” Non sono complicato, ma contengo una dozzina di anime semplici insieme.”   (Bufalino)

E’ notevole come la luce proveniente dal cielo possa cambiare un panorama, o questa sua  specifica mancanza, quando si tratta della mia città, in questo momento invernale. Piacenza è immersa nella nebbia, la mattina, il pomeriggio, mentre la sera l’aria scura è fredda. Come la presenza giornaliera della morte durante lo svolgimento della mia vita, ha mutato il mio stato psicofisico, il mio umore. Nono sono abituata a vivere con la morte, ed è quello che sto facendo da quasi due anni, da quando un virus ha preso tutto lo spazio immaginabile nel mondo che conoscevo e amavo. Perchè non mi sono rassegnata? Alcune persone si dicono ormai rassegnate all’uso di “mascherine” protettive sul viso, al distanziamento sociale, all’allarme continuo fomentato a dismisura dall’informazione. Le persone sono diverse e in modo diverso reagiscono all’ambiente circostante. Per esempio, mia nonna, nata nel 1924, mi raccontava che quando era una ragazzina e c’era la guerra, lanciavano le bombe sulla città nella quale viveva, e lei era talmente spaventata da queste “invasioni belliche” del suo territorio.. che sua madre le diceva:  figlia mia, tu sei così tanto spaventata dalle bombe che non morirai sotto una di esse, per uno scoppio, ma morirai  prima…per la paura!

Probabilmente lei correva in modo convulso e agitato  o si spaventata visibilmente di più,  di più degli altri attorno a lei, forse piangeva e tremava anche, chissà. Ad ogni modo, anche lei aveva a che fare con la morte, viveva insieme alla morte, come stiamo facendo noi. Questa cosa mi ha anestetizzato l’anima, è come se non la sentissi più in me. Rinuncio sempre di più a vivere. Ho rinunciato ad andare a teatro per il 31 Dicembre poichè immaginavo che le persone fossero sedute una accanto all’altra, senza nessuno spazio. Ho rinunciato ad iscrivermi ad un corso che avrei frequentato con molto piacere (cos’è il piacere? Non lo conosco più). Ho rinunciato a salire sopra ad un treno per fare varie passeggiate a Milano,  e Cremona . Tutte cose che avrei fatto normalmente, più volte in un mese, nella mia vita passata. Ho rinunciato ad andare in un locale una sera in particolare…perchè poteva essere (inutilmente) rischioso…

Il posto di lavoro, e uno dei pochi luoghi fisici in cui mi reco, la mia vita è una copia molto sbiadita di una vita normale e vera. Credo di avere esagerato davvero fino a qui. Sarebbe arrivato il momento di cambiare registro per la salvare quello che resta della mia sanità di mente. Labile, flebile.  Ci sono alcuni miei parenti, che nonostante i loro 65 anni d’età, si spostano, frequentano corsi in palestra, si recano a teatro, insomma non hanno smesso del tutto di frequentare la vita vera e sono più sorridenti di me.

 

ultima modifica: 2022-01-09T11:16:07+01:00da Arianna1921

3 pensieri riguardo “”

  1. E perchè non fare come i tuoi parenti? Ma in sicurezza, ovviamente. Ed evitando luoghi troppo affollati. E, poi, pensa a me che guido bus di 18 metri, con con 150-160 posti, che, nonostante tutto, sono sempre affollati.

    1. Infatti ho evitato il teatro il 31 Dicembre perchè immaginavo che sarebbe stato affollato, però ne ho sentito la mancanza, delle persone, della musica, dell’entusiasmo. Non si può vivere pensando di ammalarsi e di finire all’ospedale.. Alla fine elimino proprio le cose che mi hanno sempre fatta sentire viva.

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