E per cameriere un robot

Mangiare sushi servito da un Robot: i camerieri meccanici si diffondono in tutta Italia

Tutti lì a lamentarsi, da nord a sud, piccoli e grandi imprenditori: non trovano operai, commessi, camerieri ecc. Ma c’è chi, stanco di lamentarsi, si ingegna: Luca Marton, ad esempio, titolare di un locale a Treviso, ricorrerà a un robot per il servizio al tavolo. Ora, se da un lato tanti (?) si stracciano le vesti per il defunto reddito di cittadinanza e dall’altro qualcuno esulta per le iniziative del Governo in materia di lavoro, per non apparire come una masnada di squilibrati bisognerebbe che si levasse un coro di voci a raccontare la verità, ovvero che l’offerta di lavoro spesso e volentieri è puro sfruttamento, per cui a lavorare dagli approfittatori ci vanno i poveri disgraziati arrivati in Italia su un barcone, mentre gli autoctoni tirano a campare. Controlli a tappeto sui contratti solo in apparenza in regola risolverebbero l’impasse. Ma a chi converrebbe? Invertire la rotta dell’inefficienza italica è manovra gravosa soprattutto per la politica. Meglio lasciare che sia.

E per cameriere un robotultima modifica: 2023-05-01T17:10:36+02:00da VIOLA_DIMARZO

10 pensieri riguardo “E per cameriere un robot”

  1. Ciao Viola. Quella dei controlli nel nostro Paese è una questione destinata forse a restare irrisolta; se trovasse soluzione, ciò significherebbe che avremmo quasi debellato un certo tipo di illegalità.
    Mi inserisco nelle tue riflessioni proponendone qualcuna personale, prendendo spunto dalla data odierna che quest’anno è dedicata ai 75 anni della nostra Costituzione.
    Il mio docente di Diritto Costituzionale, eminente giurista, ci diceva che il senso alto della nostra Carta può essere ben compreso studiandone sì uno ad uno tutti i singoli articoli, ma senza mai dimenticare che va considerata un corpus unico.
    Memore di questo ed altri insegnamenti, mi rammarica assistere ad utilizzi parziali ed ideologici, se non proprio tendenziosi, della Legge fondamentale del nostro ordinamento.
    Alludendo alla ricorrenza del 1° maggio, non può passare inosservato che di una norma che fa parte dei princìpi fondamentali, l’art.4, viene molto spesso evocata con grande enfasi solo la prima parte, tralasciando maliziosamente il contenuto del 2° comma, il cui enunciato esplica chiaramente che il lavoro non è solo un diritto ma anche un dovere.
    Lapalissiano associare ad un provvedimento come il RDC, infruttuoso e diseducativo per come concepito e (sciaguratamente) attuato – non un caso unico, ahimè -, che ben rappresenta l’effetto di un uso distorto e strumentale di una norma di alto profilo, permutando il concetto di “diritto al lavoro” con quello di “diritto ad un reddito” ed espungendo la parola “dovere”. Ed è ancora più riprovevole allorché sviamenti e aberrazioni di questa portata vengano alimentati per finalità immeritevoli da capi politici che sono anche operatori del diritto, generando altresì una susseguente, inesorabile sequela di interessi privati e malaffare.
    Tra tutto il florilegio di normazione malriuscita mi vengono da citare, poiché di ancor fresca memoria, altre misure come il bonus vacanze, il cashback, i monopattini, i rubinetti…; oltretutto, una sfida al senso del ridicolo. Per non parlare dei vari bonus edilizi, che sappiamo cosa hanno originato.
    Lo statista è lungimirante e si connota per la ricerca dell’interesse generale; caratteristica tipica del politico è invece la limitatezza. Lato sensu, un legislatore improvvido e propenso all’interesse particolare può paradossalmente diventare un manutengolo.

  2. Partendo dal presupposto che nel Belpaese non c’è niente di più definitivo del provvisorio, e viceversa, qualcuno si lamentava che i famigerati € 80 renziani fossero una mancetta elettorale. Beh, rimodulando il cuneo fiscale, abbiamo assistito, in sequenza, al bonus conte di € 100, implementato una tantum con quello omologo COVID, per finire, dopo uno stop draghiano, a quello prossimo meloni dello stesso importo. Quindi, se tanto mi dà tanto, la differenza tra il vecchio ed il nuovo corso la fanno € 20? Chissà, forse un adeguamento dell’inflazione….. A proposito di diritti/doveri: anche pagare le tasse è un principio costituzionale, purtroppo più programmatico che attuativo. Il mio prof. di diritto costituzionale, mio primo esame universitario, è stato anche membro del CDA Rai nel primo governo Berlusconi.

  3. Torno un attimo sulla differenza che intercorre tra statista e politico (Antonio S. docet) e vi chiedo: esiste nel nostro panorama politico uno statista?

  4. Avendo sbrigato faccende domestiche ieri e l’altro ieri, oggi, complice anche il meteo, è stata una giornata di relax. Riguardo quelli che erano in piazza, a qualsiasi titolo, e non solo loro, suggerisco di prendere esempio dal popolo francese.

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