L’Unione europea ha dichiarato guerra al greenwashing, ovvero alle aziende che si professano eco-friendly ma che, al netto dei proclami volti a irretire i creduloni, difficilmente possono dimostrare d’essere tali. Per ironia di un dio burlone – probabilmente stufo degli umani che si dicono fautori/fruitori del riciclo ma poi corrono dietro alle stagioni modaiole decretate da un settore che per reinventarsi propone nuovi ideali di bellezza attraverso il rimaneggiamento dell’esistente – il colore del momento è il verde. Ammonimento subliminale o mezzo offerto ai mortali per lavarsi la coscienza?