Il populismo spiegato ai bambini

Michael J. Sandel, filosofo di Harvard, è tra i massimi esponenti del comunitarismo, corrente di pensiero che critica il liberalismo e il neoliberismo, e vede l’individuo come parte integrante della società. Nell’intervista di Carlo Bordoni, a proposito del populismo dice:

“Una delle ragioni più profonde della rivolta populista contro le élite è la sensazione di molti di essere guardati dall’alto in basso, che l’apporto dei lavoratori non sia riconosciuto o rispettato. Si tratta di una lamentela legittima. Quando la globalizzazione ha provocato l’aumento delle disuguaglianze e la stagnazione dei salari, i politici dei principali partiti hanno rivolto ai lavoratori consigli del tipo: “Se vuoi competere e vincere nell’economia globale, vai all’università”. “Quello che guadagnerete dipenderà da quello che imparerete”. “Puoi farcela se ti impegni”. Ma questi slogan contengono un’accusa implicita: “Se non hai una laurea e fai fatica nella nuova economia, il fallimento è solo colpa tua. Il problema non è nella struttura dell’economia o nelle politiche neoliberiste che noi (i partiti principali) perseguiamo; il problema è che non sei riuscito a migliorare te stesso, ottenendo un diploma universitario”. Non c’è da stupirsi se molti lavoratori si sono ribellati alle élite meritocratiche. Quelli di noi che passano il tempo in compagnia di persone acculturate dimenticano facilmente che la maggior parte dei nostri concittadini non ha una laurea. Dunque è una follia creare un’economia che faccia dipendere un lavoro dignitoso e una vita decente da una laurea che la maggior parte non possiede. Il populismo autoritario di destra è di solito un sintomo del fallimento della politica progressista. Negli ultimi decenni, i partiti di centro-sinistra non sono riusciti a rispondere adeguatamente alla disuguaglianza e alla stagnazione dei salari. La loro “retorica dell’ascesa”, come l’ho definita, puntando sulla mobilità individuale verso l’alto attraverso l’istruzione superiore, non è la risposta adeguata alla disuguaglianza”.

Al cospetto di una ipotetica classe di terza media, non saprei spiegarlo meglio.