Tratto dal libro:

La quarta profezia  –  Glenn Cooper

“Jessica gli era stata accanto più a lungo di qualsiasi altra donna avesse mai frequentato, e gli amici avevano cominciato a chiedersi se non l’avrebbe mai spuntata, alla fine, portandolo all’altare.  Visti dall’esterno erano una coppia formidabile. Lei aveva un dottorato in Genetica, ed era amministratrice delegata di una grande azienda di biotecnologie, e per un certo periodo era stata la più giovane dirigente donna di una società di assistenza sanitaria quotata in borsa. Cal era entrato negli annali come uno dei più giovani docenti della storia di Harvard a ottenere il titolo di University Professor. Erano entrambi sportivi. Entrambi era cattolici praticanti, lei nata e cresciuta in seno alla Chiesa, lui arrivato al cattolicesimo dopo una scelta tormentata. Erano entrambi ricchi, lei grazie alle stock options, lui di famiglia. E tutti e due reggevano benissimo l’alcol, nello specifico il vino nel caso di lei. Avevano vissuto tra l’attico di lei e la villa di lui, situata in una bella via alberata di Cambridge, abitata perlopiù da professori benestanti come lui. Col senno di poi, analizzando le macerie della loro relazione, entrambi avevano concordato che la loro storia  funzionava meglio quando i rispettivi impegni impedivano loro di passare lunghi periodi insieme. Di recente, invece, una serie di circostanze improrogabili li aveva trattenuti in Massachusetts, e quella vicinanza forzata li aveva condotti al disastro (della separazione).”

Ho sognato di essere di fronte all’altare di una bellissima cattedrale romanica, e di avere davanti a me un sacerdote nell’atto di celebrare le mie nozze. Il mio futuro sposo era David Duchovny (nello specifico: l’attore che ha recitato nel ruolo dell’agente speciale F.B.I  Fox Mulder nel telefilm XFiles). Adesso, il perchè io ho sognato un matrimonio in pieno svolgimento posso anche comprenderlo, giacché devo essere stata influenzata dal mio luogo di lavoro.  Spesso, le persone vengono a chiedere nell’ufficio in cui mi trovo per lavoro, certificati o estratti di matrimonio. La mia mente ha elaborato un personale rito, per la mia diretta persona. Quello che non comprendo è la domanda che mi è uscita fuori dalla bocca, e che ho rivolto al mio futuro marito Mulder/Duchovny.. proprio quando avrei dovuto soltanto dichiarargli questo: di amarlo e  di essergli fedele sempre, in ricchezza e in povertà…per tutti i giorni della mia vita eccetera eccetera.    Invece ho girato il volto verso di lui (prima guardavo il prete, ovviamente, dato che stava parlando..) e ho proferito, a voce alta, le seguenti parole:  ma tu ci credi davvero agli Ufo?   Dunque c’è stato un momento di imbarazzo e gelo  tra me, Mulder, il sacerdote e tutti gli invitati.  Sono riuscita anche a rovinare a me stessa un matrimonio onirico, che si stava svolgendo con un personaggio che ho sempre amato: Mulder, chissà quante “cose” o relazioni riuscirò ancora a rovinare durante la mia vita vera e concreta. Anzi no, non lo farò, voglio pensare in modo positivo, sarà costruttiva nella realtà utilizzando proprio come monito gli insegnamenti avuti durante il sonno.  Dai sogni si impara!

Spira Cripta   Cripta della cattedrale di Spira

 

forse, un giorno..

Eliminiamo subito il “mito” o la maldicenza su i miei vicini di casa: non emettono alcun suono o gemito dovuto a delle loro intese attività amorose, secondo il mio udito almeno.  Mi svegliano, qualche volta, alle quattro della notte per un motivo specifico, la presenza di un gatto nella loro stanza.  Il lui della coppia in questione non è molto felice di avere questa presenza felina accanto, perchè si sa, un gatto cammina per la stanza, non rimane fermo, quindi lo sveglia il suo girovagare.. e iniziano a litigare.  Io solitamente mi sveglio insieme a loro due e al loro gatto, poichè ho un sonno debole. Li invio a quel paese tutti e tre, mentalmente, e ritorno a dormire. Questa notte non ho soltanto dormito ma ho anche sognato, e ne ho memoria.  Mi trovavo a visitare il Louvre, ma si avvertiva improvvisamente un terremoto e dovevamo, tutti quanti i visitatori presenti, fuggire dal museo, o trovare un riparo al suo interno.   Mi manca l’arte. E ho nostalgia del riuscire a fare un lungo sonno, ininterrotto, di almeno 6 ore.

Oh devo comunicare con il mondo, mettermi in contatto con qualche forma di vita attiva, (vicino a me c’è soltanto un libro che giace in attesa del mio sguardo) in questa fine di giornata estiva e festiva – domenica.  Per farlo però non mi basta aprire la bocca e spargere nell’aria suoni di lettere varie, ma devo concentrare in me tutte le mie esigue forze mentali per scrivere termini comprensibili, scrivere richiede più impegno o sforzo intellettivo, presumo.. Anche se dipende sempre da quello che si scrive, giusto?

E io che cosa andrò a scrivere? Voglio scrivere, ed esprime qui di seguito una serie di lamentele, di lagnanze, sulla mia attuale realtà.  Ovvero, mi stavo chiedendo il perchè gli architetti che hanno progettato gli stabili in cui tutti noi viviamo in larga maggioranza , hanno pensato così poco alla privacy delle persone.  Ogni volta che suona il telefono alla mia vicina di casa lo sento pure io, sento quando esce di casa e quando rientra, quando litiga con il suo fidanzato etc, e lei sentirà viceversa ciò che succede nel mio appartamento (il nulla..)!  Che letizia… di quanta discrezione si può beneficiare tra le proprie mura di casa. Ora è naturale e ovvio, che non si possa avere della riservatezza quando ci si trova per la strada, e si cammina tra le vie di una città, come mi è successo personalmente un paio di giorni fa e ho assistito malauguratamente ad una scena che mi è rimasta impressa e che avrei preferito tralasciare: una donna, sulla cinquantina all’incirca, a terra, vittima di un incidente stradale. Vicino a lei , con uno stato d’animo più tranquillo  si trovava una signora più anziana, una suora, e penso che sia stata lei ad investirla. La donna dolorante, che giaceva a terra, mi ha davvero suscitato un sentimento di pietà. Si scusava con “noi”.. i passanti  perchè occupava una parte del marciapiede, mentre aspettava stesa sull’asfalto, i soccorsi, l’ambulanza. E’ incredibile, ora anche le suore investono i pedoni, pardon…le persone che camminano a piedi. Non c’è più religione  e non c’è mai stata privacy, amen. Buona domenica.

L’inconsistenza mia

Mi sono accorta (con rammarico) che non c’è nessuno che mi si avvicini per chiedermi: come stai? Come va? (ora che non frequento più lo studio di uno psicologo)
Dunque ho deciso di farlo io stessa e di chiedermi da sola: come va?
La risposta è che mi sento abbastanza demotivata, in vari settori della mia esistenza, il lato sentimentale è ormai un lato che non coltivo più, quello lavorativo non è mai esistito..praticamente, quello intellettivo anch’esso è in disuso – momentaneamente disabilitato, in quello spirituale non vi confido più. (cosa devo fare della mia anima? E’ ancora in me?) Anche il lato esteriore, la manutenzione del corpo che ho avuto in dotazione alla nascita, è limitato a motivazioni perlopiù mediche: dentista, dermatologa. Di curare particolarmente il mio aspetto non ho grande determinazione: truccarmi? Il meno possibile. Comprare scarpe nuove? Lingerie elegante? Rimando, e rimando perchè ne sono già sazia, in un certo senso. (cosa davvero strana!)
Se dovessi parlare del mio stato d’animo, e descriverlo in modo dettagliato, userei il termine: insulso, informe.
Ho uno stato d’animo informe, insipido, scialbo.
Perciò devo andare subito alla ricerca di qualcosa che molto.. mi piaccia: una sfera di cristallo, una bacchetta magica, la musica classica, un re di cuori, una poesia.

Tratto da “MIracolo a colazione – Bishop Elizabeth

Alle sei aspettavamo il caffè,
il caffè e la pietosa briciola
che ci avrebbero servito da un balcone
– come antichi re, o come un miracolo.
Era ancora buio. Un piede del sole
trovò appiglio su un’increspatura del fiume.

Il primo traghetto aveva appena attraversato il fiume.
Con quel freddo speravamo che il caffè
fosse bollente, tanto il sole
non ci avrebbe riscaldato; e che la briciola
fosse una pagnotta a testa, imburrata, per miracolo.
Alle sette un uomo uscì sul balcone.

Si trattenne un minuto sul balcone
guardando sopra le nostre teste, verso il fiume.
Un domestico gli passò gli strumenti di un miracolo:
un’unica tazzina di caffè
e un panino, che sminuzzò briciola a briciola,
la testa, se vogliamo, tra le nuvole – col sole.

Era pazzo? Che cosa avrà, sole o non sole?
cercato mai di fare, lassù sul suo balcone?
Ognuno ricevette solo una dura briciola,
che alcuni lanciarono sprezzanti nel fiume
e, nella tazzina, un goccio di caffè.
Alcuni di noi rimasero in attesa del miracolo.

Posso dire che cosa ho visto poi; e non fu un miracolo
Una splendida villa immersa nel sole,
dalle porte un profumo di caffè
bollente. Sulla facciata, il gesso di un balcone
barocco, aggiunto dagli uccelli del fiume
lo vidi con un occhio vicino alla briciola e corridoi e saloni in marmo.
La mia briciola
la mia dimora, creata per me da un miracolo,
nei secoli
….

“Di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato.”   Vangelo secondo Matteo

Dopo il saggio incipit, frase-sentenza di religiosa natura, come continuare e  scrivere le mie varie e innumerevoli parole senza grazia, e con scarso spessore di sostanza…alcuna?

Serve coraggio, si, si, ci vuole un estremo coraggio. Allora io sarò quella che scriverà qui, ora, con coraggio e dirà di sè, si confiderà, forse, in modo poco avveduto. Ma non importa, l’essere avveduti, non mi piace adesso qui, all’interno del blog, e credo che in genere non mi piacerà mai .  Anche se devo ammettere che, questa cosa, dell’esprimermi poco, di interloquire poco, quando mi trovo  inizialmente in un nuovo gruppo di persone in modo concreto, mi appartiene. Non è una cosa simpatica da vivere, perchè mi piacerebbe essere meno controllata, misurata nel mio aprire bocca e parlare, invece rimango perlopiù in ascolto degli altri. Questo mi succede quando mi trovo con un gruppo di persone composto da almeno quattro componenti, o 5 , 6.  In frangenti simili dico due parole in croce. Meno male che ci sono quelli loquaci. Io sono davvero antipatica e asociale, e mi sento in seguito quasi colpevole per non aver partecipato (ovvero ho quel senso di disagio,  per aver messo in imbarazzo la compagnia di quelle 5 o 6 persone, per aver partecipato poco)

Probabilmente dovrei pagare uno psicologo per liberarmi di tale angosce, invece utilizzo il Blog, quando sarò più “abbiente” lo farò.  Per ora, sono consapevole di essere soltanto la più antipatica (muta) in tutti i gruppi di persone ai quali partecipo.  (ahahah, ah ah ah)

E’ così la vita

Ps Scusate la noia e la pesantezza dell’argomento del blog, mi sono annoiata da sola a scriverlo, per fortuna ho terminato

Au revoir

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