Il mio nome è clitoride

Educazione sessuale: di cosa parla il documentario Mon nom est clitoris

In occasione della giornata internazionale dei diritti della donna, è uscito on demand il documentario Il mio nome è clitoride (Mon nom est clitoris)firmato da due registe esordienti Lisa Billuart-Monet e Daphné Leblon. 12 donne tra i 20 e  i 25 anni sono state invitate a parlare della propria sessualità, a partire proprio dalla scoperta del clitoride. Non c’è argomento che sia stato negletto, anzi; illuminante in tal senso una dichiarazione di Leblond a Le Figaro:

Il progetto è nato discutendo con Lisa delle nostre difficoltà sessuali, ci siamo rese conto che erano le stesse. Abbiamo identificato due cose: il tabù della masturbazione femminile e l’obbligo della penetrazione vaginale durante il rapporto sessuale“.

Tra gli intenti del documentario, la volontà  di sfidare i falsi miti che limitano la libertà sessuale “delle ragazze, degli uomini, e delle persone LGBT“. Pare che l’esperimento sia pienamente riuscito – almeno a livello dialettico -, anche perché tra le registe, figlie degli anni Novanta, e le intervistate c’è scarso divario generazionale.

In Francia, come del resto in Italia, a scuola non viene neppure sfiorato l’argomento clitoride, quasi a voler tener fede a ciò che si perpetua da millenni: il corpo femminile è un tabù, qualcosa di cui aver paura. E dunque, ottima la scelta di inserire nel titolo il sostantivo che indica la fonte primigenia del piacere femminile. Tanto per rendere edotti i maschi, una volta per tutte, che l’orgasmo della donna poco attiene alla penetrazione.