L'American Pediatric Association ha riferito a giugno scorso che solo lo 0,00% -0,02% dei casi di COVID nei bambini negli Stati Uniti aveva provocato la morte. I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno ammesso a marzo di aver sovrastimato del 25% il numero di decessi pediatrici per COVID.
La Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato i farmaci Pfizer e Moderna per bambini dai sei mesi in su a giugno.
Nello stesso mese, il Dipartimento della Salute della Florida ha annunciato che non avrebbe partecipato al lancio di farmaci COVID per i bambini di età compresa tra sei mesi e cinque anni, affermando che le politiche sui vaccini "contorte" del governo federale non erano in linea con le priorità della Florida.
La Florida, governata dal repubblicano Ron DeSantis, è stata l'unica a resistere alla narrativa prevalente sui colpi COVID per i bambini. Nonostante la decisione del Sunshine State di separarsi - come riporta ancora Life Site News -, il governo federale ha continuato a spingere per l'immunizzazione universale.
Il 19 ottobre una commissione di 15 membri del Comitato consultivo per le pratiche di immunizzazione del CDC ha votato all'unanimità per aggiungere i colpi COVID di Moderna e Pfizer ai programmi di immunizzazione raccomandati per i bambini in età scolare.
La presenza di grafene nei vaccini COVID-19. Le alterazioni del sangue nei soggetti vaccinati
In questo stesso momento, in Italia, molte mamme stanno ricevendo dai loro pediatri delle mail dove vengono invitate a vaccinare i loro figli, anche molto piccoli.
Sappiamo però, nonostante le rassicurazioni con studi condotti al riguardo, che tali vaccini sono e rimangono sperimentali. Occorrono anni infatti perché un farmaco sia adeguatamente testato e ovviamente non sono sufficienti gli studi condotti finora.
Vaccini che dovremmo definire meglio sieri sperimentali, in quanto non forniscono alcuna immunità.
Ma quello di cui non si parla quasi mai, nemmeno nelle testate della cosiddetta controinformazione, è della possibile presenza di grafene, una sostanza molto tossica per l'organismo umano.
La presenza di grafene nei cosiddetti vaccini COVID-19 è stata accertata anzitutto dagli studi e dalle analisi di laboratorio del biologo prof. Pablo Campra dell'Università di Almeira in Spagna. Il prof. Campra ha analizzato il vaccino prodotto da Pfizer trovando all'interno del siero il grafene. Gli studi sono stati pubblicati in diversi aggiornamenti sulla rivista scientifica Research Gate.
I tre medici italiani hanno messo nero su bianco l’ipotesi scientifica che sia stato proprio l'ossido di grafene a causare i coaguli nel sangue nella ricerca "Analisi al microscopio in campo oscuro sul sangue di 1006 soggetti sintomatici dopo vaccinazione con due tipi di vaccino a mRNA".
Studio pubblicato in anteprima da "Disinfection", supplemento periodico di ND rivista di A.T.T.A., l’Associazione Tossicologi e Tecnici Ambientali presieduta da Marcello Lofrano.
Collegandosi a questo link è possibile, solo per gli Operatori sanitari, ricevere via e-mail il PDF del Quaderno 01/2022 di "Disinfection" con l'analisi in microscopia in campo oscuro del sangue di oltre mille soggetti trattati con vaccini a mRNA .
Come si osserva nell’immagine n. 3 riferita al Caso N° 1: «l’assemblaggio di inclusioni presumibilmente grafeniche assume connotati cristallini e di scaglie, come peraltro riportati in letteratura (5); inoltre è evidente una zona di influen- za viciniore, ad ali di farfalla, nel cui contesto avviene una organizzazione di tipo cristallino (2 mesi dall’inoculo)».
Nella figura 4 dello studio si può osservare: «Questa immagine (a 2 mesi dall’inoculo) evidenzia la tipica strutturazione auto-aggregante in modalità fibro/tubulare delle inclusioni presumibilmente grafeniche, la sfumatura rossa è riferibile a particelle ferrose globulari spesso riscontrate nel sangue dei pazienti esaminati».
«In 12 soggetti sono state eseguite analisi del sangue con la stessa metodica prima della vaccinazione, con quadri ematologici assolutamente normali. Le alterazioni trovate dopo inoculazione dei vaccini a mRNA rafforzano il sospetto che le modificazioni sarebbero da riferirsi in prima battuta ai vaccini stessi. Vengono riportati in dettaglio 4 casi clinici, scelti come riassuntivi e rappresentativi dell’intera casistica» riferisce ancora lo studio.
I risultati sono agghiaccianti e confermano quanto già visto dal Dr. Campra.
«Dei 1006 soggetti analizzati, 948 pari al 94% del totale evidenziavano, dopo inoculo di vaccini a mRNA a distanza media di un mese, varie alterazioni dello stato di aggregazione degli eritrociti e la presenza nel sangue periferico di particelle di varia forma e dimensione di dubbia natura. Sono necessari ulteriori studi per definire l’esatta natura delle particelle riscontrate nel sangue per individuare possibili soluzioni».
Nell’introduzione allo studio dove vengono riportati i risultati delle analisi al microscopio in campo oscuro del sangue di 1006 pazienti che si erano rivolti al “Centro Medico Biodiagnostica Giovannini” per vari disturbi dopo l'inoculo di vaccini a mRNA (Pfizer/BioNTech o Moderna), si legge: «L’utilizzo dell’analisi microscopica del sangue a fresco su vetrino in campo oscuro consente una prima, immediata valutazione dello stato di salute delle componenti corpuscolate del sangue. Il completamento dell’analisi con la misurazione di pH, rH e rO (non mostrata nel presente studio) consente di definire precocemente eventuali alterazioni, prima che vengano rivelate dai tradizionali test coagulativi (di-dimero, PT, PTT, fibrinogeno, piastrine etc.)». Dodici soggetti dei 1006 analizzati avevano eseguito un esame del sangue periferico con la stessa metodica, prima della vaccinazione (range 3 giorni – 1 anno circa).
Quattro di questi dodici soggetti che si erano rivolti al "Centro Medico Biodiagnostica Giovannini" sono stati scelti come rappresentativi dell’intera casistica e sono riportati in dettaglio con le relative immagini fotografiche.
Nel Caso N° 3 esemplificativo, una donna di 84 anni, in buona salute e completamente autonoma, la figura al microscopio n. 11 della ricerca rileva che «Si intravedono ai poli della figura una iniziale configurazione lamellare a scaglie cristalline riferibili ad inclusioni presumibilmente grafeniche, in ottemperanza al fatto che il campo di forze è più energico ai contorni dello stesso. (a 5 settimane dall’inoculo)».