Freya e il mea culpa tardivo

Oslo, Freya è stata abbattuta. Il tricheco femmina diventato la mascotte del porto è stato ucciso per salvaguardare i turisti - Open

Freya era un esemplare di tricheco femmina di seicento chili che amava così tanto i fiordi di Oslo da non allontanarsene mai. Fu soppressa ad agosto dello scorso anno perché considerata pericolosa per le imbarcazioni e per i curiosi che scattavano foto. Le autorità intravidero nell’eutanasia la soluzione al problema, ignorando a più riprese le proposte degli animalisti che suggerivano di spostare l’animale in un posto human free. Ora però una sua riproduzione in bronzo è stata collocata nel porto turistico di Konger, una sorta di risarcimento per averla condannata a morte nonostante fosse più che valida l’alternativa proposta dagli animalisti.

L’ottusità è la manifestazione più immediata della crudeltà umana, che quando non intende rinunciare ad esprimere il proprio dissenso ricorre a ciò che le è congeniale: uccidere. Confesso che in questi casi faccio affidamento su un piano cosmico che senza remore punisca chi avrebbe dovuto addormentarsi al posto di Freya.

Inaugurata una statua in memoria del tricheco Freya, abbattuto nel fiordo di Oslo perché ritenuto pericoloso - greenMe

Freya e il mea culpa tardivoultima modifica: 2023-06-25T16:30:43+02:00da VIOLA_DIMARZO

4 pensieri riguardo “Freya e il mea culpa tardivo”

  1. E’ il mea culpa che non va, così come bastava poco per deportare il clandestino ed evitare tutta la manfrina che ne e’ seguita. Gli odiatori di animali , anche in senso lato o parziale, sono della stessa categoria degli animalisti duri e puri che amano gli animali ed odiano la razza umana. Non saprei dire chi detesto di più. Il monumento e’ una oscenità,la rosa uno spreco.

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