Luciana Littizzetto: non mi chiameranno mai mamma, pazienza

Luciana Littizzetto racconta figli in affido Io mamma di cuore - Tiscali Spettacoli

L’ultimo libro pubblicato da Luciana Littizzetto – già in testa alle classifiche – si intitola Io mi fido di te e racconta la storia dei suoi due figli avuti in affido quando avevano 9 e 11 anni. La fiducia gioca un ruolo importante in questa narrazione, giacché Vanessa e Jordan ne hanno nei confronti della madre ma a giorni alterni, come succede in ogni nucleo famigliare che non sia saltato fuori da quell’improbabile spot anni Novanta in cui tutto funzionava a meraviglia, soprattutto la mattina a colazione. La singolarità di questi ragazzi, però, sta nel fatto di non aver voluto prendere il cognome della madre (che tuttavia ha già fatto testamento “e almeno questa cosa della linea ereditaria è andata“) e nel rifiuto categorico di chiamarla mamma, come confessa la stessa Lucianina a chiusura dell’intervista che le ha fatto Elvira Serra: “Non mi chiameranno mai mamma, me ne sono fatta una ragione. Pazienza. Io la faccio, la madre“. A questo punto sarebbe troppo dire che Vanessa e Jordan sono degli ingrati? Perché non sarà politicamente corretto affermare che sono stati fortunati a ritrovarsi in un ambiente agiato e soprattutto nella condizione di figli amati, cosa non scontata neppure per la prole naturale, ma tant’è, e invece Jordan “fece la sceneggiata del dizionario dicendo leggi cosa vuol dire essere madre, lì ho patito molto…“. Comunque, al di là di ogni giudizio morale, è valsa la pena leggere l’intervista nella sua interezza perché da par suo Littizzetto alterna toni drammatici e leggeri, schivando le derive patetiche a cui pure una storia del genere si presta. Confermando ancora una volta d’essere donna estremamente intelligente.

Foto: Luciana Littizzetto con Jordan, 24 anni, che lavora in produzione nel cinema, e Vanessa, 27, social media manager.

Dall’incipit di Io mi fido di te:

“Caro te. Femmina o maschio, poco importa. Te che non sei nato dalla mia pancia ma dal mio cuore. Te che hai una faccia diversa dalla mia, anche se tutti dicono che mi somigli.

Te che la vita è bastarda, perché ti ha fatto nascere in un posto e rinascere in un altro. E non hai potuto scegliere. Nessuna delle due volte.

Te che una mamma ce l’avevi ma poi n’è arrivata un’altra e adesso ne hai due ed è un gran casino.

Te che sei da maneggiare con cura come c’è scritto sulle robe fragili. Che sei fatto di spine e ogni tanto pungi e ti dispiace. Che a volte non ci stai dentro, che vuoi scappare e non sai da cosa.

Te che per paura di essere lasciato lasci, che non ti fidi mai, te che «Dimmi che mi vuoi bene ma dimmelo venti volte di seguito».

Te che «Posso venire nel letto con te?», te che «Dimmi che non mi lasci anche tu»”.