fanny wilmot

Dalì e Gala


Talvolta la genialità mi lascia indifferente e non perché sia incapace di darle il giusto tributo, ma perché nell'evidenza di fatti straordinari finisco col prediligere la parabola umana a quella artistica. Di Dalì, ad esempio, avevo letto tanto ma non sapevo niente della sua storia d’amore, quella che comunemente definiamo la storia di una vita.

Nell’estate del 1924 Dalì risiedeva in Catalogna quando fu raggiunto da Magritte in compagnia di Paul Èluard e della moglie Elena Dmitrievna D’jakanova, detta Gala. La relazione tra Dalì e Gala cominciò presto: la russa, bellissima e intraprendente, non esitò a lasciare il marito, seppur di larghe vedute, per seguire Dalì in una fuga d’amore nei pressi di Barcellona. Gala divenne amante, musa, moglie e manager di Dalì, ma non intese rinunciare alle relazioni extraconiugali alle quali lui non solo non si opponeva, ma è probabile che le incoraggiasse pure, essendo affascinato dal candaulismo. Ora, dando per scontato che Dalì e Gala traessero piacere solo attraverso determinati ménage, non escluderei che consentendo a Gala di relazionarsi sessualmente con giovani artisti, lui abbia voluto risarcirla per averlo salvato dalla pazzia e dalla morte prematura; insomma, un blandirla sotto ogni aspetto tributandole assoluta devozione.

Vero è che la scrivente è una donna, e come tale portata a vedere poesia anche dove quella è latitante.