Perché amiamo..

 

Perché sia un inizio, deve iniziare.
Franco si alza dal tavolo, stringe le labbra in un sorriso malevolo e prende una nocciola. Nel frattempo, il soffio della teiera traccia i mulini a vento nell’aria che si perdono quando raggiungono le tende. Il perenne è apparente e apparente, un’illusione.
Due margaritas sono tatuati sui gomiti di Franco. Da loro c’è un profumo affabile che si infrange nel mio naso e viaggia attraverso i canali fino all’abisso del mio lobo frontale. La perpetuità non esiste
Le sue mani parlano più velocemente delle sue labbra, ei tendini delle sue braccia si sottomettono a un gesto appropriato per accompagnare ogni parola. Racconta la tua storia in piccoli sbuffi di ardore, quando il conte grigio attraversa il collo mal rasato. La magia e il caos della metà aperta.
Franco vive di notte e si sveglia a mezzogiorno quando il sole estrae centinaia di occhi bianchi dall’otturatore sul muro. La fine è prevedibile, le circostanze non sono così.
Generoso ai tempi, mi dà le sue ore colorate dell’alba. Mi sussurra in codici la sua vita di ponti e incroci. Le sue ciglia fluttuano quando parla. Occhi di rabbia, voce di scarlatto. È il limite dove inizia la fine?
Nella stanza di Franco c’è un suo dipinto che promette di finire prima che il caldo di gennaio evapori la sua volontà in acquerelli. Accanto al dipinto, un crocifisso e sotto l’umidità verdastra che ricopre il muro. Guardando la porta è il letto, dove ha trascorso le notti con la ragazza del pane, impastando un futuro che è oggi un passato indimenticabile. Cosa determina il limite?
Un sigaro è acceso e i fantasmi vengono rilasciati dai suoi denti. Mi dice che la sua unica certezza è il battere della sua ragione quando un altro sorso di tè illumina un pigmento rosa sulle sue guance e gli zigomi si stancano. L’orologio è ancora per tutti e due perché non osiamo guardarlo. L’inizio è necessariamente finito.
Franco dice che la realtà è perfida e stravagante in tutte le sue presentazioni, gli sono stati insegnati i ciottoli, i marciapiedi e le piazze dietro le sbarre. Dice anche che la pietà trasmuta in affetto con la vicinanza, perché amiamo ciò che vediamo inferiore a noi, ciò che non può farci del male. Ha sempre saputo quando erano agli inizi.
Preme con le dita i bordi della carta fuligginosa che assume la forma di una nave che va a ROMA mentre viene messa nella sua armatura dallo specchio, perché nonostante l’armatura, Franco vuole un giorno sbarcare lì e stare a dormire l’infinito.
Il rumore metallico delle rotaie è confuso con il vento che soffia sui piatti e fornisce la melodia perfetta per quell’addio. Le mie braccia pendono dal suo collo e Franco mi abbraccia le costole. Promette di non perdersi, ancora di più e sorride dietro la sua barba.
Cammino verso il treno.
Non ho mai voluto pensare che tutto inizi,ma..anche  implica la fine.

 

 

Perché amiamo..ultima modifica: 2018-11-23T09:10:33+01:00da allegra.gioia
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