DADS: papà+papà. E va bene così

 

Dads - Bart Heynen

Bart Heynen, fotografo belga sposato a un americano (sono padri di due figli) ha cercato e ritratto famiglie come la sua, ovvero nuclei omogenitoriali, legalizzati dal 2015 negli Stati Uniti. Lo scopo era dimostrare che la genitorialità alternativa esiste e, surprise!, si basa sull’affetto infinito per i figli, adottati oppure nati da mamme surrogate. Heynen ha raccontato che la maggior parte delle coppie papà+papà ha accettato di buon grado di raccontarsi attraverso i suoi scatti, poi confluiti nel libro DADS.

Un tempo, parlando di minoranze, si invocava la tolleranza e, anche se in buona fede, si sbagliava perché nel caso dell’orientamento sessuale, l’atto di tollerare implica il rapportarsi a qualcosa di sbagliato; oggi è più corretto esprimersi in termini di rispetto per la diversità che tanto spaventa pur non essendo altro che espressione di un modo d’essere che si discosta dal modello predominante. È proprio così difficile da capire?

Dads - Bart Heynen

Bart Heynen - Gay Fathers | LensCulture

In beeld: binnenkijken bij homovaders - Radar - Knack Weekend

DADS: papà+papà. E va bene cosìultima modifica: 2021-07-12T10:32:33+02:00da VIOLA_DIMARZO

16 pensieri riguardo “DADS: papà+papà. E va bene così”

  1. Sono in difficoltà perché sul tema che proponi non riesco a dirti la mia senza dilungarmi. Tu mi dirai che sei abituata alla mia logorrea

  2. mmmm, non so perché mi ha tagliato il commento. Provo a riscriverlo:
    Sono in difficoltà perché sul tema che proponi non riesco a dirti la mia senza dilungarmi. Tu mi dirai che sei abituata alla mia logorrea

  3. Fai bene, hai tutta la mia comprensione…e comunque ho intuito che non sei in linea col mio pensiero, quindi tieniti il tuo per te 🙂 che già con la cancel culture non ci siamo…

  4. Sì vabbè, ammesso e non concesso quel “non ci siamo”, ne possiamo parlare? Oppure le robe come la consanguineità le mandiamo a pascolare 🙂 …

  5. “Un tempo, parlando di minoranze, si invocava la tolleranza e, anche se in buona fede, si sbagliava perché nel caso dell’orientamento sessuale, l’atto di tollerare implica il rapportarsi a qualcosa di sbagliato; oggi è più corretto esprimersi in termini di rispetto per la diversità che tanto spaventa pur non essendo altro che espressione di un modo d’essere che si discosta dal modello predominante. È proprio così difficile da capire?”
    Sì credo che sia proprio difficile da capire perché quello che hai scritto lo condivido totalmente l’avrei scritto uguale. Quindi, fin qua siamo sulla stessa frequenza. Il punto, forse, di diversità di visione sta nel “modello predominante” perché se parliamo di diversità sono sempre d’accordo con te. Se però allarghiamo la diversità all’adozione non possiamo, come si fa, preoccuparci di un bisogno della coppia che rivendica il suo sacrosanto e legittimo diritto al proprio orientamento sessuale e trascurare che l’adozione, proprio per tutelare “prima” il bambino già poneva dei paletti alle stesse coppie etero.
    Io in queste adozioni non etero, sento parlare di necessità di essere famiglia e, se vogliamo, anche questo può essere considerato un diritto, ma anche una coppia senza figli è famiglia. Tu mi dirai e ben venga perché quella coppia ha la possibilità di scegliere, possibilità che invece verrebbe negata ad una coppia omo. Certo e negare il diritto alla scelta è quanto di peggio possa esserci in un paese che riteniamo civile. E’ anche vero però che in paesi altrettanto civili siamo ancora alla negazione al diritto d’aborto o al diritto alle pari opportunità.
    Ora io non lo so quale sarà la società del domani e, probabilmente, potrebbe essere anche una società multirazziale nella quale famiglie etero e famiglie non etero convivano rispettosamente l’una con l’altra e, sinceramente, non me ne fotte perché, come hai detto, tolleranza non è accettare il qualcosa di sbagliato, ma è accettare la diversità anche perché bisognerebbe capire quale sarebbe lo sbagliato e quale il giusto e mi piacerebbe sapere chi poi dovrebbe essere il giudice. Quello che, invece, mi preoccupa è il bambino ovvero siamo oggi una società culturalmente preparata, oltre che nei confronti della famiglia omo, soprattutto nei confronti dei bambini a dargli un sistema sociale nel quale non dovranno vivere situazioni di diversità che non siano considerate normalità e quindi situazioni traumatiche, conflittuali e persecutorie? Non è forse vero che la società attuale, a meno di metropoli e paesi più avanzati, già la mobilità penalizza, tanto per fare un esempio, in modo pesantissimo alcune diversità, così come sono pesantemente penalizzate le persone anziane già solo in termini di assistenza sanitaria, così come sono penalizzate le donne che lavorano per la mancanza se non assenza di asili nido. Vogliamo parlare dell’escalation del razzismo? Vogliamo parlare del diritto al proprio corpo non solo per l’aborto, ma anche per l’eutanasia o il suicidio assistito? Vogliamo parlare dei paesi più multirazziali, tipo gli USA, e poi se zoomiamo scopriamo le differenze, le difficoltà ed il diverso trattamento scolastico e sanitario? Vogliamo parlare dei ghetti tipo Scampìa a Napoli? Delle realtà dei detenuti? Ti ripeto, io non so quale società sarà quella del domani, ma se guardo alle contraddizioni con le quali da un lato facciamo i progressisti e dall’altro nascondiamo il nostro marciume sotto lo zerbino, sono portato a chiedermi ma come si può pensare di costruire un mondo più equo e migliore se non risolviamo prima le contraddizioni attuali. Contraddizioni che, bada, non prescindono, ma sono trasversali a queste. Potresti obiettarmi che da qualche parte si deve pur cominciare perché se non parti, di sicuro non arrivi. Perfetto, concordo! Allora perché, rispetto a dubbi che non vogliono essere un freno ma solo un alert, perché cazzo cominciare proprio dai bambini? Abbiamo, finalmente, cambiato rotta sui diritti degli omosessuali e stiamo ampliando le lotte di sensibilizzazione su tutte le diversità e cazzo, se io fossi un gay, pur senza mettere in dubbio la mia capacità di dare amore ed affetto e non far mancare nulla ad un eventuale figlio, dovrei essere il primo a preoccuparmi del benessere mentale di un bambino che già oggi, ben prima di adottarlo, so che vivrebbe in una società che per suoi limiti strutturali e soprattutto culturali, non è ben disposta verso i genitori figuriamoci verso i figli. Se non lo facessi avrei la stessa cultura del cazzo di chi fa figli in serie pur sapendo di vivere di stenti e sussidi.
    Visto, donna democratica e guerriera, che se voglio so essere breve ? 🙂

  6. Sono d’accordo con te, se fossi lesbica non ci penserei neppure a fare un figlio da condividere con una moglie; ma “società liquida” non è uno slogan, è quello che già siamo. Tutto l’elenco di condizioni precarie e orribili cui accenni dovrebbe essere sanato, sarebbe prezioso farlo, ma la storia dell’uomo non si srotola per priorità o sensatezze per cui nuove cose accadono, altre ristagnano e non c’è tempistica che possa gestire il caos in cui viviamo. Pensa alle guerre, abbiamo forse imparato che hanno conseguenze terribili o che sono immorali? No. Il mondo va come deve andare, e le famiglie omogenitoriali saranno una realtà. Tanto vale collaborare proprio per quei bambini. Prepariamo per loro un mondo migliore, cominciando col rispettare i loro genitori.

  7. “Tanto vale collaborare proprio per quei bambini. Prepariamo per loro un mondo migliore XXXXXXXXXXXXX”

    Chi dovrebbe prepararlo, noi? E visto il mondo che gli abbiamo costruito, chi ci preparerà per costruirne uno migliore? Babbo Natale?
    Non dirmi che sono pessimista, realista sì :))

  8. possiamo fare in modo che i giovani siano aperti al cambiamento…scuola, genitori etero e giovani, serie tv ecc. comunque il processo è in atto, non lo si può arrestare, prendiamone atto e non scomodiamo babbo natale né la befana…possiamo farcela senza il fantasy 🙂

  9. P.s.: In ogni caso, riguardando le foto, una per una, son tutte foto eseguite da un fotografo e credo sicuramente un professionista. Quindi foto molto costruite. Senza discuterla, il prodotto da vendere è la famiglia alternativa. Per il marketing che, è un essere acritico ed acefalo, tutto quello che si vende va bene.
    Nell’ultima foto, mancano solo il bue e l’asinello. 🙂

Lascia un commento

Se possiedi già una registrazione clicca su entra, oppure lascia un commento come anonimo (Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato ma sarà visibile all'autore del blog).