Il volto inedito di Denise

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Ci vuole la sensibilità giusta per fare le domande giuste a una madre che dal primo settembre 2004 cerca sua figlia, scomparsa nel nulla come si dice in questi casi, in realtà semplicemente vittima della malvagità umana, giacché sappiamo bene che il nulla non è di questa terra. In occasione dell’uscita della docu-serie Denise, Teresa Ciabatti ha intervistato Piera Maggio per La Lettura. Riporto alcune domande e risposte che svelano dettagli più intimi della donna e della bambina che abbiamo imparato a conoscere anche attraverso cronache discutibili.

Quell’ultima estate?

“C’è una foto di Denise col costume rosa che annaffia la sabbia, di fianco la cugina. Tra le due bambine passa un mese di differenza, sono cresciute insieme. La cugina timida, Denise chiacchierona, faceva tante domande, fermava le persone per chiedere dove avessero comprato le scarpe, aveva una passione per le scarpe. A casa si metteva le mie col tacco, “ci faccio un giro, mamma”, e camminava dalla camera alla cucina”.

Altre passioni di Denise?

Elisa di Rivombrosa. Si metteva sul divano con me per vedere la puntata dall’inizio alla fine. Era incantata dai vestiti sontuosi. Allora per carnevale, l’ultimo carnevale, le ho preso un vestito simile, di velluto bordeaux, con la corona in testa. Lei faceva le giravolte. Siamo andate a una festa di bambini. Ci sono i video di quel pomeriggio”.

Si vede Denise?

“Passa veloce. Un braccio, un ciuffo di capelli”.

Torniamo al primo settembre 2004.

“Ci siamo scambiate il nostro bacio a pizzicotto. Quella mattina le avevo dato il biberon. Lei prendeva il latte col biberon in dormiveglia, con gli occhi chiusi. A occhi aperti non lo voleva”.

Gesti vostri.

“Uno dei primi pensieri appena sequestrata è stato: chi le darà il biberon adesso? Avrebbero dovuto imparare che lo prendeva al mattino, a occhi chiusi”.

In che modo la sogna?

“Qualcuno che suona alla porta, ed è lei. Anche per questo non ho cambiato casa”.

Cioè?

“In alcuni momenti mi sarebbe piaciuta una casa magari appartata, con un piccolo giardino dove stare fuori a respirare senza essere vista. Non ci sono state le possibilità economiche, e soprattutto di fondo rimaneva l’idea che un giorno Denise potesse ritrovare la strada di casa. Ecco, io dovevo restare qui ad aspettarla”.

Paura di non riconoscerla?

“La vera paura è quella di dimenticarla, di avere un ricordo via via meno nitido”.

Nel senso?

“Ho faticato a capire che Denise è cresciuta”.

Eppure le persone da mettere sotto torchio ci sarebbero, peccato che il medioevo sia passato da un pezzo. Tuttavia mi chiedo: perché la crudeltà deve essere materia per Piera Maggio e non per chi ha sequestrato Denise? È mai possibile che i colpevoli siano degli intoccabili, che a distanza di anni godano ancora di tanta protezione?