J.K. Rowling “ci ricasca”. Ma dov’è finita la liberta di espressione?

JK Rowling says trans activists posted her address online - BBC News

J.K. Rowling, l’autrice di Harry Potter, è di nuovo nella bufera per colpa di un tweet transfobico. Gli attacchi di cui è stata oggetto non costituiscono una novità, dal momento che da tempo la scrittrice si mostra intollerante verso il mondo dei transessuali, e lo fa con tutto il candore e la forza di cui è capace probabilmente perché libera dal giogo del politicamente corretto. Questa volta è colpevole di aver condiviso un articolo su Twitter, per la precisione un pezzo del Sunday Times, in cui si legge che “la polizia scozzese registrerà gli stupri commessi da criminali con genitali maschili come commessi da una donna se l’aggressore si identifica come una donna“. A commento dell’articolo, e con chiaro riferimento al libro di George Orwell intitolato 1984, Rowling ha scritto: “La Guerra è Pace. La Libertà è Schiavitù. L’Ignoranza è Forza. L’Individuo munito di pene che ti ha violentata è una donna“. Il post, che ha ricevuto 91 mila “mi piace”, ha scatenato reazioni piuttosto accese in molti utenti che si sono scagliati contro le parole della scrittrice, la quale peraltro ha già dichiarato di identificarsi in quella corrente di pensiero definita “Terf” – acronimo che sta per Trans-exclusionary Radical Feminist – ovvero “Femministe Radicali Trans-escludenti”. A tutela di tutti va ripetuto fino alla noia che ognuno ha diritto di dire quello che vuole, ed è scandaloso che Rowling sia stata esclusa dalla reunion del cast di Harry Potter che andrà in onda il 1 gennaio su HBO Max.

Vietato dire “Natale” e chiamarsi Maria o Giovanni

UE, Meloni: Commissione considera il Natale una festività poco "inclusiva", in nome di bieca ideologia si vuole sopprimere la cultura di un popolo - Giorgia Meloni

In nome del politicamente corretto siamo ormai a un passo dalla follia. In un documento che doveva restare privato, ma di cui Il Giornale è entrato in possesso, la Commissione europea indica ai dipendenti i criteri da adottare per la comunicazione interna ed esterna. Alcuni esempi tratti dal sito il Giornale.it:

Vietato utilizzare nomi di genere come «operai o poliziotti» o usare il pronome maschile come pronome predefinito, vietato organizzare discussioni con un solo genere rappresentato (solo uomini o solo donne) e ancora, vietato utilizzare «Miss o Mrs» a meno che non sia il destinatario della comunicazione a esplicitarlo. Ma non è finita: non si può iniziare una conferenza rivolgendosi al pubblico con la consueta espressione «Signori e signore» ma occorre utilizzare la formula neutra «cari colleghi»“.

E ancora:

” «Fai attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole, o a rivolgerti a uomini e donne in modo diverso (ad esempio un uomo per cognome, una donna per nome)»; e ancora «quando scegli le immagini per accompagnare la tua comunicazione, assicurarsi che le donne e le ragazze non siano rappresentate in ambito domestico o in ruoli passivi mentre gli uomini sono attivi e avventurosi».

Non viene risparmiato neppure l’ambito religioso per cui:

“In nome dell’inclusività la Commissione europea arriva a cancellare il Natale invitando a non utilizzare la frase «il periodo natalizio può essere stressante» ma dire «il periodo delle vacanze può essere stressante». Una volontà di eliminare il cristianesimo che si spinge oltre con la raccomandazione di usare nomi generici invece di «nomi cristiani» perciò, invece di «Maria e Giovanni sono una coppia internazionale», bisogna dire «Malika e Giulio sono una coppia internazionale». 

E per finire:

“Vietato dire «colonizzazione di Marte» o «insediamento umano su Marte», meglio affermare «inviare umani su Marte»”.

È vero, non ci riguarda direttamente. Ma potrebbe, e in tempi brevi.