Quando la fiducia è una questione di sguardi (o di istinto)

Come sviluppare la fiducia nelle relazioni - Centro di Psicologia e Psicoterapia - Milano

Ieri mattina mi rapportavo a un’infermiera munita di mascherina (in ospedale è ancora così), e ovviamente mascherata lo ero anch’io. Dunque, unico canale di contatto gli occhi. A un certo punto, poiché mi occorrevano dei documenti che sarebbero stati pronti solo nel pomeriggio, ovvero nell’arco temporale in cui non avrei potuto tornare in ospedale, l’infermiera, per venirmi incontro, mi fa: “Non si preoccupi, glieli posso mandare su Whatsapp. Non è mia consuetudine, ma con lei so che posso fare un’eccezione“. Ora, come abbia fatto questa signora a stabilire nell’arco di dieci minuti di potersi fidare di me resterà un mistero, giacché dare il proprio numero di telefono a degli sconosciuti non è mai mossa accorta, ma tant’è, le cose sono andate così.

Perché riportare una cronaca così spicciola? Per via di questo commento a firma di Bruno:

Vergogna, Viola, solo questo hai saputo e voluto dire, per rispondere alla gravissima offesa del tuo protetto Panfilo“.*

Allora, caro Bruno, niente mi farà cambiare idea su Panfilo dal momento che nei miei riguardi, così come nei confronti di altri utenti, è sempre stata una persona corretta, sebbene ogni tanto si lasci andare a sortite un po’ colorate – però, chi di noi può dirsi immune? Ma per ricollegarmi alla storiella in apertura di post, aggiungo di conoscere di Panfilo molte cose, cose che ovviamente mi ha raccontato egli stesso (non ti abbandonare a speculazioni irrisorie perché ti garantisco che non ha mentito in nulla) dimostrando, al pari dell’infermiera di cui sopra, di avere molta fiducia in me. Per converso, affinché tu possa capire l’abisso che separa Panfilo da tutti voi, sottolineo che ci sono stati utenti i quali, pur avendo inondato i miei blog di commenti lusinghieri, non mi hanno messa a parte neppure della loro età o del posto in cui vivono. E ora, alla luce di questi particolari, dimmi collerico Bruno, di cosa dovrei vergognarmi? A vergognarti dovresti essere tu che non riesci a rapportarti in maniera corretta agli altri, pur avendo promesso, senza peraltro che nessuno te l’abbia chiesto, che non si sarebbero verificate di nuovo interiezioni spiacevoli.

*”L’offesa” di Panfilo era relativa a Lady Diana, per la quale il nostro non fa mistero di avere scarsa considerazione.