Mise en abyme

Mise en abyme - Ecco un altro sito Libero Blog

Comincerò scomodando un vero scrittore, Michele Mari:

“Nel 1760, quando apparvero i Canti di Ossian, tutta Europa li salutò come la scoperta di una nuova epica, antica ma non tanto da essere “barbara” come l’omerica, sentimentale quanto bastava al gusto dei moderni e anzi portatrice di un valore, il “sublime”, che avrebbe ispirato la poesia sepolcrale, la narrativa gotica (…) Al coro di entusiasmo non si associò Voltaire, che cogliendo in quell’epica miracolosamente vergine la contaminazione di elementi cortesi, in particolare arturiani, la denunciò come uno spudorato falso. Oggi sappiamo tutti che di questo si trattava, e che i testi gaelici che James Macpherson pretendeva di aver tradotto in inglese anticheggiante non erano mai esistiti”.

Ora, so che è difficile per te, maschietto dalla stolida ignoranza, ma prova a fare uno sforzo, riesci a cogliere il messaggio?

***

La vita è complicata per principio divino o forse luciferino, ma talvolta, magari per noia o perché una persona ci sta antipatica, ci lasciamo andare a digressioni senza costrutto che non hanno appigli con la realtà. Questo accade in genere alle persone che esistono solo nelle vite che si costruiscono in rete, e  che vanno dritto per dritto con fare spavaldo, sgombrando il campo da dubbi e incertezze, sicure, per partito preso, d’aver individuato chi si nasconde dietro uno o più nick. Da lì il florilegio di insinuazioni, la certezza di aver colto una doppiezza e un inganno, manco si trattasse della sceneggiatura di un b-movie ambientato ad Harlem. Ma tutto reso come fosse una sorta di metanarrativa che pretende di cogliere dei punti di contatto tra un anonimo e il suo alter ego. Insomma, roba per cervelli fini, per chi riconosce a colpo sicuro l’unicità del vero. E non è il tuo caso.

Mise en abymeultima modifica: 2023-08-26T15:24:58+02:00da VIOLA_DIMARZO

23 pensieri riguardo “Mise en abyme”

  1. La cosa comica è che vogliono trovare in altri personalità doppie o multiple, mentre loro non ne hanno nemmeno una. Almeno con questo post hai concesso loro un momento di gloria, anche se immeritato. D’altronde, anche la clemenza è segno di potenza.

  2. Menomale, in un certo senso hai operato una perentoria e provvidenziale “remise en forme”!
    Prevedo che ci vorrà qualche ora prima che molti afferrino la corretta accezione di ciò che hai scritto, e potrai dedicare la conseguente tregua che ne deriverà a qualcosa di più ricercato rispetto alla disputa precedente…:)
    Buon sabato pomeriggio Viola!

  3. Vedo un certo cortocircuito… e rispolvererei l’antico andare ” non ti curar di loro…” Dare importanza a certuni soggetti o idee significa mantenerli in vita, se mai di vita si puo’ parlare. 😉

  4. “Dare importanza a certuni soggetti o idee significa mantenerli in vita”
    Giusto, ma non sempre. Nessuno che entri in casa mia senza essere stato invitato, per giunta usando toni sprezzanti, può pretendere di uscirsene impunemente 🙂

  5. Mi considero un dilettante dei social: fatta eccezione per Whatsapp (quasi inevitabile e spesso effettivamente utile), niente Facebook, niente ex Twitter, niente Instagram, niente Telegram, niente (figuriamoci!) Tiktok. In certi “ambienti”, di cui d’altro canto non sento la mancanza, mi sembrerebbe quasi di trovarmi nella stessa situazione di quando, da tennista e preso per i capelli, mi hanno trascinato (prima e unica volta) su un campo di padel adducendo che non potevo asserire a ragion veduta che qualcosa non mi piacesse senza averla provata almeno una volta. Abbastanza giusto, salvo poi non ripetere l’esperienza poiché, oltre al resto, mi sembrava di essere dentro un acquario! Quanto ai blog, frequento questa casa di Viola, ed è un unicum, da forse un anno o giù di lì, perché vi ho trovato degli spunti interessanti ed anche delle discussioni nutrienti; altrimenti sarei altrove, evidentemente.
    Detto ciò, ecco la mia semplice domanda da “non addetto ai lavori”: se un certo ambiente non incontra i propri gusti, non risponde alle proprie aspettative, non soddisfa i propri desiderata, e sempreché ovviamente non si sia costretti obtorto collo a frequentarlo, allora perché continuare a servirsene, come palestra per sfogare frustrazioni e propensioni offensive nei confronti dell’ambiente stesso e dei suoi frequentatori, originando ed alimentando liti di cortile senza costrutto? Non sarebbe banalmente più semplice e razionale (ammesso che in qualche misura c’entri la razionalità) smettere di frequentarlo? Interrogativo di un’anima pratica e curiosa di comprendere la fine essenza di certe dinamiche 🙂
    Buona domenica!

  6. Se Viola avesse voluto usare il metodo rapido, li avrebbe semplicemente bannati o bloccati, mettendoli nella sua lista nera. Ogni tanto però c’è bisogno anche della pubblica gogna, a loro insaputa, che ai più può apparire come dar loro importanza. Più che un cortocircuito, è una sorta di masochismo per i malcapitati.

  7. Spalmieros, “il giornalaio”, così come il suo sodale, è in lista nera con tutti i suoi nick. Ecco spiegato il nick spiritoso, in tal modo aggira l’ostacolo.

  8. Antonio, io ho solo un paio di blog su Libero e per il resto sono come te, tutte quelle inutili diavolerie social non mi interessano. Per quanto riguarda il quesito che poni, ti ho già preceduto non ottenendo mai una replica. Chissà perché:) buona domenica

  9. Io frequento blog di notizie locali e facebook. Anch’io sono qui da un anno. Riguardo il tenere a bada certi elementi, vuol dire che la black list sarà inevitabilmente incrementata con nuovi nomignoli di omuncoli. Se poi si ricorre all’anonimato, ci sarà una cancellazione successiva.

  10. Mah, tentando di entrare alla spicciolata nella psicologia di un troll da tastiera credo che pur nel proliferare di social e simili (tutte le piattaforme citate da Antonio ed altre se ce ne sono) rimanga insoddisfatto in taluni il desiderio di esprimersi ed essere riconosciuto come soggetto di qualche valore. La spersonalizzazione del messaggio trasmesso non aiuta. Ed allora la denigrazione anche violenta di altri soggetti può creare un indice di soddisfazione che riempia temporaneamente e parzialmente il vuoto comunicativo e di riconoscimento che gli appartiene. E’ un processo che travalica il ragionamento ed assomiglia in maniera inquietante agli eccessi verbali e comunicativi che accompagnano la pubblicazione sui social di eventi criminali da parte degli esecutori delle nefandezze da cronaca nera. Come a dire il mezzo diventa parte integrante del crimine.

  11. A me ricordano quei personaggi da talk show e programmi sportivi, che litigano apposta solo per fare audience. Un po’ come i clack: cambiano le facce ma in fondo sono tutti uguali.

  12. Al netto di qualche schermaglia pregressa con te intercorsa :), non posso che condividere, Panfilo, la tua analisi. Non sono un analista ma, guarda caso, ne ho sposata una, e qualcosa l’ho imparata…
    I commenti di Spalmieros nella fattispecie mi sembrano altrettanto condivisibili.
    In buona sostanza, viva le sinapsi quando funzionano. Se non funzionano, purtroppo temo che non vi sia black list che possa essere in qualche modo terapeutica. 🙂

  13. Giace lontan, che non temea nemici Il figlio della spada mi piace come si affronta il noto problema ormai ispessito da sedimentazioni insolubili, se non altro per la scoperta della traduzione inesistente che – a parte il fondato falso -pare tuttavia opera di ingegno o capacità di aggregazione ed elaborazione di codici poetici ( un precursore di AI? Al tempo dei primi automatismi..)). Diversa è l’operazione dei soggetti in questione, biografi decani, nella costruzione di mega insalatone di scorie da lanciare addosso. Poco a che vedere con un legittimo eventuale senso di rivalsa o di contraddittorio.

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