Ci sono molti articoli in rete sull’omicidio di Martina Scialdone, vittima dell’ex che non si dava pace per la fine della loro relazione, il quale, in ottemperanza a un iter ormai codificato – il cui modus operandi varia solo in relazione all’arma da usare – alla lite in un ristorante di Roma ha fatto seguire un colpo di pistola al petto della 34enne. L’articolo che più mi ha incuriosita è quello che riporta alcune note biografiche dell’ingegnere 61enne che si struggeva per amore. Tra queste: famiglia d’origine numerosa, un fratello morto in un incidente stradale, due sorelle che si sarebbero suicidate a distanza di pochi mesi, e la scelta di lavorare in smart working dopo aver saputo di avere un tumore ai polmoni. Solo io, in questi elementi, scorgo traccia di una possibile giustificazione di cui gli avvocati difensori potrebbero tener conto? Il punto è che se le iraniane vengono vessate, incarcerate e violentate, e ogni volta che se ne presenta l’occasione condannate a morte, le italiane sono vittime di una cultura patriarcale che non è neppure agonizzante e, quantunque non letale come quella iraniana, bisognosa tuttavia d’essere arginata. Del resto basta guardare ai casi in cui l’omicida è un giovane uomo per capire quanto sia apparentemente ineradicabile.
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da qualche parte ho letto che trattasi di una guardia giurata, ecco quindi la facilità con cui deteneva l’arma. Ad ogni modo, riallacciandomi all’argomento in questione, trovo del tutto fuori luogo quell’iniziativa comunale sull’opuscolo anti-stupro. Per ciò che può valere, piuttosto finanziassero un corso per auto-difesa.
non conosco il “vademecum” cui alludi, però sono d’accordo con te, meglio un corso di autodifesa anche se contro una pistola…
“I colleghi degli uffici amministrativi Enav – dove lavora tra i responsabili dei voli internazionali – lo descrivono come «schivo e riservato», con una passione per le armi e per il tiro al bersaglio e un’inquietante punto in comune con Claudio Campiti, l’autore della strage di Fidene dell’11 dicembre scorso: entrambi andavano allo stesso poligono di tiro a Tor di Quinto. Ed entrambi abitavano proprio nella zona di Fidene, a pochi metri dal bar di via Monte Giberto dove avvenne la strage”.
Non credo ci sia una tecnica o manuali o comportamenti che possano arginare il fenomeno. Qui siamo di fronte a numerosi casi patologici che diventano normale percorso di violenza domestica e non. Sessantuno anni e si strugge per amore? ma chi cazzo e’ questo elemento? Ergastolo senza condinzionale subito e nessun distinguo!