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Il viaggio..”una grande esperienza”!!!….

Da bambino, ringraziando infinitamente i miei genitori, ho potuto viaggiare tanto, sopratutto in Europa, qualcosa di America “Latina” e qualcosa di Africa “Nera”.

La parte che alla lunga mi colpí parecchio era che, ogni volta che prendevamo l’aereo per tornare a casa, mi prendeva una stretta al cuore..era l’idea di dover lasciare “l’altrove”, le mie vacanze continuavano anche dopo quindi non era il rientro e, piano piano, iniziai a formulare l’idea che da grande il mio lavoro mi avrebbe portato a girare per il mondo.

Alla fine ci sono riuscito, sono diventato cuoco e ho lavorato in Veneto, in Trentino, mi si era aperta una porta a Roma, ho vissuto in Spagna (6mesi) e Inghilterra (4anni) e anche se alle volte virtualmente e in termini di possibilità (colloqui skype per lo piu), ho sfiorato con un dito Cina, Emirati, India e Russia.

Quando sono tornato da Londra per un sacco mi sono chiesto…cosa sta alla base del fare quell’esperienza? Mi ci è voluto un pò per rispondermi perché cos’è effettivamente?

La lingua?! dubito, iniziamo a far fatica a trovare italiani che parlino un italiano abbastanza corretto, figurati che applicazioni di un inglese non maccheronico puoi avere nel quotidiano! Per non parlare dell’ignoranza che A QUALSIASI LIVELLO sbrodola nelle cucine d’Italia (ah già non si può dire, c’è mastermerd!!), ancora vi lascio all’immaginazione dei colloqui in inglese con il lavapiatti tendenzialmente analfabeta! Inoltre aver fatto l’esperienza non ti attesta, non ti rilasciano il C1 dopo 4 anni di UK quando te ne vai, neanche se come me là hai avuto una attività! Quindi ai fini d’impiego esperienza praticamente nulla.

L’autonomia? mmmm…e mi sono avvelenato il sangue a Londra ahahah per imparare a farmi la lavatrice o pagarmi le bollette?Si può sempre rimanere al paesino, basta non vivere con Mamma e Papà!

All’inizio non lo vedevo perché la cosa sopratutto mi demoralizzava, mi lasciava anche un pò incredulo: come ho detto sono cuoco (grazie al cielo non per molto ancora!)* e da cuoco me ne sono andato un pò in giro, sopratutto in Inghilterra vieni a contatto con un’organizzazione del lavoro (e potrei fermarmi qua!!!!!!!) diciamo diversa, ma non solo del lavoro, il modo di approcciare alla vita in sè…quando torni, ovviamente, in 4 anni qualcosina lo hai preso sù ma, “no! eh no! qua si fa cosí!”, “eh ma noi siamo italiani”

Eccolo!!! Quello è il significato più intimo di un viaggio, è toccare un’ altra cultura, è poter mettere in pratica il Ciclo Ermeneutico “non possiamo confrontarci con l’alterità senza affrontare i nostri condizionamenti/preconcetti, ma possiamo cogliere l’occasione per metterli in tavola e, terminato l’incontro con l’altro, riprenderli modificati nel significato, più completi ed estesi”, un occasione fantastica di evoluzione umana, la lingua, i luoghi e altre cose sono solo il contorno. Quindi conoscere il diverso o quantomeno sapere che esiste un diverso che funziona tanto quanto, e a volte meglio, del noto!

Sono convinto della correttezza della conclusione a cui sono giunto perché conforme ai principi di termodinamica per cui l’entropia dell’universo aumenta sempre (tendendo a zero), trovo che questo discorso/conclusione proietti in una visone unificatrice (niente di New Age, assolutamente!!): se in principio tutto era uno e, uno è diventato due (amore/odio, buono/cattivo, bello/brutto ecc..) per poter tornare uno consapevole di sè, allora mi viene da pensare che sia corretto unificare e non creare altra dualità, cosa che succede se valutiamo solo i contorni dell’esperienza (come imparare la lingua). Inoltre passando da 2 a 1 (ve la semplifico) l’ entropia aumenta** tendendo a zero

Non concludo con uno scontato e banale “non abbiate paura del diverso”, per quello ci vuole un grande radicamento…senza radici non si vola temo! Inoltre tutto questo post, conclusione inclusa, mi introduce un post in programma su quella che credo sia una buona lettura della situazione MIGRANTI in italia, ma questa è un’altra storia.

Ciao

 

*io adoro cucinare, solo non me la sento più di farlo per chiunque, senza conoscervi, senza nemmeno vedervi in faccia.

** aumenta perchè per convenzione l’entropia in questo universo è fissata in negativo, nei prossimi giorni vi rimedio dei documenti scientifici in merito, ma i principi della termodinamica sono facilmente accessibili a tutti.

 

 

Coscienza e Consapevolezza uniche realtà?

La realtà è quella cosa che quando smetti di crederci non svanisce.. (Philip K. Dick)

L’uomo non è…l’ uomo vive, l’ unica cosa che È realmente è la Coscienza che per conoscersi produce Consapevolezza di sé; e che altro è questa esperienza che facciamo, che chiamiamo vita, se non produzione di Consapevolezza attraverso l’ esperienza stessa? Coscienza e Consapevolezza sono le due facce della stessa medaglia e l’ uomo semplicemente esiste, del resto provate a rispondervi al “chi sono” senza incappare in un “cosa sono/ho fatto/ho” o “da dove” ecc..

Immaginatevi in una grande stanza completamente buia, dove non si vede assolutamente niente.

Questa stanza è l’universo in cui siete contenuti e tutto quello che contiene, si muove di moto relativo al vostro, che essendone l’osservatore, siete di conseguenza, ed inevitabilmente, condizionante.*

Una luce a occhio di bue vi illumina da sopra il capo, producendo una zona illuminata tutto attorno a voi, più esperienza fate, più la fonte di questa luce si allontana, ingrandendo la zona illuminata che vi circonda.

Vi accorgete che la stanza è tutto fuorché vuota man mano che la luce attorno a voi si espande.

La stanza buia è la coscienza, eterna, è sempre stata li, ma non ve ne siete accorti fintanto che un pò di luce non ve lo ha consentito, esistendo la stanza potete esistere anche voi in essa, è piena e vuota allo stesso tempo, dipende solo “dagli occhi” dell’osservatore, in essa sono contenute tutte le possibilità, che sono potenzialità, fino al manifestarsi della luce; e quando dico tutto intendo tutto, dai perché, per i quali, gli atomi dello stelo di un Girasole si legano a dare quella peculiare forma a qualsiasi altra cosa vi balzi per la testa.

La luce, invece, è la vostra Consapevolezza, man mano che la espandete vi mostra l’ universo e i suoi segreti, la Consapevolezza è prodotta dall’esperienza stessa che facciamo, ma non si manifesta se non viene assimilata nella nostra più estrema profondità, a livello animico insomma.

È quello che succede quando i “guru” vi dicono che le situazioni si ripetono fintanto che non ne sbloccate la causa che le genera, sono  interiorizzazioni complicate dal semplice fatto che non ci prendiamo il tempo di stare fermi, la noia, l’ apatia, quando non rappresentano estremi, servono a quello, sono la distorsione di un concetto tanto caro ai nostri avi romani: l ‘ozium (ozio), loro sapevano che in quella staticità esterna è in realtà (o può essere) accompagnato un movimento verso  l’ interno, con il quale ciascuno può raggiungere la sua verità, conoscerla e quindi produrla anche all’esterno (estremamente interessante notare che per Diotima, nel Simposio di Platone, questo movimento è Eros, Amore dunque cos’è?se ancora ne fosse stato distorto il concetto nel tempo?), nella nostra stanza è il meccanismo che regola l’altezza della fonte di luce dal vostro capo (e quindi l’ampiezza della zona illuminata).

A mio avviso ne consegue quasi inevitabilmente la condizione di “mezzo” dell’essere umano, cosa che dovrebbe ridimensionare anche gli atteggiamenti egoici che, nel quotidiano di tutti, minano l’importanza irriducibile del valore dell’ esperienza.

Ciao