Sì, tutto fa brodo perché anche la polemica di giornata può essere costruttiva: ad esempio, grazie al generale Vannacci ho scoperto (o forse ri-scoperto) la X Mas. Ma anche non saltare a piè pari un articolo solo perché l’argomento non interessa può essere costruttivo. E così dando fiducia, come del resto faccio ogni settimana, ad Antonio Gnoli che nel suo ultimo articolo intervista Rita Di Leo (ora in libreria con L’età dei torbidi) mi sono affacciata su un mondo al quale non ho mai ritenuto necessario dedicare la mia attenzione, ovvero quello dell’operaismo italiano e degli “intellettuali contro”. Archiviato il giornale nel mastello della carta, e certa che quanto letto non mi toglierà il sonno, mi rimarrà per un po’ la vena nostalgica ravvisata nelle risposte della professoressa Di Leo e la convinzione che la nostalgia è sempre una. Solo che la si colloca temporalmente a seconda dei casi.
“Ho la percezione di sentirmi sempre meno libera. Dirai: ma alla tua età a che ti serve la libertà. È vero, apparentemente faccio le stesse cose. Ma se penso a quello che volevamo e poi vedere come siamo diventati mi viene un senso di nausea e di impotenza“.
“Torbida è l’acqua che si sporca, che diventa opaca e non ti fa vedere il fondo. Torbidi sono oggi i canali social che scatenano istinti primordiali più prepotentemente che all’epoca delle caverne. Avverti tutte le passioni tristi che si scatenano. Torbida è la relazione tra l’uomo del denaro e l’uomo della politica. Il primo ha preso il sopravvento sul secondo“. Rita Di Leo
Illustrazione: Emilio Tadini, Viaggio in Italia