Non identificarti mai nel buio nero della superficie …
va in profondità è proprio lì che la luce bianca splende.
Il nero può essere definito come l’impressione visiva che viene sperimentata quando nessuna luce visibile raggiunge L’occhio che combina tutti i colori della luce che stimolano in maniera uguale i tre tipi di recettori sensibili ai colori. Il nero è l’assenza di colori.
Il bianco è un colore con alta luminosità ma senza tinta. Più precisamente contiene tutti i colori dello spettro elettromagnetico ed è chiamato anche colore acromatico.
Prima che venisse accettata la teoria di Newton la maggior parte degli scienziati riteneva che il bianco fosse il colore fondamentale della luce, e che gli altri colori si formassero solamente con l’aggiunta di qualcosa alla luce.
Newton invece dimostrò che il bianco era formato dalla combinazione di altri colori.
La luce bianca, al passaggio attraverso un prisma di cristallo crea un arcobaleno con la gamma completa dei colori, suddividendosi infatti in tutti i colori da cui essa è composta.
Gli opposti sono i due poli della stessa energia, poiché l’energia è UNA e soltanto UNA siamo noi che poi a questa energia la dirigiamo verso un polo o l’altro d’accordo alla legge universale di polarità, siamo anche noi, non ci dimentichiamo, che attraverso il polo verso il quale abbiamo diretto quella energia avremmo di conseguenza l’effetto di ciò che il decreto stesso contiene.
Due poli della stessa energia.
Essendo appunto l’energia una sola possiamo già dire che l’enorme problema che si trova ad affrontare l’essere umano sia quello di credere e vivere nel “dualismo” ma non si tratta di un semplice “dualismo” ma di una serie di identificazioni che lo stesso essere umano nel arco delle sue numerose vite ha cristallizzato come schema essenziale di vita.
Schema di vita che poi, ciclicamente ripeterà, come seguendo lo stesso cammino conosciuto nel minimo particolare ogni volta che si ritroverà a compiere un altro operato o piano divino su questa Terra e in tutte le vite che a lui stesso saranno concesse.
Questo dualismo, nonostante tutto, si ritrova in tutto il genere di cose e ogni dualità si risolve quando emerge un terzo fattore ad un livello più elevato che sintetizza i due poli opposti, quando ciò avviene nella dimensione umana scopriamo che questo terzo fattore esiste dietro alla dualità e che è proprio lui che li produce.
Voglio comunque puntualizzare che “sintetizzare” i due poli opposti non vuol dire negare la loro esistenza ma essere senziente e flessibile davanti ad essi cercando nel meglio possibile di non identificarsi ma osservarli come un attento spettatore canalizzando le distanze e cercando nel più possibile di restare nel equilibrio o più frequentemente chiamato “via di mezzo”.
Quando un essere umano riesce a restare per qualche tempo in questo immaginario e meraviglioso equilibrio interiore può esserne certo di aver superato le tape fondamentali per arrivare a rendersi completamente ed in ogni momento artefice delle proprie azioni.
Solo un essere umano evoluto interiormente scopre e riconosce questa rivelazione, perché ha vissuto e si è identificato prima con il polo Materia e infine con il polo Spirito.
Il vero ostacolo all’evoluzione della coscienza non è tuttavia il dualismo in se stesso ma il non volerlo riconoscere ed accettare, il non voler comprendere la sua utilità a proprio vantaggio e la sua funzione positiva e necessaria ad uno sviluppo totale e ad una realizzazione autentica.
Solo riconoscendo il “nero” riusciremmo a riconoscere il “bianco” e viceversa.
Il senso dell’unità si ottiene quando si è consapevoli che tutte le cose esistenti a tutti i livelli sono reali, perché fanno parte dell’Uno; anche la parte più piccola e apparentemente insignificante concorre alla grande armonia nel universo e nel nostro straordinario e meraviglioso schema umano.
Questi poli complementari sono chiamati con molti nomi:
Yin e Yang, Ishvara e Shakti, Puruscha e Prakriti, Eros e Logos, Sole e Luna, Conscio e Inconscio, Maschile e Femminile, Attivo e Passivo, Nero e Bianco etc. e tutti questi poli complementari si dividono per poi riunirsi di nuovo nella coscienza evolutiva individuale, non dimentichiamo che i moventi di un essere umano sono una continua interazione tra i poli opposti, interazione fondamentale che permette di distanziare e ravvicinare la risonanza verso l’interno (verso sé stesso) e l’esterno (verso gli altri con le rispettive cause e conseguenze) di ogni essere umano.
La polarità in filosofia è l’espressione del rapporto di reciproca dipendenza di due elementi contrapposti, elementi che possono distanziarsi o ravvicinarsi d’accordo alla interpretazione di ognuno di noi.
A differenza del semplice dualismo, la polarità implica una condizione di complementarità tra gli opposti, tale per cui ciascuno dei due poli, pur essendo limitato e avversato dal polo contrario, trova in quest’ultimo anche la sua ragion d’essere e il suo fondamento costitutivo, perché l’uno non potrebbe esistere senza l’altro e viceversa. L’uno necessita forzatamente della presenza dell’altro per creare un’interazione e interpretazione immaginaria che lo porterà a unificarsi nella stessa energia primaria.
Nell’essere umano infatti accade che riconoscendo questi due poli scopra che egli possa individuare i propri stati d’animo, fisico e spirituale proprio tramite la consapevolezza dell’opposto.
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