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Zelensky a Roma da Mattarella, Meloni e poi dal Papa. Il pontefice: "Necessità urgente di gesti d'umanità" - Il Giornale d'Italia

Per le persone abituate a combattere in prima linea, e pressoché da sole, la mossa di Zelensky, che ha avuto come epilogo un secco rifiuto all’offerta di mediazione del Vaticano, resta incomprensibile. Del resto, l’arroganza esibita senza un minimo di imbarazzo mentre saltellava da uno Stato all’altro è il lasciapassare che gli deriva dalla consuetudine, come scrive Panfilo, di entrare “nei salotti del potere a mendicare gloria riconoscimento ed altre armi in cambio di contratti”; per poi uscirne ricoperto di onori, aggiungo io. Quello che stona alle orecchie dei soldati di cui sopra non è tanto la sicumera di Zelensky che l’ha spinto a dire La Russia è sola, ma la postura prona degli europei che proprio non ci pensano a dire, Amico mio, ti stiamo dando tutto l’aiuto possibile, vogliamo almeno sederci intorno a un tavolo e vedere di trovare una soluzione?

Per dirla tutta, non mi ha convinta neppure Giorgia Meloni che nell’incontro con Zelensky, tra le altre cose ha detto:

La verità è che l’Ucraina è vittima di aggressione e che difendendo la propria integrità e identità, allontana la guerra dal resto dell’Europa. Quello che gli ucraini stanno facendo, lo stanno facendo anche per noi“.

Peccato fosse assente quello sguardo di fuoco che compare sempre quando è davvero convinta di quello che dice. Per intenderci, uno sguardo del tipo Io sono Giorgia , sono una donna, sono una madre, sono cristiana