Poesia di Cappello Pierluigi

Le belle lettere

A Eraldo Affinati

I polpastrelli premuti sulla terra battuta,
la combustione degli istanti liberata in uno scoppio

poesia
poesia

nel corpo lanciato verso cento metri che non finiscono più
che sono già finiti,
i lunghi ritorni a casa, estenuanti,
dove qualcosa dentro noi andava puntellato
nella desolazione, per catturare il mondo in un dettaglio,
come guardato attraverso una fessura.
Siamo antichissimi e giovani,
abbiamo visto Vienna liberata dai cavalieri alati,
chiuso le belle lettere in un tascapane,
accanto alle cartucce
scalato le marce e aperto il gas in un ruggito
dopo l’ultima curva
e ancora la bellezza e il dolore sono un cielo
che entra nella voce e la spezza.
Non orgoglio del compito svolto
ma per orgoglio del compito
qualcosa rimane del nostro dire
abbiamo inciso i nomi sul tronco folgorato,
siamo passati di lì.

Stato di quiete. Poesie 2010-2016 (BUR Rizzoli, 2016)

Da lontano di Pierluigi Cappello

Il nome amato

 

PIERLUIGI CAPPELLO

DA LONTANO

Qualche volta, piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio,
e non c’è più posto per le parole
e a poco a poco si raddensa una dolcezza intorno
come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo
nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.

(da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti, 2010)

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Una splendida poesia di Pierluigi Cappello che ha per protagonista la distanza, la lontananza dalle persone che amiamo – che siano lontane solo fisicamente o che siano perdute per sempre. Ed è bellissimo quel nome che si viene lentamente formando e che ha l’amorosa fragranza del pane caldo appena spezzato.
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FOTOGRAFIA © WALLPAPERSCRAFT

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Resta la carta mentre mi dileguo / specchio di me ma che non è me stesso / rimedio oppure tedio quando intesso / trame di me scrivendomi e m’inseguo.
PIERLUIGI CAPPELLO, Azzurro elementare

https://cantosirene.blogspot.com/

isola sperduta

Un giorno andrò

 

Un giorno andrò
oltre le pallide scogliere
ad abitare l’isola dei sogni.
Un giorno me ne andrò
lontano da qui,
e quando il mondo avrò girato
qualcuno chiederà: che fai?
non vedi quanta melma hai calpestato?
Sei tutto lordo, puzzi e non lo sai.
Allora tornerò sui passi miei,
finché la riva del mare avrò trovato;
là l’onda mi cullerà,
mentre le pallide scogliere
splenderanno al sole,
e dal grande mare azzurro
fino alle verdi sponde
si leveranno mille canti al cielo
e tutto sarà pace e melodia
intorno a me,
nell’isoletta mia.

Pierluigi Cappello

da https://lombradelleparole.wordpress.com/chi-siamo/