Oicofobia, quando il Noi fa paura

Paura della Patria, quella malattia intellettuale che diventa paura della cultura | CulturaIdentità

Cominciamo col dire che se ci fosse una classifica delle copertine più riuscite, il libro di Spartaco Pupo sarebbe in prima posizione, perché sfido chiunque a dire che la Gioconda resa come in certe scene de Il cacciatore lascia indifferenti. Comunque, il punto è un altro. Ed è quello esposto da Pupo a proposito della oicofobia, sintetizzata in terrore del nostro “retaggio”, della nostra “cultura”, della nostra “identità.

Che io ricordi, fino a qualche anno fa nessuno parlava di oicofobia. Ma il governo Meloni ha creato uno scompiglio tale nella sonnolenta coscienza italiana da indurre qualcuno a investigare perfino sulla liceità di termini come Patria.

“Oicofobo è chi inorridisce al solo pensiero di doversi trovare a difendere la prima persona plurale, il Noi, assimilabile alle idee di “nazione” e “identità nazionale” e di conseguenza capace di attirarsi le accuse di nostalgia, sciovinismo, xenofobia, razzismo, ecc. L’oicofobo ripudia le lealtà locali e persegue ideali contro la nazione, sostenendo l’universalismo di istituzioni transnazionali, accettando leggi imposte dall’alto e definendo la sua visione politica in termini di valori purificati da qualsiasi riferimento ai particolari sentimenti di attaccamento a una reale comunità storica. Si tratta di una delle fobie più subdole dell’intellettualità occidentale che, sull’influenza di svariate scuole di pensiero neomarxiste e liberal, pretende la distruzione di ogni possibile riferimento all’identità, anche quando essa è intesa non come nazionalismo, ma come patriottismo o modello sociopolitico di integrazione”. Spartaco Pupo