Dovrei dirmi scettica ma mi limito a perplessa: un corso di laurea in teologia in carcere? Più esattamente, un corso di laurea in Scienze religiose nella casa circondariale “Rocco D’Amato” di Bologna. I fautori del progetto sostengono che durante la detenzione le sensibilità evolvono e si raffinano, per cui l’avventura accademica prevista per il prossimo anno potrebbe regalare soddisfazioni non solo a chi sta dietro le sbarre, ma pure a chi da fuori, proprio in virtù di quelle stesse sbarre, individua un percorso di redenzione. Sarà, ma come la mettiamo con il sovraffollamento e più in generale con tutti i problemi connessi alla gestione delle patrie galere? Ora, indubbiamente i disegni del Signore sono imperscrutabili, ma prima di conferire una laurea ai detenuti sarebbe il caso di restituire loro dignità.
foto di Valerio Bispuri
Si cerca la conversione laddove l’anima si indebolisce e non oppone resistenza apprezzabile. Beati gli ultimi recita l’antico mantra della religione cattolica…perche saranno i primi ad essere fottuti aggiungo io.
c’è stato un tempo in cui credevo nel riscatto del reietto, del povero, dell’ultimo…ora credo che se si cade in disgrazia, il riscatto può avvenire solo per opera del caso.
Ben triste rendersi conto di quanto il mondo sia corrotto e di come lo sia probabilmente sempre stato. 🙂
Già, triste e sa pure di fregatura:)
nell’anno 2.000 un francescano contattò il buon Angelo Branduardi e gli commissionò delle musiche, che poi lui ha anche commercializzato. Quando il cantautore chiese come mai avesse scelto proprio lui, peccatore seriale, il frate gli rispose che, per perseguire i suoi progetti, il Supremo sceglie sempre i peggiori…
Parafrasando, c’è speranza per tutti. Ma solo quella, fattualita’ da terze parti zero.