L’Umanesimo insegnato alle classi dirigenti

Nuovo Governo, Meloni: ''Sarà il più politico di sempre'' - Palermomania.it

Quanto ci diverte e quanto ci preoccupa la politica di questi giorni? Tanto, in un senso e nell’altro, soprattutto perché neppure le figure di spicco, sinistrorse o destrorse che siano, convincono fino in fondo. Eppure l’Italia un passato luminoso cui attingere ce l’ha, almeno secondo le tesi di James Hankins, professore di Storia alla Harvard University, il quale vede nell’Umanesimo la fonte giusta a cui ispirarsi per un buon governo del paese. A partire dal modo di esprimersi:

Gli umanisti cercarono di sviluppare e affinare strumenti educativi che potessero favorire una trasformazione della società promuovendo la virtù. Così, per realizzare il loro programma si avvalsero delle discipline umanistiche. La grammatica, ossia il sapersi esprimere in modo corretto e preciso, rappresentava il punto di partenza. A quest’ultima era strettamente connessa l’eloquenza, cioè l’eleganza linguistica, in grado di convincere e commuovere il pubblico. L’educazione rimane inutile e inefficace, secondo gli umanisti, se non si diffonde, coinvolgendo la società su vasta scala“.

E sulla buona politica, Hankins ha le idee particolarmente chiare:

Per quello che riguarda il dibattito umanistico sulle principali forme di governo (repubblica, monarchia e oligarchia) mi sono occupato non solo di Firenze, ma anche di Venezia, Milano, Napoli, Urbino e Roma. Ognuna di queste realtà presenta caratteristiche peculiari. Ma esistono tratti comuni: tutti gli umanisti hanno coscienza di vivere in una società in crisi e che, imparando dall’antichità, si possa migliorare il livello della classe dirigente (…) Oggi c’è la tendenza (e gli Stati Uniti sono un esempio eclatante) ad attribuire eccessiva importanza alle leggi e al tipo di governo, sottovalutando invece l’insegnamento trasmesso dagli umanisti: le istituzioni non funzionano se non le dirigono persone debitamente formate e con saldi principi morali“.

Mentre sugli umanisti contemporanei, devoti alla cancel culture, dice:

L’importanza dei maestri è conditio sine qua non. Il modo in cui gli umanisti di oggi presentano la storia, con l’intenzione di cancellare segmenti del passato ritenuti “offensivi”, è antieducativo per molti e diversi motivi. Innanzitutto non si può educare fomentando l’odio. Inoltre, si tratta del nostro passato e, come sempre, nel passato ci sono aspetti positivi e aspetti negativi. Fra questi aspetti positivi c’è l’amore per la bellezza. La tradizione va quindi conservata e capita non rimossa“.

Che dire? Alla nuova classe dirigente andrebbero imposte le lezioni del professore Hankins…uhm, mea culpa, ogni tanto cedo alle boutade.

I virgolettati sono tratti da un articolo di Nuccio Ordine.