Tratto da: L’uomo sentimentale – Javier Marias

“La mia professione mi costringe a condurre spesso una vita molto solitaria nelle grandi capitali del mondo, e Madrid, la città in cui trascorsi buona parte della mia infanzia e della mia adolescenza, non costituì un’eccezione quattro anni fa.

Anzi, dopo che per molto tempo non vi ero più passato, la città  mi sembrò solitaria e triste come ne ho viste poche nei miei numerosi viaggi all’estero.

Ancora più delle città inglesi, che sono le peggiori del mondo, le più malsane e le più ostili;  ancora più di quelle della Germania dell’Est, nelle quali vi è tanta disciplina e tanta mortificazione che andarsene fischiettando per la strada produce l’effetto di un cataclisma; ancora più di quelle svizzere, che se non altro sono pulite e quiete e lasciano possibilità aperte alla fantasia per il fatto stesso che non dicono niente.

Madrid, invece, sembra aver fretta di dire tutto, come se fosse cosciente che la sua sola possibilità di conquistare il viaggiatore consiste nello sbalordimento e nell’impetuosità sfrenata.

Non si concede, però, nessuna aspettativa duratura, nessuna avvertenza, né nessuna riserva, e con ciò non permette neppure al visitatore (per non parlare del residente eternamente perseguitato)  la minima  speranza immaginativa o immaginaria circa il fatto che possa esistere qualcosa di più – occulto , non espresso, omesso o soltanto contingente – di quel che gli si offre impudicamente non appena muove qualche passo per le sue strade sporche e asfissiate. Madrid è rozza e sboccata e non ha mistero, e non c’è nulla di così triste e così solitario come una città senza enigma o apparenza di enigma, nulla di così dissuasivo, nulla di così opprimente per il visitatore.”

 

 

hopper          Edward Hopper – New York restaurant

(Non fare lo sgarbo di dimenticarmi)

Cosa rappresenta per me la parola elefante o meglio il vocabolo inteso come puro simbolo. Rappresenta per me la memoria.
Si dice che gli elefanti abbiano una memoria grandiosa almeno quanto la loro mole, le loro fattezze. Perciò credo che
quell’elefante appeso ad un muro nel mio sogno possa significare l’atto del ricordare.
Devo tenere a mente qualcosa d’importante, secondo il mio subconscio, che nella realtà forse sto trascurando. Sicuramente nella mia vita quotidiana ho un po’ perduto di vista qualche desiderio che
avrei voluto realizzare,  ed è come se volessi metterlo a lato della mia esistenza. Nel sogno ha ripreso forza, è diventato vivo e concreto, parlante. Certamente, mi converrà trovare un luogo nel mondo dove posso sentirmi
tranquilla con me stessa, un posto dover poter rifugiarmi, quando mi sento più fragile o scarica d’energia per riuscire a nutrire i miei propositi.

Il pasto “appeso” al muro,  diventa un invitato!

Stamani mi sono svegliata con il ricordo di un sogno strano nella mente. Giacchè ho sognato un elefante o forse soltanto la sua “pelle” appesa ad un muro di una casa nella quale mi trovavo ad abitare. E visto che quel grande mammifero sembrava proprio morto, una donna, che doveva essere mia ospite (amica) proprio in questa abitazione, diceva: allora questa sera, per cena, mangiamo questo elefante?

Io rimanevo esterrefatta, poichè la presenza di tale animale mi sembrava davvero assurda. E invece, la cosa più assurda , a questo punto del sogno deve ancora accadere.  Difatti  non rispondo io alla richiesta della mia ospite ma risponde l’elefante stesso, che d’improvviso si anima,  e afferma: io sono vivo!

Di rimando la donna-ospite e amica mia, risponde: okay, dunque lo inviteremo a cena!

Il pensiero di questa strana visione onirica di questa notte mi ha condotta nel pomeriggio della giornata odierna a ricercare affannosamente un paio di piccoli orecchini, bianchi  e a forma di elefantino. Tuttora li indosso, devono essere stati la consolazione per il risveglio brusco da un sogno poco comprensibile- con un elefante come mio co-protagonista. Avete mai avuto degli oggetti, dei vestiti o delle cose che sono stati in grado di darvi una certa consolazione  psicologica/mentale, avendoli con voi?

A me è successo oggi con questi piccoli orecchini a forma di elefante, ma quando ero bambina ricordo di aver avuto come “feticcio” o come indumento quasi inseparabile da me, una tuta di colore blu. La maglia della tuta era quella che più mi affascinava del completo: aveva un cerchio di plastica, nel quale era racchiuso un piccolo “acquario” in miniatura, due pesciolini rossi, brillantini e una soluzione acquosa – souvenir dell’acquario di Genova?

 

(Buona giornata cara me!)

Al mattino sveglia da meno di un’ora, prima di uscire dalla porta d’ingresso di casa, incrocio lo sguardo di mia mamma, di fronte ad uno specchio, mi dice: non puoi uscire così..devi metterti un po’ di fard…sei troppo pallida! Io non l’ascolto, anche se so che ha ragione. Ho fatto pace con il pallore del mio incarnato, lei no. Esco di casa, così come sono, e mi domando: dove sono finite le mamme che dicono alle figlie frasi rassicuranti come…sei la luce dei miei occhi?? La mia no…  non è così (sarà perchè è un’esteta?.. Mi consolo così…)

Cammino nella piazza centrale della mia città, vicino al mio luogo di lavoro, e mi imbatto improvvisamente in un cartellone pubblicitario con impresso il viso di un intellettuale che non mi è mai piaciuto: Pasolini. La sua immagine con una sua frase attigua, viene presa come ispirazione per una campagna contro il Diritto delle donne all’aborto. Questo mi ricorda subito uno dei motivi per i quali non mi è mai piaciuto, oltre al  suo sembrarmi un essere mellifluo. Subito dopo, quel cartellone pubblicitario osservato, mi rimanda  alla mente il prossimo voto elettorale, e la persona per la quale avevo deciso di votare. Una donna. Ora, per la prima volta accosto questa donna politica alla legge sull’aborto, e mi domando : sarà favorevole all’aborto o no? Dopo aver controllato in internet ho la brutta notizia che temevo: la persona per la quale volevo votare “ostacola” la legge attuale a favore della libertà di scelta delle donne al diritto all’aborto. Così mi ritrovo a pensare.. e ora per chi devo votare??

 

Entro in ufficio e mi rendo conto che sono in turno con un collega di lavoro al quale non sono molto simpatica, ovvero  praticamente mi tollera,  e io lo capisco pure.. d’altronde pure io lo faccio da tantissimi anni ormai, mi sopporto, talvolta anche con malumore.

E dulcis in fundo, mi ritrovo a parlare con gli utenti:  una donna telefona dicendo che i moduli distribuiti dall’ufficio, non sono scritti in un italiano corretto, vuole spiegazioni più precise e infine dichiara di essere un’insegnante di italiano, perciò la sua è una deformazione professionale o una lamentela vera e propria?

Un’altra (utente) dice che abita in questa città da poco tempo, ma che è felice di andarsene presto , perchè le persone (indigene) del luogo non le piacciono (soprattutto i suoi vicini di casa!) e nemmeno le strade, piene di buche eccetera eccetera

 

 

?

(Tempo addietro, quando lessi questo libro di Forster feci un’orecchia/segno a questa pagina.. che conteneva queste parole qui sotto. Non lo ricordo più il libro, forse lo leggerò di nuovo)

” Eppur stava facendo una bella cosa:  stava dimostrando  come poco possa bastare all’anima per sussistere.   Privo di nutrimento sia del cielo che della terra, Maurice andava avanti per la sua strada, lume che si sarebbe spento se fosse vero il materialismo.  Non aveva un Dio, non aveva un’amante … i due consueti incentivi alla virtù.
Ma continuava a combattere dando le spalle alla vita facile, perchè lo esigeva la dignità.
Non c’era nessuno ad osservarlo, e nemmeno si osservava lui stesso, ma le battaglie come la sua sono le imprese supreme dell’umanità, e superano tutte le leggende sul paradiso.
Non lo aspettavano compensi di sorta. Quel suo operato, come tante altre cose già scomparse, sarebbe caduto in rovina.
Ma lui non cadde con esso, e i muscoli che si erano sviluppati nel frattempo, rimasero validi per un uso diverso.

Maurice – E. M. Forster

Parole di seta, con dolcezza di maniere     (Baltasar Graciàn)

Le saette trafiggono il corpo, ma le brutte parole l’anima.
Una buona pasticca rende odorosa la bocca. Fine espediente del vivere, saper vendere il fiato. 
Si paga quasi tutto con le parole, ed esse bastano a sciogliere cose impossibili.
Si negozia nel fiato con il fiato e rianima molto l’animo sovrano.
Occorre sempre avere la bocca piena di zucchero per addolcire parole che gli stessi nemici assaporano.
Essere affabili è l’unico modo di essere gentili.

Il segreto di Luca – Silone   ( a tratti la mia lettura potrebbe indurre sonnolenza o ilarità, perdonatemi l’eloquio non sempre scorrevole e qualche sbaglio di voce -dicitura.., pensate che è il pensiero che conta!)  o no?