Tratto da “Primo sangue” – di  A. Nothomb  (libro in lettura in queste giornate.  Mi tiene compagnia, quando cerco di accantonare per un po’ tutti i pensieri riguardo me stessa..medesima)  (ma quante siamo nel mio cervello??…almeno 3!)

poesiee

Buon lunedì!

Coerenza da tenere ?

“Un romanzo, cara, o si scrive o si vive” , queste parole vengono suggerite direttamente dall’autore Luigi Pirandello al lettore – potrei vivere di suggerimenti di autorevoli e significativi scrittori del Novecento, italiani o francesi o americani, ma ora piuttosto sto vivendo seguendo la mia naturale disorganizzazione…sia nella vita meditativa che in quella pratica -materiale, visto che comunque una ne rispecchia l’altra.   Quello che mi sto chiedendo ora è come si deve scrivere un diario…ovvero, bisogna avere in mente un preciso episodio da raccontare e annotare oppure si può partire seguendo le sensazioni del momento? Io mi comporto nel secondo modo, mi lascio trasportare dalla mente, senza una struttura di base, senza un’idea vera e propria. Dopo aver scritto, rileggo e cerco di comprendere ciò che ho appena narrato. Ora, è un lasciarsi andare…come un immergersi nelle acque di un fiume vivo e corrente, e lasciarsi in balia dell’acqua, dell’inconscio, della memoria. Anche se devo ammettere che ultimamente proprio questa, la mia memoria, mi ha tradita, sono rincasata ieri pomeriggio portando con me alcuni acquisti compiuti,  e uno di questi devo riportarlo nella boutique dove l’ho comperato, per cambiarlo. Ho fatto un errore di valutazione, ossia ho comprato due volte lo stesso articolo. Non mi ricordavo di avere già tra i miei foulard, uno dello stesso identico colore.  Adesso possiedo due foulard di seta della stessa nuance-tonalità, per fortuna posso restituirlo e cambiarne il colore. Dovrei forse trovare in questo episodio un qualcosa di opportuno e giusto, o quanto meno giustificabile? Una coerenza?
Ma  la mia mente(segreta) oltre a dimenticare le concordanze che ricerca sistematicamente tra ciò che la circonda, probabilmente scorda anche di dover, talvolta, stare in guardia da ciò. Avere una predilezione per una data tipologia di scarpe, di colore, di abito, di abitazione o di frequentazione..come quello di innamorarsi, per esempio, dello stesso tipo/tipologia di uomo, spesso – potrebbe non essere del tutto idoneo alla propria serenità…

cocolor

Avverrà un bando per l’ozio – ?

Chiamatemi pure alle due di notte, quando da un’ora sto già dormendo il sonno dei giusti (se così  realmente può dire di fare una come la sottoscritta che cerca spesso di allinearsi con un certo suo senso di giustizia incorporato in sè da anni,  con il quale deve fare i conti più o meno, quotidianamente) per poi scusarvi e riagganciare subito il telefono, io certamente con la stessa velocità riprenderò il mio sonno interrotto.  Quindi questa mattina, sono fresca e riposata proprio come quella rosa fresca  e aulentissima descritta da un poeta del XIII secolo, possiedo cioè lo stesso aspetto “fulgido” di musa di una poesia, ma di una poesia più dell’oltretomba, da Edgar Allan Poe o Baudelaire, spettrale!   Poi sembra che le previsioni meteo diramate con qualche giorno d’anticipo dall’osservatorio climatico locale abbiano indovinato giustamente le condizioni pessime del tempo meteorologico: avevano previsto vento e pioggia, e il primo c’è, la seconda si sta preparando a cadere. E io che tuttora sogno ad occhi aperti, e fantastico sulle prossima giornate di primavera ..ormai alle porte. Come d’altronde non spalancarle tutte le porte…a questa stagione.. ad ogni primavera, i giorni di luminoso tepore che intravedo insieme al suo arrivo, mi incoraggiano a fare qualche progetto, a mettermi più fuori di casa…a bandire l’ozio dal mio vocabolario.

“Com’è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?” (il mestiere di vivere – Pavese)

“Amore è desiderio di conoscenza”

“Tutto è ripetizione, ripercorso, ritorno. Infatti anche la prima è una -seconda volta -”                                                                                          (Cesare Pavese)

orizzonte

Non così vicino

The cinema show, lo spettacolo del cinema, beh…è quello a cui ho assistito oggi pomeriggio. Nel film che mi sono recata a vedere recitava principalmente Tom Hanks – Non così vicino, il titolo. Ho avuto un’ottima impressione della trama, della recitazione degli attori e del messaggio che ha voluto trasmettere il film… (almeno credo, se l’ho colto appieno) tant’è che mi è quasi sembrato di uscire dalla sala del cinema come da un luogo di “culto”, un luogo sacro in cui vengono dispensati  consigli di come deve essere vissuta una vita piena e intrisa di buoni rapporti umani. Se non amate i film con qualche flashback, non è il film che va bene per voi.  Qualche rimando al passato c’è, qualche ricordo della moglie perduta -morta- che il protagonista Tom Hanks definisce l’unico vero colore della sua vita. Prima di lei viveva in bianco e nero. Sonya era il colore. Mi è rimasta impressa questa frase, e anche il suggerimento di lettura: il maestro e margherita, dovrò leggerlo ora.

Ho riflettuto sopra taluni miei “concetti” o “immagini” che mi accompagnano da qualche giorno, sul perchè esistano, perchè si trovano nella mia mente, e sono quelli di: noia..il primo, e l’elefante il secondo.

Ora per l’immagine dell’elefante, a meno che non si voglia proporre come possibile mio animale totem, può essere spiegato come presenza nei meandri dei miei pensieri da semplici conseguenze quotidiane. Appena entro nel mio appartamento trovo e guardo appeso alla parete di un corridoio un quadretto con l’immagine di un elefante indiano, bardato in modo variopinto. Quando entro nel mio ufficio spesso colgo l’immagine di vecchi depliant turistici rimasti in eccedenza che parlano di Annibale e degli eventi storici ad esso collegato (con il suo mitico elefante Surus)!  Mi sono regalata un paio di piccoli orecchini bianchi a forma di elefante, che ogni tanto indosso.  Quindi la mia anima, attraverso gli occhi, si trova sovente di fronte a rappresentazioni di questo maestoso animale, e lo trasporta nei sogni -come riesce meglio,  ossia in Africa, con gli indigeni animisti degli Azande?   Che vogliono scrutare l’orizzonte..?

Per quanto riguardo invece la “noia”.. ritengo di averla provata ultimamente e di essermi sentita quasi subito in colpa, in questa realtà attuale in cui vivo,  dove tutto deve essere dinamicità, e concretezza, dove servono fatti, azioni e non aleatorie fantasie, o speranze, supposizioni.  Mi sembra di perdere del tempo, insieme alla mia “noia”. Potrei fare, invece di annoiarmi. Probabilmente la noia serve anche per pensare….a cosa progettare  e.. pianificare.

 

“Sono schiavo delle mie emozioni, delle miei simpatie, del mio odio per la noia, di quasi tutti i miei desideri..”   F. S. Fitzgerald

Ci terrei a fare alcune miei considerazioni sul tema della ” noia”, io personalmente devo  provarne assai, o almeno una parte di me, quella che io non ascolto molto, che deve essere inconscia,  e che prepotentemente esce fuori, e si fa sentire durante le mie notti.  Il mio subconscio riesce a farmi comprendere attraverso visioni e immagini oniriche, che c’è una “me” , che poco conosco,  la quale vorrebbe viaggiare. Già perchè di notte viaggio, non solo in modo temporale, ma  in modo più fisico e più prettamente geografico diciamo.  Di notte, nei sogni, da addormentata, mi reco in qualche località diversa del mondo,  attraverso la mia immaginazione. Per esempio la notte scorsa ho sognato di essere in una località dell’Africa, in mezzo a degli indigeni del luogo… più precisamente un popolo come quello degli Azande, con un credo/religione animista?  Ovvero un popolo con una tradizione antica e ancora ancestrale, i quali si trovavo a dover fare i conti con un elefante. L’elefante era un esemplare molto imponente e alto, di una colonia di elefanti, lo volevano utilizzare per osservare verso l’orizzonte e guardare il più in là possibile, ossia avere una visione a lungo raggio, ampia. Solo che nessuno voleva salire sopra quell’esemplare, così hanno deciso in una specie di piccola loro concertazione di porvi sopra la sottoscritta. Io mi sono trovata per caso, e controvoglia, issata su questo elefante.  Il tutto è stato così veloce che non sono riuscita nemmeno a protestare, in fondo loro erano un gruppo, io ero sola: non avrei potuto farli desistere. Mentre ero sopra all’animale pensavo: speriamo che la discesa, non mi faccia troppo male, che la discesa sia a mia misura e possibilità.  Avevo una vista  meravigliosa, prodigiosa e infinita davanti a me, eppure ero preoccupata per la futura discesa, sapevo che non poteva rimanere sopra quell’elefante per sempre, e speravo che l’elefante stesso si abbassasse per agevolarmi la discesa…Sentivo, perfino, ad un certo punto, che l’animale percepiva le mie preoccupazioni, ma non sapevo se fosse o no disponibile ad aiutarmi. Perciò mi sono svegliata, con un po’ di paura, ringraziando di essere in Europa, in Italia, distesa sul mio letto.

cuore

Non potevo di certo non pensare o non trattare nei discorsi che tengo tra me e me, con la mia sola mente, anche -di specchi – quest’oggi, che è un giorno particolare – un 17 del mese che avviene di venerdi, ovvero una di quelle giornate che da sempre hanno avuto un alone di mistero, e di leggenda
proprio come ogni nostro specchio..d’uso quotidiano.
Innanzitutto cercate di non farvi scivolare dalle mani uno di questi oggetti riflettenti proprio in questo venerdì….17, che ha già da solo, come fama, quella di portare un poco sfortuna. Uguale cosa potrebbe succedere se il sopracitato specchio dovesse rompersi, una volta sfuggito dalle vostre mani,
in una qualunque data del calendario.
Ma non temete, se dovesse capitarvi potreste sempre porre rimedio alla diceria sulla sua presunta sfortuna se rotto, facendo questo: raccogliendo i cocci e mettendoli in un barattolo da poter poi richiudere.
Una volta riempito con i pezzi rotti, avvitate il tappo e visualizzate i pezzi dello specchio che riflettono tutto ciò che vi fa star bene. Poi mettete il barattolo su un davanzale di una finestra soleggiata
Ma per quanto tempo? Mi sono chiesta io….Non viene indicato, forse per i successivi sette anni, oppure per l’eternità.
Il rimedio che vi ho proposto qui sopra, trascritto fedelmente, l’ho letto all’interno di un libro sulla magia wicca, una di quelle altre nuove “religioni” o filosofie nate nella nuova era. Ritengo che possa
essere una valida proposta di conoscenza di se stessi e del sacro, come altre discipline..umanistiche.
Riguardo allo specchio, ricordo di aver letto una novella o forse una storia – della corrente letteraria del realismo magico
poteva essere Bontempelli? Che affermava la fama dello specchio come di un oggetto dotato di un singolare alone di mistero e d’incanto. Tutti gli specchi che sono in grado, come si sa, di riflettere le immagini delle persone, i loro volti o i loro corpi interamente, hanno anche la capacità (secondo una leggenda) di trasportare con sè, una parte dell’anima della persona apparsa sulla sua superficie riflettente, e di farla vivere, in un altro mondo in un’altra dimensione. Così ogni specchio contiene tanti altri noi, che vengono distrutti, quando uno di questi si infrange,
e si frantuma in mille pezzi. Perciò avviene la “morte” di questi altri noi, in altri dimensioni. Per questo ci attiriamo gli anni di sfortuna? (ipoteticamente) causiamo la “morte” di altre persone inconsapevoli, in altre realtà?
Insomma, proprio una fiaba..!

(Predisporsi a conquistare un’armonia duratura)

In un momento di quiete ho ripensato a quanti volti ho guardato, e quante persone si sono avvicendate durante il corso di questi miei anni d’esistenza.
Sicuramente qualcuno di queste mi ha conquistato di più la mente, di più è entrata a far parte di quelli che ho potuto considerare dei veri e propri fortunati incontri, altre sono più sbiadite nella mia memoria, come la circostanza della loro apparizione.
Questo a che cosa è dovuto? Come mai ci sono individui capaci di “sedurre” e conquistare la mente, il ricordo, l’affetto l’amore, la stima, la simpatia, a discapito invece di altri? Come mai ci sono persone più piacevoli
e altre meno con le quali passare il tempo? Qualcuno dirà che sono certe cosiddette affinità d’intelletto, di pensiero o di stile di vita ad avvicinare taluni individui ad altri, ma io credo che comunque al di là di queste
vere o fondate supposizioni sulle affinità, ci siano persone dotate in modo più completo e universale di ammaliare o di far sentire a proprio agio, e accolte, gli altri. Questo dipende dalla loro bellezza forse? Forse è veritiera la famosa frase scritta da Dostoevskij che afferma: la bellezza salverà il mondo” . La bellezza dell’armonia, e della serenità, che può trasparire dall’espressione di un volto (dotato di empatia e compassione) per ciò che sta guardando. La grazia in una voce che parla con naturalezza e garbo,
con la tranquillità e sicurezza che le proviene dalla mente, da uno stato mentale in equilibro.
La padronanza di se/noi stessi, ci rende notevolmente più degni di attenzione rispetto all’esterno, più piacevoli da frequentare.
E io che sono uno “squilibrio disarmonico” che cammina…come farò a stabilizzarmi?

Om, ommmmmmmmmmm, omm  (pronunciato tante volte, mi infonderà la calma interiore, la serenità eterna?)