Questo agognato mare

E così mi trovo ancora qui, in un sabato pomeriggio con un altro libro fra le mani, dal titolo: I mari del sud – un giallo di Montalban. Il suo stile di narrazione ormai  mi è familiare, ho già letto 4 dei suoi romanzi.  Questo però in particolare credo di averlo letteralmente agguantato dalla mensola di una libreria, per il suo titolo, e per una frase, evidenziata subito dall’autore stesso : Più nessuno mi porterà nel sud.  Anch’io ho pensato all’istante che questo destino sarà anche il mio ,  (no, non quello di venire assassinata, dato che sono poverissima e quindi non sono un/a magnate dell’industria), il destino di non riuscire a vedere prossimamente nessun mare del Sud. Al massimo vedrò un mare ligure, quello di Lerici o luoghi vicini (comunque niente male, devo dire!)

Ricordo l’ultima volta che ho visto da vicino, benchè senza introdurmici all’interno, nelle sue acque, l’ultimo mare del Sud che ha deliziato i miei occhi e avvinto il mio sguardo con tutte le gamme tipiche dell’azzurromare, mi trovavo a Napoli.  Per arrivarci ho utilizzato il treno, cosa che farei ancora, perchè è stato comodo e rapido. Però c’è stata una nota stonata – ho preso la FrecciaRossa o argento, con esattezza non lo so, ed erano posti prenotati di seconda classe. Adesso viaggerei solo in prima, dopo il ricordo della compagnia che ho avuto durante un certo periodo del tragitto. Magari vi sembrerò una donna un po’ snob/superficiale a scrivere questo, ma sono stata seduta in un posto a quattro, con due donne, sorelle e mi sono sentita senz’altro di troppo. Una era incinta l’altra aveva un bambino con sè, molto piccolo. Ricordo che ad un certo punto del percorso questa signora-mamma ha estratto qualcosa per far mangiare il suo piccolo, okay, niente di strano, fino a qui. Ma lui non ne voleva proprio sapere di mangiare e lei insisteva, continuava ad insistere contro questa sua povera creatura, dicendo: dai, a mamma, mangia la banana. Solo un po’, un pochino a mamma. – Lui si ritraeva, niente da fare. Perciò ha desistito senza più speranze.  Dopo un breve lasso di tempo parlando con la sua compagna di viaggio/sorella. Ha detto, devo cambiare il piccolo, vieni con me?  Perciò le ho viste alzarsi e raggiungere la toilette, qui ho tirato un sospiro di sollievo per un po’ di tempo non ero più in compagnia. Basta seconda classe!  (Vi sono antipatica vero, ora, immagino…?) Tanto, tanto? Ma molto o solo un pochino…..ahahah, non insisto, e vi saluto. Ciaoooooo

ultima modifica: 2022-05-14T17:08:07+02:00da Arianna1921

5 pensieri riguardo “”

    1. I miei cassetti della memoria hanno contenuto nel loro interno molte cose, a volte mi rendo conto di avere tanti ricordi pressocchè integri , perfetti – senza aver avuto alcuna intenzione di memorizzarli, e di tenerli chiari e vividi. Si mantengono da soli. Chissà quanto tempo di autonomia avranno..?

  1. Credo sia stato Oscar Wilde a dire che la nostra memoria è un diario non scritto che portiamo sempre con noi. Se ci fidiamo dell’illustre scrittore, allora finché respiri quel diario è sempre in piena autonomia.
    Non so se ci sono tutti gli eventi vissuti, ma certo tutti i nostri sogni, perché ogni ricordo diventa un sogno da ricordare quando chiudiamo gli occhi.
    Buona domenica.

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