Bisogna aiutare i ragazzi non ad acquisire qualsiasi informazione, ma sviluppare la capacità di individuarla, comprenderla, elaborarla e infine maturare le proprie conclusioni.
    Ovvero non immagazzinare informazioni come se il cervello fosse un qualsiasi recipiente da riempire, ma saper selezionare le informazioni e interiorizzare quelle che secondo il metodo dell’analisi diventa compatibile con il proprio IO. Ma non l’IO asettico o impersonale, ma quello che “in nuce” mantiene ancora tutto quanto appreso all’interno della famiglia, ovvero i valori etici, i principi inalienabili propri della vita, dei ruoli e dei rapporti, che sono alla base di qualsiasi disamina, per divenire nel tempo parte di sè e valido patrimonio della propria esistenza.

    1. Carissimo Diego ho apprezzato molto le tue molteplici considerazioni e su una, in particolare, mi riconosco. Sono cresciuta in un ambiente familiare molto circoscritto mamma papa’ nonni e sono stati loro i miei esempi nei primi anni di vita. Poi si sono andata a scuola e ho trovato difficolta’ ad inserirmi e sentirmi parte di una comunita’. Cosi ancora una volta la mia famiglia rappresentava il mio punto di riferimento la mia ancora di salvezza. Ovviamente tutto questo comportava che assimilavo la loro filosofia di vita, i loro principi e naturalmente anche i loro condizionamenti. Crescere e’ significato limare tutto cio’ che di superfluo io avvertivo ma e’ stato un processo lungo e drammatico. Dici bene oggi i ragazzi hanno piu’ opportunita’ di confrontarsi con gli altri e la famiglia spesso per loro e’ piu’ di intralcio che di esempio. Tu dai dei buoni suggerimenti come affrontare la nuova generazione. Io ho i figli grandi ormai e vivono di vita propria per cui non posso piu’ applicare i buoni consigli ma di sicuro sono di esempio per i giovani genitori. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come il ciclamino rosso.

  2. Siamo “animali” sociali e per questo ci nutriamo di quelle regole più o meno giuste che tale sistema genera. Siamo tanto individualità che cercano, attraverso la condivisione e la solidarietà, la fuga da una solitudine esistenziale che ci insegue dalla nascita. Crescendo queste regole perdono di efficacia se il nostro carattere è abbastanza forte da tramutarle in “consigli” o dictat se ci piace rimanere in quella comfort zone – come dicono quelli bravi – che ci evita di pensare e decidere con i nostri neuroni, le nostre esperienze e ciò che siamo intimamente. Nulla vieta di essere anche un compromesso delle due cose ma di solito si pende o da una parte o dall’altra. Per tornare ai crisantemi, essi sono una convenzione sociale a cui si aderisce ma nessuno ci impedisce di mettere su quelle tombe rose, gerani, fiori di loto. Il simbolo rimane “attaccato” a ciò che in esso vogliamo vederci: una convezione oppure una discrasia da essa. Personalmente preferisco portare piante vive che fiori recisi che appassiscono dopo qualche settimana. Come vedi ognuno di noi ha la sua visione delle cose, del mondo e della socialità in cui siamo immersi da tenera età con i : questo è giusto e questo è sbagliato; questo si può fare e questo no. Crescendo siamo noi a dover scegliere cosa sia più importante per farci vivere serenamente e nel pieno rispetto di ciò che siamo diventati. Non c’è una risposta giust o una sbagliata ma la nostra risposta. Ed è quella che, con coerenza, dovremo portare avanti fino a quando non avremo più bisogno di scegliere!

    1. Carissimo Pietro condivido pienamente le tue osservazioni siamo condizionati, ma cresciamo, possiamo scegliere come dici se rimanere nella “comfort zone” o andare oltre. A me non piace la “comfort zone” la trovo limitante, soffocante per il mio IO tuttavia a volte non so come uscirne e per questo attraverso il mio blog cerco l’esperienza altrui per avere nuove aperture e nuove possibilita’ di crescita. Anche tu mi fai riflettere e mi sottolinei “Per tornare ai crisantemi, essi sono una convenzione sociale a cui si aderisce ma nessuno ci impedisce di mettere su quelle tombe rose, gerani, fiori di loto. Il simbolo rimane “attaccato” a ciò che in esso vogliamo vederci..” che tutto dipende da me da cio’ che attribuisco ai crisantemi. Hai ragione io ci vedo ricordi passati e forse anche la figura di mio padre che oggi non c’e’ piu’ e forse e’ questo che mi fa star male. Dovrei vedere la cosa sotto un altro punto di vista, magari a testa in giu’… ma non la trovo. Comunque non mi voglio mettere fretta do tempo al tempo e vedrai che riusciro’ a superare questa fase dei “crisantemi” fiori che davvero meritano di essere messi sulla tavola. Inoltre in altre culture hanno un significato totalmente positivo e di auspicio. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come la rosa bianca di Natale.

  3. Ciao tesoro. La mia infazia, (cresciuta con i nonni in un paese di campagna) è piena di condizionamenti.
    Parliamo dei fiori che è meglio. Non amo il crisantemo di già per mio conto, ma probabilmente tutto risale a quando scoprii che dai morti c’erano per le feste quasi solo crisantemi.
    Provo angoscia ogni qualvolta che devo entrare in cimitero, mi si chiude la gola, e prego i miei cari, che mi diano forza per andare da loro. Papà non amava i crisantemi, e lui ha sulla tomba bellissime rose rosse. Un abbraccio e buona serata.

    1. Carissima mia dolce Amica anche io mi rivedo un po in te una bimbetta che sorride tra nonni e genitori e felice di stare con loro. Sembra dunque che la generazione dei nostri genitori credesse nei crisantemi come i fiori adatti ai morti. Io non ho nulla contro i crisantemi se sono stati scelti per i morti ma quello che non riesco a sopportare sono le “etichette” perche’ proprio e solo i crisantemi??? Vedi come dici tu stessa il tuo papa’ ha bellissime rose rosse. Il mio spirito ribelle contro le “etichette” non mi abbandona mai. Credo che il regalo piu’ bello su una tomba siano i fiori, fiori in vaso, in mazzo o coltivati vicino alla tomba ma qualsiasi fiore va bene non deve essere il crisantemo. Capisco il tuo dolore entrando in un cimitero eppure io non sento dolore io credo che anche i morti abbiano diritto ad una “casa” e la loro e’ in un bel giardino. Poi certo e’ discutibile se i morti abbiano davvero bisogno di una casa o non siano gia’ anime libere che volano nelle galassie piu’ profonde. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una camelia rosa.

  4. Da qualche anno a questa parte ho riservato un angolo del mio terrazzino ad una pianta di crisantemi. Fiori di un giallo intenso sul fogliame verde, una pianta rigogliosa in contrasto con il periodo decadente dell’autunno, in cui si coltiva il culto dei morti. L’ho messa lì un giorno in cui andai al cimitero con l’intento di “visitare” i miei morti, ma dovetti per l’ennesima volta difendermi dall’assalto degli ambulanti venditori dei “fiori dei morti”, in un contesto di urla, di spintoni, di caos di auto e moto, l’esatta antitesi del religioso silenzio che dovrebbe costituzionalmente regnare in quel luogo. Ora, ogni volta che ne sento il bisogno, posso “visitare” i miei morti in quell’angolo del mio terrazzino, e pensare a loro ammirando la vitalità di quei petali gialli così pieni e “fuffosi” come li definisce la mia nipotina. Già, questi sono i momenti in cui le generazioni si incontrano, da una parte nella rappresentazione dei ricordi di chi non c’è più, dall’altra nella esplosiva vitalità di chi ci sopravviverà. Sono i momenti in cui più appare evidente il contrasto tra le forme mentali dei nostri avi e quelle in via di maturazione di chi può e deve parlare in termini di futuro. Sono i momenti in cui ci sentiamo portati a perdonare coloro che non hanno saputo formarci secondo i nostri desideri attuali, ma anche momenti in cui riflettiamo se anche noi non stiamo commettendo gli stessi errori pensando di aver ragione rispetto al modo di pensare e di essere dei nostri figli e nipoti. Poi, il momento della riflessione legato al periodo del culto dei morti ritorna nel nostro inconscio, e riprendiamo da una parte a fare i conti con le recriminazioni sul passato e su tutto ciò che oggi ci impedisce di vivere come vorremmo, e dall’altra a continuare a criticare ciò che le nuove generazioni fanno (o non fanno). Ma si sa, questo è il normale evolversi della vita di noi esseri umani.

  5. Mio carissimo Amico sono davvero impressionata dal tuo esempio ed e’ come se tu mi avessi regalato la chiave di interpretazione che stavo cercando per uscire dalle mie “limitatezze” . Ed ecco il tuo suggerimento hai creato un angolo tutto tuo dove tu ricordi i tuoi cari attraverso la pianta del crisantemo. Mi hai fatto vedere la cosa da un nuovo punto di vista e trovo che mi si adatta a pennello. Oh mi hai dato la carica e l’entusiasmo di superare quell’ostacolo che mi bloccava. Andro’ a comprare una pianta di crisantemo e magari la compro rosa e la metto nell’angolo delle fontane dove li avro’ modo di meditare sui miei cari e al tempo stesso godermi senza preconcetti la bellezza del crisantemo. Ho apprezzato molto il tuo esempio quando scrivi: “Già, questi sono i momenti in cui le generazioni si incontrano, da una parte nella rappresentazione dei ricordi di chi non c’è più, dall’altra nella esplosiva vitalità di chi ci sopravviverà.”. E’ infatti anche un esempio per le generazioni future. L’idea di comprare una pianta di crisantemo per onorare nella mia casa i cari che sono partiti per un lungo viaggio mi da tanto conforto e gioia perche’ posso vivere la mia intimita’ con me stessa. Sei stato geniale mio carissimo Amico e il tuo contributo mi ha permesso di crescere di livello e mi sento gia’ una donna che ha salito un gradino in piu’ nella sua ascesa di trovare se stessa. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come il giacinto fucsia.

  6. Messaggio inviato come commento da Solealpino a seguito della lettura del post:

    “Buonasera Chiara, dopo aver letto il tuo ultimo blog, devo dire che sicuramente siamo condizionati da quello che abbiamo visto e vissuto nella nostra infanzia…. Ma poi con il crescere sviluppiamo la nostra curiosità di vedere il mondo e le cose, poi con il tempo crei una tua personalità e modo di vedere le cose e allora desideri decidere cosa fare per rendere migliore la tua vita e allora la nostra infanzia ci regala momenti di vita che porterà un bagaglio di esperienza che ci aiuta a maturare il nostro carattere e modo di vivere facendo scelte a volte anche totalmente diverse da come siamo nati e cresciuti essendo adulti decidiamo con la nostra testa e il nostro cuore nel bene e nel male, un caro saluto Fernando by solealpino

  7. Carissimo Fernando ti ringrazio molto per le considerazioni a cui mi fai riflettere. Hai ragione cresciamo e facciamo le nostre scelte di vita con il cuore e con la testa. Tuttavia qualche volta mi capita di essere bloccata nelle scelte proprio per condizionamenti infantili e mi sembra che non ci sia via di uscita. Eppure con l’aiuto del tuo e degli altri commenti riesco a trovare soluzioni e idee che io non avrei mai considerato. Trovo questo scambio tra me e te e voi benefico e un grande arricchimento personale ma anche uno strumento per tutti coloro che entrano qui e hanno il tempo di leggere i commenti. Sono infatti i commenti i tuoi e i vostri i veri protagonisti del mio blog che segue un percorso di liberazione e di crescita. Non sono piu’ la donna di qualche anno fa ma questo lo devo anche a te e a tutti voi che mi seguite con interesse e tanta pazienza! Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una margherita gialla.

  8. È vero I crisantemi sono considerati “i fiori dei morti” perché si vendono a novembre e si portano sulle tombe quasi come se fosse un rito ma si vendono anche, se non in abbondanza come i crisantemi, anche altri fiori. E anche vero che trasmettono un senso di tristezza perché vengono posate su tombe e ti retti e lasciati a seccare alla stregua di altri fiori. La bimba ha, anzi aveva ragione nell’affermare che lì i defunti non ci sono perché noi grandi lo sappiamo, e lo sa anche lei ora, ma come bimba ha ricordato quello detto le dalla nonna e che vedeva in realtà visivame te in cielo. Bene per quanto riguarda la tristezza è un problema o opinione di noi che vediamo e evidenziamo il distacco e la differenza tra vivi e morti mentre in Giappone viene visto come gioia come festa perché i nostri cari non sono fisicamente con noi ma quel gesto è gioia perché è una dimostrazione, un atto, che sta a significare che loro non ci sono ma noi noi li abbiamo dimenticati e noi le stelle non le vediamo in cielo ma sulla terra.
    Io sono di origine pugliese pur stando su e seguo ogni anno la tradizione, che mi piacerebbe che altri la copiassero anziché criticarla, come ho avuto modo di discutere. Bene noi la sera dell’1 novembre, prima di andare a letto stendiamo la tovaglietta, mettiamo tovagliolo e posate, coltello e forchetta, un bicchiere pieno di acqua e la relativa bottiglia, un peso di pane e una fettina nel piatto. Il motivo? Perchè la notte vengono le anime a trovarci e noi facciamo trovare il cibo in segno di benvenuti così sappiamo che loro sono felici di essere venuti e di stare insieme. Un modo di comportarci come quando viene un ospite che cacciamo le paste o la torta. Quella bimba non ha fatto altro che, pur essendo triste, dentro era felice perché noi ci siamo ricordati delle povere anime eoro dal cielo splendeva o dicendo Grazie.

    1. Carissimo Cristian sono molto felice di questa bella condivisione e della tradizione pugliese che mi hai regalato. “Bene noi la sera dell’1 novembre, prima di andare a letto stendiamo la tovaglietta, mettiamo tovagliolo e posate, coltello e forchetta, un bicchiere pieno di acqua e la relativa bottiglia, un peso di pane e una fettina nel piatto. ” Molto interessante e poi io adoro tutte le tradizioni che spesso vanno perdute eppure hanno un qualcosa di semplice e familiare che ci riporta alle nostre origini. E una tradizione anche positiva che vive la ricorrenza con gioia e serenita’ come cosi dovrebbe essere. Essere tristi in tali circostanze significa non accettare la condizione umana di esseri mortali e vedere negativamente la morte. La morte ci attende tutti ma e’ solo un passaggio forse un sollievo da una vita che magari e’ stata faticosa sofferta e l’andare in una altra dimensione puo’ essere una liberazione. La sofferenza e’ per chi rimane ma sappiamo che la vita continua con o senza noi. Ti ringrazio per questo scambio di idee e di tradizioni mi piacerebbe conoscerne altre del tuo paese. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una margherita bianca.

  9. Non amo novembre con i crisantemi, rifuggo il marmo annerito dentro i cimiteri,
    I miei cari sono parte della mia sostanza, a loro vanno i miei pensieri, ogni notte, prima di dormire, per questo non commenterò, semplicemente lascerò una mia fantasia….

    Questa notte ho fatto un sogno direi… particolare. Mentre mi cullavo nell’irreale mondo della fantasia, dove non esiste spazio per la quotidianità e cade ogni maschera indossata nella realtà, mi rtrovai in quella dimensione in cui gli incubi diventano sostanza nel buio circoscritto dalla stanza. Idillio od incubo che fosse, ne fui ammaliato, e mentre mi lasciavo trasportare da irreali meraviglie il corpo perdeva la propria materialità fluttuando nell’aria: angelo senza ali. Rividi volti noti ed ignoti, silenziosi e sorridenti immersi in una celestiale melodia di cui l’aria stessa era la fonte. Mentre mi lasciavo cullare dal sogno, la sgradevole sensazione  di mille occhi fissi sulla schiena incrinava quella scena serena. Mi guardavo intorno senza scorger nulla fintanto che intravidi, dietro le spalle, nere propaggini ondeggianti. Mi girai di scatto: tenebra e buio, ne venni catturato. Mi si parò dinanzi un essere deforme, fusione di corpi e membra brulicanti. Branco di lupi attenti, circospetti, pronti a sbranare il petto e strappare tutti i sentimenti, non la carne, di cui non eran ghiotti.

    Mi sdoppiai d’incanto dalla scena e mentre mi guardavo sul confine tra la pazzia più nera e l’elegia splendente, vidi la bestia distesa nell’agguato contrarre le membra, pronta all’assalto. Dall’altra parte, l’ignaro mondo immerso in luce rosa danzava leggiadro al suono della melodia, in attesa di una nuova alba radiosa. Io, immobile nel mezzo della scena, guardai il  caos che trasfigurò; apparve un volto del mio passato, da allora mai più sognato. Guardai la figura nota, tempie brizzolate, volto sorridente: genitore amato, perso ancor fanciullo, tornato al mio presente.

    Gli caddi tra le braccia, piangendo, come feci allora. Gustai quella scena fin che tutto svanì, sfumando nell’aurora.

    1. Carissimo Amico il tuo commento ha toccato la mia anima. Il tuo sogno tra reale e surreale tra presente e passato tra colori rosa e nero tra lupi e melodia mi ha incantato. E il finale del tuo sogno mi e’ piaciuto moltissimo. Spesso i sogni finiscono cosi nel cadere nelle braccia di qualcuno che si amato tanto inteso come rifugio come ritorno a casa come focolare che riscalda il nostro cuore. Condivido la tua opinione che i nostri cari che ci hanno lasciato sono dentro il nostro cuore e nessuno puo’ portarceli via. Ma non solo sono dentro i nostri cuori ma sono anche presenti giornalmente e ci seguono da lontano e su questo non ho dubbi. Grazie per il tuo intervento caratteristico del tuo modo di essere ma che io apprezzo molto. Tra le righe mi dai sempre modo di riflettere. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una calla bianca.

  10. La tua bella riflessione sui condizionamenti infantili mi fa pensare a quante cose diciamo ai bambini che poi rimangono profondamente al loro interno. I crisantemi, bellissimi fiori, sono stati associati nella nostra cultura al culto dei morti, così profondamente tanto da condizionarci e quasi scartarli quando parliamo di fiori da mettere nei nostri giardini. È vero che il loro fiorire nel periodo tipico legato alla cultura dei morti li ha “inevitabilmente” legati a certe tradizioni, ma poi sta a noi cercare di apprezzarli per quello che sono, cioè solo bei fiori! Ma del resto diamo a tutti i fiori, o per lo meno a molti di essi, un valore simbolico ben radicato: per esempio le rose, in particolare quelle rosse, sono legate, nella nostra cultura, all’amore e sarebbe difficile per un uomo, regalare delle rose rosse ad una donna senza aspettarsi che pensi certe cose.
    Insomma è naturale che certi oggetti abbiamo una veste simbolica e che sia difficile allontanarsi da essa. Ma poi c’è la nostra infanzia con tutto quello che ci portiamo ancora dentro di quel periodo: le idee, l’educazione, le abitudini e tutto il resto. Certe abitudini o certe idee è difficile cambiarle perché ci hanno toccato nel profondo, nell’immaginario del bambino che abbiamo ancora dentro. E forse ce le teniamo dentro proprio perché vogliamo, in un angolino del nostro cuore, rimanere attaccati a quel bambino che ancora vive dentro di noi…

    1. Carissimo Amico grazie per il bel commento che condivido appieno ed in particolare riguardo al fatto che ogni fiore ha acquisito nel tempo una simbologia e svincolarci da essa non e’ facile. Pensa se una donna innamorata riceve un mazzo di crisantemi… seguendo il tuo esempio delle rose rosse posso solo immaginare quella donna come si senta nel ricevere i crisantemi. Hai ragione caro Amico che noi “funzioniamo” con un linguaggio codificato e standardizzato. E cosi anche io mi sento vincolata ai crisantemi come fiore per i morti. Ma si puo’ imparare a capovolgere la situazione e vedere i crisantemi come i fiori preferiti dai morti i quali desiderano proprio quelli. Inoltre dici bene tu che si rimane vincolati anche ad emozioni infantili e ricordi che hanno segnato la nostra vita e cosi l’associazione del fiore diventa ancora piu’ pregnante. Grazie per avermi dedicato il tuo tempo! Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una ortensia blu.

  11. Ricordo solo un fruscio indistinto che si leva
    nella città dei morti, tra i viali odorosi di resine e viole di vario colore….oltre i crisantemi.
    Nel giorno dei defunti…è la festa dei vivi….
    a rallegrare il silenzio delle croci
    di parenti , amici , conoscenti e sconosciuti in attesa d’un fiore.
    Nei discorsi sommessi dei vivi scintille di ricordi….
    nomi amati per sempre , memorie di dolori soffocati dal tempo
    e pianti disperati per troppo recenti abbandoni
    nel giorno dell’illusione di festeggiare i morti.
    So solo una cosa….che coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dov’erano, ma sono ovunque noi siamo.
    Una dolce serata Chiara….un abbraccio !

    1. Carissimo Andrea che delizioso messaggio quasi una poesia descrittiva e celebrativa dei defunti. Una poesia serena che vive la festa con armonia e pace dell’anima. Io non credo che novembre sia il mese per festeggiare i morti piuttosto per ricordarci di loro presi da una vita che ci rincorre e non ci tempo per pensare per riflettere. Il mese di novembre e’ una ricorrenza per fermarci un po e ritrovare quel filo invisibile che ci lega a coloro che vivono in una altra dimensione. Loro sono sempre tra noi siamo noi che ci dimentichiamo di loro. Mi piace quando scrivi loro sono ovunque noi siamo. E cosi sia! Io ci credo fermamente. Grazie per la promessa mantenuta! Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come il gelsomino bianco.

          1. Chi trova un tesoro trova un amico…..e dopo Novembre mese di Tutti i Santi viene Dicembre….mese della nascita del bambino Gesù…. quindi….ti auguro un felice e armonioso Natale Chiara….un abbraccio

  12. Concordo pienamente con te, ci sono accadimenti della nostra infanzia che ci condizionano per tutta l’esistenza, nel bene e nel male.
    Penso che i più persistenti ed influenti siano quelli legati a forti emozioni provate in quei momenti. E penso anche che abbiano un ruolo importante visto che non li dimentichiamo per tutta la vita.
    Un abbraccio.

    1. Carissimo Amico come hai ragione! Credo anche io che certe emozioni non si dimenticano piu’ rimangono impresse dentro di noi per sempre. Episodi di vita con i familiari con i propri compagni di vita rimarrano eterni nel nostro cuore. Grazie di esserci sempre. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come il geranio rosso.

  13. Il riaffiorare di questo lontano ricordo infantile, rivisto con mente adulta, apre il campo ad alcune considerazioni. Oggi vedi un bel fiore dai colori vivaci, ma l’infanzia ti ha insegnato che è il fiore dei morti. Una cognizione indotta, mai elaborata. A questo punto, però, ci sono due risposte possibili a tale evento: una individuale, personale, ed una collettiva, sociale. Mi spiego. Come individuo, come singola persona, puoi decidere che nulla importa che sia il fiore dei morti. Ti piace e puoi decidere di riempire la tua casa con i suoi vivaci colori. Come essere sociale, appartenente ad una comunità di individui, sei consapevole che se nella stessa tua casa organizzassi un pranzo con tante persone e adornassi la tavola con i crisantemi, molti si defilerebbero con gesti poco ortodossi o, quanto meno, declinerebbero un secondo invito. Questo tuo post è una perfetta metafora per una considerazione molto profonda. Sappiamo veramente quanto condizionamenti infantili abbiamo rielaborato da adulti, prendendo, poi, una consapevole posizione rispetto ad essi? Una volta presa quella posizione, l’abbiamo mantenuta solo come individui o anche nella (o a dispetto della) collettività? La morale, tanti “valori” provenienti dall’educazione ricevuta, dalla religione cui siamo stati accostati, nostro malgrado, li abbiamo assorbiti e fatti nostri passivamente e inconsapevolmente. Però attenzione! Rielaborare, diventare consapevoli, scegliere, implica, poi, avere il coraggio di agire sempre e comunque secondo i propri, personali, talvolta nuovi princìpi, sapendo di correre il rischio di essere controcorrente e di essere emarginati. Ce ne sarebbe da dire, ancora, su questo tema! Ma, intanto, goditi i crisantemi nel modo in cui più ti piace, libera dalle convenzioni.

    1. Carissimo Amico davvero interessante la tua osservazione tra la contrapposizione del pensiero o dell’agire personale e la vita sociale e standardizzata secondo valori o simboli radicatisi nel tempo. Sono pienamente d’accordo con te che con degli ospiti una tavola imbandita per festeggiare un anniversario un mazzo di crisantemi non si addice anche se e’ uno dei fiori miei preferiti. Io sono per le scelte personali a scapito di tutto, non mi piace seguire le etichette o subire condizionamenti che non appartengono alla mia natura. Cosi di solito agisco a modo mio e anche adesso sono qui per liberarmi dal vincolo dei crisantemi come fiore esclusivamente dedicato ai morti. Tuttavia come osservi tu questo mio comportamento “personale” potrebbe entrare in disaccordo con la societa’. E allora come fare? io cerco allora di circondarmi di persone che hanno menti aperte flessibili non bigotte non restrittive. Menti audaci che possono, se non capire, accettare i miei comportamenti come io accetto i loro pur ammesso che stravaganti siano. Insomma mi scelgo io la societa’ che mi fa essere me stessa poi certo in determinati settori o ambienti seguo l’etichetta ma sono ambienti a cui mi trovo costretta e appena posso scappo. Non e’ facile mantenere la coerenza quando entrando in un ambiente ti e’ concesso solo se rispetti le regole imposte dalla casa. Per cui sta a me decidere di entrare o girare al largo. La vita non e’ facile cosi ma io non posso rinunciare a chi sono. Grazie per le belle considerazioni a cui mi hai fatto riflettere. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come la primula gialla.

  14. Dal greco chrysòs «oro» e ànthemon «fiore», il crisantemo è il “fiore d’oro”. Non esiste un motivo particolare per cui questo fiore sia paragonato e affiancato da sempre al culto dei morti, ma la spiegazione è semplice: il crisantemo fiorisce esattamente nei primi di novembre, proprio in concomitanza con i giorni del mese dedicati al ricordo dei cari che abbiamo perso. Questa correlazione non esiste affatto nelle altre culture, dove il crisantemo acquista un significato completamente diverso e opposto a quello cattolico. In Giappone, per esempio, il crisantemo è il fiore nazionale e non a caso viene raffigurato nei dipinti o, addirittura, nominato in opere letterarie. Più in generale, in oriente i crisantemi vengono regalati in occasione di matrimoni e compleanni. Nel Regno Unito, inoltre, è un gradito regalo per celebrare una nascita, dunque simboleggia gioia e positività. Mentre in Australia è il fiore tipico della festa della mamma.
    Non è opinabile la nostra tradizione, tutta italiana, di collegare il crisantemo con la commemorazione dei morti; piuttosto, invece che considerarlo un simbolo di lutto e di tristezza, dovremmo pensarlo come un omaggio della natura: il fiore d’oro, emblema dell’amore che non sfiorisce mai, neppure dopo la morte.

  15. Carissimo Amico grazie per questa ampia “veduta” del crisantemo. Ecco questa idea universale del crisantemo apre nuovi orizzonti nuove prospettive. Mi piace confrontarmi con menti aperte che riescono a vedere e ad andare oltre il piccolo circoscritto mondo italiano. Mi piace come i Giapponesi considerano i crisantemi come gli Australiani ne fanno il fiore della mamma e a dire il vero quasi piu’ bello della classica rosa. O come in Oriente viene usato per matrimoni ed addobbi celebrativi. Insomma poter spaziare in culture diverse ed apprezzarne il loro valore da un nuovo significato al crisantemo stesso. E grazie a questa visione universale mi accorgo che sto dando un valore diverso al crisantemo e sono sicura che sara’ sempre omaggio alle anime che sono partite ma sara’ anche una pianta che gioiosamente mettero’ in casa. Grazie per le informazioni interessanti. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una orchidea rosa.

  16. Ciao carissima…
    Ti lascio solo questo mio scritto…
    perché una delle stella lassù che brilla è mia madre…

    A mia madre

    Ti vorrei ancora qui,
    come se quel momento
    non fosse mai arrivato
    E il pensiero
    che ho ancora di te,
    mi stringe il cuore
    nel non poterti sentire,
    toccare
    e parlare…

    Un abbraccio e un sorriso
    Silente_anima

    1. Carissimo Amico mi hai tanto commosso. Oh come hai ragione!!! tutte le mamme e tutti i nostri cari sono li in quel cielo e tutte le sere lo decorano con luci luminose loro sono stelle che di giorno non vediamo ma loro sono sempre li e al tempo stesso tra noi. Questo che ti sto dicendo non sono solo parole, caro amico ma sono esperienze. Io la mia mamma non la posso piu’ vedere ma sento che mi sta piu’ vicina di quanto mi stava in vita. Vivevamo separate lei in una citta’ io in un’altra e tante volte era difficile vederci. Ora la sento di piu’ ed e’ sempre presente per un consiglio per un errore so che lei sta li vicino a me e la sera quando vado a letto lei illumina la mia notte e veglia su di me. Grazie per aver condiviso una tua esperienza mi ha fatto molto piacere! Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come una ninfa rosa.

  17. Carissima amica mia, devo dire che questo tuo post mi cattura nella mia memoria e mi riporta indietro con i miei ricordi di quando anch’io come tutti o quasi i bimbi della mia generazione per tenerci buoni ci venivano raccontati di individui malvagi tipo “l’uomo con gli occhi rossi” oppure “la Mamma Rebecca” che andavano in giro appena faceva buio e portavano via i bambini che trovavano ancora fuori casa. Me li ricordo bene perché ci credevo e mi intimorivano molto e condizionavano il mio modo di essere e di comportarmi ogni qualvolta all’imbrunire vedevo qualche tipo che a me sembrava strano aggirarsi per i fatti suoi per le strade di quartiere.
    Chissà come sarebbe cambiata o se fosse cambiata oggi la mia vita se non fossi stato influenzato dai racconti dei grandi, un enigma che non scoprirò mai e in fondo se sono quello che sono adesso, in parte è anche merito di questo… E tutto sommato, per quel che mi riguarda, posso dire che va bene così…
    Un abbraccio….tenebroso

    1. Carissimo Ernesto grazie per aver condiviso con me una tua esperienza personale. Immagino la paura di un bambino quando il giorno oscurava e le prime ombre apparivano. Io devo dire che non ho vissuto grandi paure forse la mia paura era piu’ per gli insetti ragni zanzare e pipistrelli. I pipistrelli davvero mi mettevano ansia ma per il resto non ho mai avuto paura di cani o animali anzi andavo con grande piacere al giardino zoologico anche se poi soffrivo per vedere un leone in una gabbia o dei bei pesci in un piccolo acquario. Si cresce e si imparano tante cose e magari alcune che ci hanno fatto soffrire non le ripetiamo piu. Grazie per la continua presenza! Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come il fiore di loto sfumato rosa e bianco.

  18. E’ la medesima domanda che mi sono posto tante volte, i crisantemi, fiori dei morti…che brutta immagine, di un fiore, così bello, ma se interpretiamo la morte quale rinascita…sbocciatura in altri lidi, questo passaggio terreno verso altri mondi da svelare. Resta il fatto che quel fiore bellissimo è l’immagine del destino ineluttabile, ma quella bambina ha collocato tra le stelle la morte, e, quindi, ha reso la morte non funebre, ma qualcosa di mistico e affascinante, complimenti!

  19. Carissimo Amico grazie per questo bel commento e mi piace la tua visione della morte come rinascita e allora il crisantemo esprime totalmente questa immagine. Ora ho una opinione positiva del crisantemo dopo questo confronto con te e con tutti voi. Ti ringrazio e ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a migliorare ed arricchire la mia vita. Grazie per essere sempre presente carissimo amico. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come il fiore del ciclamino rosso.

  20. Fin dai tempi della Pietra, il Culto dei Morti era molto sentito.
    Religioni, Popoli, hanno tramandato di generazioni in generazioni racconti, fantasie e/o leggende….ma in fondo in ogni fantasia o leggenda, c’è sempre un briciolo di Verità 😉
    Complimenti sinceri per i tuoi Post.
    I tuoi racconti, scritti, non banali, riescono a trascinare e incantare piacevolmente il lettore fino all’ultima lettera.

    1. Grazie carissimo Amico, condivido il tuo pensiero: il culto dei morti e’ sempre stato un tema presente in tutte le culture civili sin dai tempi piu’antichi e ci sono rimasti ancora segni evidenti come le piramidi in Egitto. Purtroppo la morte nel bene o nel male ha il suo fascino ed essendo un passaggio non si sa dove si va a finire per cui i popoli antichi si preoccupavano di rendere il passaggio il piu’ piacevole possibile. Anche noi cerchiamo a nostra volta di contornare la tomba con fiori non sono come ricordo ma anche come esempio di voler offrire loro un giardino in fiore. Io credo che quelli che ci lasciano in realta’ non ci lasciano mai davvero anzi a volte sono piu’ presenti che mai. Ti ringrazio per la partecipazione e ti regalo un bacio bello come la stella di Natale con i brillantini.

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