Giordano, la solitudine del numero primo

Paolo Giordano, uno scrittore nel 2020

D’accordo, lo ammetto, il titolo manca di fantasia, ma per uno scrittore mediocre come Paolo Giordano (con buona pace delle giurie che gli hanno conferito il Premio Strega e il Campiello Opera Prima) può bastare. Ora, ognuno è libero di muoversi come meglio crede, ma peccare di arroganza è troppo. Per cui, rifiutare la direzione del Salone del Libro di Torino solo perché  il ministero della cultura del governo Meloni ti chiede di inserire nel comitato tre nomi – su diciannove – è uno schiaffo in faccia a chi ti ha sempre sostenuto e crede nelle tue capacità.

Mi è stato chiesto di inserire alcune presenze specifiche nel comitato editoriale. Figure di area. Di destra. Sono stati fatti anche nomi precisi, poi cambiati“. Ma più indigesta ancora la proposta di codirezione con la scrittrice Elena Lowenthal perché: “avrebbe pregiudicato la libertà e l’indipendenza, rendendo impossibile la gestione dell’incarico“.

Con ogni probabilità il Giordano disdegnoso passerà alla storia della letteratura, quella che si occupa di vendite, per La solitudine dei numeri primi, libro che ha la sua forza nel titolo, non nella scrittura né nella trama. Come avverrà, del resto, per Va dove ti porta il cuore di Susanna Tamaro. Ma, parola mia, non sono romanzi che restano.