Scrivere (la colpa di)

Write Your Own Story, Hand Lettering Grafica di Santy Kamal · Creative Fabrica

Dedico la parte finale di questo post ai blogger che mi hanno affascinata per la capacità di mettersi a nudo, a quelli che una vita non se la sono inventata ma hanno preferito pubblicare la propria, confrontandosi con un presente, o un passato, mai del tutto edificante e tuttavia non meritevole di essere sottaciuto come si farebbe con qualcosa di infamante. Lo dedico altresì a coloro che, sebbene non abbiano goduto del mio favore a causa dell’uso smodato di metafore sentimentalistiche e iperboli incongrue, sono stati capaci di catturare la mia attenzione. Perché c’è della nobiltà in chi si lascia andare pur sapendo che ne pagherà il prezzo. In questo contesto come conseguenza di commenti di arbitraria sicumera.

dal libro Inventarsi una vita di Claudio Magris e Paolo Di Paolo:

DI PAOLO: Ma la narrativa, la letteratura senza pezzi di vita vera, di vissuto, proprio e quindi pure altrui, sarebbe davvero letteratura?

MAGRIS: Scrivere è anche questa violazione, necessaria all’amore stesso e a un vero rapporto con gli altri, ma potenzialmente portatrice di ferite che vengono inferte, e questo è sempre qualcosa di duro, qualcosa che, nell’atto stesso in cui l’espressione è pure un ponte dell’amore, rivela la reciproca universale lontananza tra gli uomini. Non è un caso che alcuni fra i grandi rivoluzionari del senso della vita, come Gesù o Buddha, non abbiano scritto. Neanche Socrate ha scritto. Forse perché la parola vera, autentica, assoluta era quella dell’istante in cui veniva proferita, dell’assolutezza e della totalità di quell’istante, esprimeva una totalità di vita ed espressione della vita che la scrittura non può fare a meno di scindere in qualche modo. Ma è una fortuna che questi grandi abbiano trovato altri accanto a loro che hanno trascritto le loro parole e ci permettono da secoli o millenni di leggerle.

Scrivere (la colpa di)ultima modifica: 2022-07-19T16:28:52+02:00da VIOLA_DIMARZO

12 pensieri riguardo “Scrivere (la colpa di)”

  1. Sicuramente è colpa mia, ma non credo di aver capito il senso della domanda di Di Paolo e nemmeno quello della risposta.
    Intanto la domanda è sibillina perché la letteratura rimane letteratura a prescindere se essa contenga o meno “vita vera o solo pezzi di essa”.
    Che poi, se quello che l’autore corrisponda al suo reale vissuto, è più che lecito chiederselo, ma ha ben poco a che fare col chiamarlo letteratura o meno.
    La risposta di Magris, la trovo molto educata perché piuttosto che rispondere “che domanda è?”, ha fatto un bel giro di parole per dire tutt’altro.
    Diverso il discorso che fai tu ovvero di chi scrive (blogger piuttosto che letteratura) inventandosi un personaggio per apparire piuttosto che essere.

  2. Premettendo che leggere il dialogo tra questi due signori equivale, per me, ad avere a cena due amici (non necessariamente due maschi) in compagnia dei quali il tempo vola, riporto una delle definizioni che della letteratura dà la Treccani:
    “In tempi recenti, il termine ha assunto anche un sign. limitativo, per qualificare complessivamente quelle produzioni letterarie in cui al virtuosismo della parola e delle forme non corrisponda un adeguato fervore sentimentale e fantastico; quindi, fare della l. equivale in genere a fare della retorica, curare più la forma che la sostanza”. Forse, e dico forse, sotto questo aspetto la domanda di Di Paolo può avere un senso. Comunque, secondo me la letteratura è in stretta correlazione col vissuto di chi la scrive, là dove per vissuto non è da intendersi necessariamente una sequela di esperienze vissute in prima persona, ma anche, o forse soprattutto, l’insieme delle cose che sono accadute ad altri ecc. Anche il fantasy, se ci pensi, al di là dei personaggi e dei posti inventati di sana pianta, propone sentimenti che afferiscono alla sfera umana.

  3. Appunto.
    Infatti, proprio come dice Treccani, “curare più la forma che la sostanza”, non è letteratura, ma è “fare” letteratura ovvero due cose ben diverse.
    Quindi se Di Paolo, intendeva chiedere questo, proprio la domanda diventa retorica e quello che risponde Magris non ha nulla a che vedere con la domanda.
    “Comunque, secondo me la letteratura [spesso, ma non necessariamente] è in stretta correlazione col vissuto di chi la scrive, là dove per vissuto non è da intendersi necessariamente [appunto] una sequela di esperienze vissute in prima persona, ma anche, o forse soprattutto, l’insieme delle cose che sono accadute ad altri ecc. Anche il fantasy, se ci pensi, al di là dei personaggi e dei posti inventati di sana pianta, propone sentimenti che afferiscono alla sfera umana. [Infatti].”
    Quindi, la penso esattamente come te tranne che sulla domanda di Di Paolo. Su quello che ha detto Magris, invece, se Gesù fu “uno dei grandi rivoluzionari del senso della vita” o nessuno ha capito qual è il senso della vita o il senso che lui dava alla vita non aveva alcun senso visto che, limitandomi ai 2022 anni che sono passati da allora non è cambiata una virgola e, questo, per un grande rivoluzionario rappresenta un colossale fallimento. L’uniche cose che sono cambiate, invece, è l’eredità che ci ha lasciato ovvero una religione in più, tante chiese in più, tanti vescovi, papi e 8 per mille in più.
    🙂

  4. ; in parte, certo, per Di Paolo che è molto attento a disvelare alcuni arcani ma come se restasse sempre sull’orlo gestendo così un consenso ampio e moderato. La risposta di Magris è una sorta di dono allo scrittore, lo autentica nella narrazione di altri/altro (liberando il concetto della letteratura come espressione creativa /fantastica svincolata dall’esperienza strettamente personale.)
    Mi ha colpito più il passaggio del tuo testo (oltre il senso che si vuole dare a questo inventarsi una vita del titolo, bloggando o facendo “letteratura” del commento in cima…) sulla ritrosia a raccontarsi quasi fosse infamante. Secondo me un’analisi degli stratagemmi posti in un racconto batterebbe direttamente la domanda di P di P, inoltre non credo che tua abbia inteso dire di “chi scrive inventandosi un personaggio per apparire piuttosto che essere” ma di chi scrive per apparire come è, e questo, oltre l’ora che mi invita a tornare, è la migliore invenzione di sé 🙂

  5. Mi rende insonne sentire parlare del sesso degli angeli.Non vedo costrutto o scopo se non arrotolarsi sulle parole fini a se stesse. Tutte le opere sono una autobiografia o non esisterebbero e autore ed opera.

  6. @Mistero: “inoltre non credo che tua abbia inteso dire di “chi scrive inventandosi un personaggio per apparire piuttosto che essere” ma di chi scrive per apparire come è,”, infatti era proprio questo, l’ammirazione che provo per chi riesce ad essere sincero senza proporsi per quello che non è. Su Paolo Di Paolo: in generale ha il suo perché, ma in questo dialogo con Magris appare come un nipote che parla con il nonno. Sarà pure una questione anagrafica, non so, comunque dev’essere stato prezioso per lui rapportarsi a un intellettuale di tale levatura.

  7. Secondo me intendeva dire che Gesù è stato un rivoluzionario perché prima del suo avvento il pensiero umano viaggiava su binari diversi che nessuno osava mettere in discussione. Se ci pensi anche noi stiamo vivendo una rivoluzione per via del gender fluid/neutral gender ecc., ma è presto per sapere se davvero le cose cambieranno e se si arriverà ad accettare pienamente questa nuova realtà, che in effetti nuova non è esistendo da sempre e ora semplicemente emersa.

  8. Arien, comunque concordo, Magris non risponde alla domanda e non lo fa neppure nelle pagine seguenti (ieri prima di risponderti ho dato una scorsa alle pagine che non ho ancora letto). Però la domanda di Di Paolo è pertinente e poteva essere posta solo a chi di letteratura se ne intende…io concluderei che la narrativa senza “pezzi di vita”, è saggio, dissertazione ecc. 🙂

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