“Esistono solo due farmaci divini che possono aiutarci a sopportare il veleno della realtà senza che ne moriamo anzitempo: la ragione e l’indifferenza.” Marai – La recita di Bolzano

Felicità è (anche) avere una mente salda ?

Verso l’ora di pranzo, assaporando un cracker molto salato, per una certa assonanza con il prezzo del soggiorno, al sapore dello stesso snack assaggiato , suppongo, mi è venuto in mente una meta di viaggio: Capri. Subito ho interrotto di mangiare il cracker, come ho smesso di immaginare dei bagni nel mare di Amalfi, Capri, una vacanza troppo cara per me, nonostante mi dispiaccia (non effettuarla qui, e non sognarla neanche!) Hanno decretato Procida luogo della cultura 2022, chissà quante manifestazioni culturali interessanti vi si svolgeranno. Devo essere contenta comunque, anche se non potrò vedere presto il mare del sud, devo essere contenta per altre piccole cose quotidiane che ho più vicino a me: libri, musica, e diverse persone alle quali sono affezionata.  E soprattutto devo essere contenta per qualcos’altro, ovvero per la mia mente, che finora, non mi ha mai lasciata in preda a comportamenti improvvisamente nocivi, per la vita mia o quella altrui. Mi riferisco ad alcuni casi sentiti ultimamente attraverso l’informazione nazionale, ad uno in particolare che ha visto una giovane donna (dall’aspetto fisico, sociale e mentale) sano, uccidere la figlia di 5 anni, in modo assolutamente anomalo e tragico insieme. Anche se non sono mancati episodi di giovani figli che hanno ucciso un loro genitore. Penso che alla radice di tutto ciò non ci possa essere soltanto crudeltà, o un motivo economico, e di gelosia, ma che ci sia qualche processo mentale annebbiato da un momento di perduta lucidità. Perciò ringrazio la mia mente, che fino a questo momento ha tenuto una giusta visione delle cose, e non è uscita fuori di strada…commettendo gesti folli o efferati.  Mi sembra di dover essere grata a lei e al Dio Fato, anche per questo. Se una persona che per più aspetti è inserita normalmente nella società,  in modo così rapido degenera trasformandosi in un assassino, come si evince ultimamente dalle cronache del mondo.

In questo momento ho il desiderio di fingere,  e siccome non ho alcuna platea, fingerò con me stessa (oppure con voi? ah ah ah) Si,  inizierò a fingere

E fingerò di trovarmi sopra un’isola, un’isola greca, sopra una spiaggia, sulla sabbia calda, in un punto comodo, all’ombra, leggendo una poesia di Kavafis?

La seguente:   Le finestre

In queste stanze oscure,
dove passo giorni gravosi, vado avanti e indietro,
cercando le finestre – Mi consolerà
se si apre una finestra –
Ma non ci sono finestre, o non riesco
a trovarle. E forse è meglio così.
Sarà una nuova tirannia la luce.
Chissà che cose nuove mostrerà.

Tema: non è conveniente avermi come amica

“Disse un poeta: E’ più amata la musica che non si può suonare.”  Kavafis Costantino

La lettura della frase-sentenza di Kavafis, mi ha portato ad individuare un aspetto che non mi piace di me, della mia personalità: le mie relazioni umane sono perlopiù superficiali, da svariati anni, (certo il covid ha peggiorato l’isolamento e  drasticamente). Suppongo che questo voglia dire soltanto la seguente cosa: sono una persona superficiale.  Se non trovo più nessun essere umano con cui sviluppare un’amicizia, o un dialogo aperto e sincero, in modo continuativo, e che abbia, questa rapporto, un valore medesimo di importanza per entrambi, può voler dire diverse cose, in effetti, non soltanto che io sia esclusivamente una persona superficiale, ma che potrei essere: una persona con poco fiducia nel prossimo, in me stessa, oppure che sia timida? Probabilmente mi manca la fiducia nel futuro in un modo abbastanza rilevante, sono  diventata disincantata di fronte alle persone in generale e alle loro intenzioni.  Chi vorrebbe in fondo un’amica con scarsa autostima e un pensiero spesso critico, senza più grandi illusioni e speranze?

Le persone amano più facilmente l’ottimista e lo spensierato, piuttosto che l’insicuro e il diversamente-allegro.

Fingi, fingi, tutta la fiducia nel bel tempo che non hai, non hai più…

(E se pensassi di avere anche qualche mezzo (mentale!) per affrontare un cattivo tempo? Sarei altezzosa o con una giusta fiducia in me stessa?)

“Prima di tutto l’amore è un’esperienza comune tra due persone; ma l’essere un’esperienza comune non significa che sia simile.
C’è chi ama e chi si lascia amare: due persone che vengono da regioni diverse. Spesso l’amato rappresenta solo lo stimolo per tutto l’amore represso che, fino a oggi e per tanto tempo, ha atteso l’appello. E ogni amante in certo modo lo sa. In cuor suo sente che il proprio amore è solitario. Arriva così a conoscere una nuova, singolare solitudine ed è questa consapevolezza a farlo soffrire. Per lui ormai c’è una sola cosa da fare: albergare dentro di sé il proprio amore come meglio può; creargli un intero, nuovo mondo interiore, un mondo strano e intenso, completo in sé.”
Da – La ballata del caffè triste – Carson Mccullers

“Baudelaire scrisse un poema in prosa su un uomo che, per un giorno intero, cammina per Parigi in compagnia di una donna che si sente pronto ad amare. Si trovano d’accordo su tante cose, così prima di sera lui è convinto di aver trovato l’anima gemella. Assetati, si fermano in un nuovo, scintillante caffè all’angolo di un boulevard. L’uomo vede avvicinarsi una famiglia ridotta in povertà che si ferma a sbirciare, attraverso le vetrine di cristallo, i clienti ben vestiti, le pareti scintillanti e le decorazioni dorate. Gli occhi di quei poveri spettatori sono pieni di meraviglia per quello spettacolo di ricchezza e splendore, riempiendo il narratore di pietà e vergogna per la sua condizione privilegiata. Si volta verso l’amata sperando di vedere riflessi in lei i suoi stessi pensieri. Ma la donna, alla cui anima era pronto a unirsi, dice bruscamente che quei disgraziati, con i loro occhioni spalancati, le sono insopportabili e gli chiede di dire al proprietario di allontanarli. Non ci sono momenti simili in ogni storia d’amore? La ricerca di occhi che riflettano i propri pensieri e che finiscono in una (tragicomica)  divergenza, che sia questa lotta di classe o qualsiasi altra cosa.”

Tratto da “Esercizi d’amore”  Alain De BottonOrfeo