La cosa importante è di non smettere mai di interrogarsi. La curiosità esiste per ragioni proprie. Non si può fare a meno di provare riverenza quando si osservano i misteri dell’eternità, della vita, la meravigliosa struttura della realtà. Basta cercare ogni giorno di capire un pò il mistero. Non perdere mai una sacra curiosità.
Il significato di “Mandi” saluto friulano
Nonostante siano state attribuite, a questo termine, diverse interpretazioni, a tutt’oggi l’ipotesi più plausibile è che derivi dall’antico marcomandi (o m’arcomandi) che stava a significare “mi raccomando”.
A rafforzare tale ipotesi vi sono alcune lettere e poesie del XVI° e XVII° secolo nella quali il termine veniva utilizzato proprio come formula di saluto. Di certo, nell’Ottocento, la parola “mandi” veniva utilizzata in tutto il Friuli come saluto confidenziale ed amichevole. Questo viene sostenuto anche dal noto dizionario “Nuovo Pirona”, in modo particolare per la zona di Udine.
Secondo alcuni, la parola “mandi” avrebbe una valenza anche “religiosa” in quanto il termine verrebbe fatto derivare dal latino “manus dei” (“mano di Dio”, ovvero “che Dio ti protegga”) oppure similmente “mane diu” (“rimani a lungo”, ovvero “lunga vita”) o ancora “mane in deo” (letteralmente “rimani in Dio”). Sembrerebbe che lo stesso Papa Giovanni Paolo II in visita pastorale alla Basilica di Aquileia il 30 aprile 1992, salutando i friulani con “mandi” sottintendesse tale augurio e cioè, di rimanere sempre nell’amicizia con Dio.
da wikipedia
Pensiero di Banana Yoshimoto
La vita è fatta di piccole felicità insignificanti, simili a minuscoli fiori. Non è fatta solo di grandi cose, come lo studio, l’amore, i matrimoni, i funerali. Ogni giorno succedono piccole cose, tante da non riuscire a tenerle a mente né a contarle, e tra di esse si nascondono granelli di una felicità appena percepibile, che l’anima respira e grazie alla quale vive.
(Banana Yoshimoto)
immagine dal web
Pensieri
Una mela marcia può distruggere un raccolto, ma una mela sana non può restituire il sano a ciò che ormai è da buttare…
Noi siamo come il cesto di mele, ricchi di tanti frutti, molti ancora acerbi, qualcuno maturo e qualcuno, anche se pochi, destinati a marcire.
Quando stiamo male smettiamo di impegnarci a pulire il nostro cesto e lasciamo che la mela marcia intacchi le altre… ci abbandoniamo allo sconforto, alla rabbia, a incolpare tutto e tutti di non averci ripulito, a incolparci di non valere…
E allora una mela buona, anche la più succosa non può restituire bontà alle altre, guarire le altre…
Devi svuotare la cesta, ripulitura e riempirla di nuovo: la cesta sei tu non puoi buttarla, devi ripulirla, riempirla e tenerla sempre come la più preziosa tra i nostri beni.
Luca Ferro psicologo
No violenza donne (video)
A tutte le donne
Il 25 novembre è la giornata contro la violenza alle donne
Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l’emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d’amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d’amore.
Alda Merini
Fotografia
Con i primi freddi arrivano le cince a beccare i semi di girasole.
foto di Guido M.
La polenta
Li lenghis di fouc, sot la ciardera, a scjaldin l’aga di bol ch’a fuma.La man da la femina a scjassa drenti a ploia la farina zala e finaPodopo la messeda cul menescul di len, spacant, s’a coventa, i grops, ch’a vègnin sù |
I vulus dai frus a vuardin strias a menâ la polenta, ch’a fâ bociatis di fun.La brea a è pronta par rebaltâla belchè cialda, e, in mies la taula, a somea ‘na regina.A è propit vera, che:” la polenta ta la brea a ten dòngia duta la famea.” |
La polenta. Le lingue di fuoco, / sotto il paiolo, / scaldano / l’acqua bollente, che fuma. // La mano della donna / vi scrolla dentro / la farina gialla. // Poi la mescola / col cucchiaio di legno, / rompendo, / se occorre, / i grumi che vi affiorano. // Gli occhietti dei bimbi, / osservano rapiti, / girare la polenta, / la quale sbuffa fumando. // Il tagliere è pronto, / per rovesciarla ancora calda: / in mezzo alla tavola / pare una regina. // E’ proprio vero, / che la polenta / sul tagliere / tiene unita tutta la famiglia
fonte:http://www.natisone.it/0_store/furlanis/une_poesie_old.htm |
18 novembre 2017
“Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso”
(Lev Tolstoj)
Novembre
A tratti versa qualche goccia il cielo,
qualche piccola lacrima smarrita
e la selva si scuote irrigidita
in un subito brivido di gelo.
Il colchico nei luoghi più deserti
poggia pensoso, e sotto i pioppi lunghi
sorgono, nel silenzio umido, i funghi,
che tengono sempre i loro ombrelli aperti;
e nei giardini taciti e negli orti
nascon, quasi piangendo, i fiori estremi,
i crisantemi per i nostri morti.
Marino Moretti
fonte:http://www.robertosconocchini.it/discipline-italiano/5595-novembre-poesie-e-filastrocche.html