Qualcosa che non ho:  tipo..il pollice verde!

E’ accaduto che mi sia imbattuta da pochissimo tempo, in quella che una volta doveva essere stata una pianta vivente e forse anche con un aspetto molto diverso all’attuale, magari persino vitale. Davanti a me invece si trovava una pianta moribonda, lasciata vicino ad un bidone dell’immondizia, per terra, en plein air. Per associazione di idee mi è venuto in mente il volto sorridente di una mia amica, la quale, una volta, dopo averle domandato dove avesse comprato quella sua nuova bella pianta rigogliosa e fulgida, che si trovava all’entrata del suo corridoio di casa, mi disse…: questa intendi? Si, risposi subito io – di getto

Pensa che l’ho trovata abbandonata tra i rifiuti, in un angolo a terra. Mi dispiaceva così tanto….lo sai che amo le piante. Ho provato a portarla con me, qui a casa, e dopo una settimana, mi ha ricompensata con questi bellissimi fiori.

Beh, per fortuna che ha incontrato una come te, che ha il pollice verde. Se avesse incontrato una come me, per esempio, non avrebbe avuto in sorte una seconda chance di vita.  Io avrei potuto soltanto lasciarli lì a terra, al suo destino, di fronte al netturbino – in balia della sua morte prossima, tra i rifiuti.

Proprio ieri, vedendo quella pianta moribonda, ho ripensato subito a lei, e alla sfortuna di questo  piccolo arbusto veduto dentro ad  un vaso,  perchè in quella strada, in quel vicolo, non si è palesata proprio la mia amica con l’abilità botanica nella mani, che magari si sarebbe fermata a raccoglierla, l’avrebbe messa in automobile e l’avrebbe resa di nuovo una pianta sana – forse persino gradevole agli occhi di chicchessia.

Spesso la mia vita mi è sembrata un rimando di qualcosa ad altro, un assonanza di un evento dinnanzi a me, simile per comparazione immediata della mia mente  o memoria, a qualcos’altro di già visto, già avvenuto, già presente in memoria.

Vivere significa ricordare, assimilare, o dare una seconda chance.

 

L’opinione pubblica è un tiranno assai debole, paragonata alla nostra opinione personale
Ciò che determina o piuttosto indica il fato di un uomo è l’opinione che egli ha di se stesso”
Henri Thoreau, scrive questa affermazione in uno dei suoi libri più famosi.
E ripensando alla frase per poi compararla con qualcuno dei miei gesti recenti, tipo quell’idea improvvisa che mi ha
condotta in giro a leggere i citofoni di un paio di palazzi (sconosciuti) con i relativi nomi – cognomi stampati sopra di essi, beh..
..dopo ciò non mi sembra di  poter avere -personalmente- una grande considerazione della mia salute mentale – è un chiaro
caso di strampalate azioni, o meglio tendenza ad azioni inutili, senza scopo.
E nella vita bisogna sapere sempre, in ogni momento, ed esattamente che scopo si ha, non vagare ed essere smarriti,
ma soprattutto non fare troppo confidenze in giro. Essere efficaci nel proprio agire e cauti nelle confidenze rilasciate ad altrui vicini –
Per continuare il declino appena sopra esposto e avanzare nello sconsiderata idea di raccontare qui sopra, nel blog, qualunque cosa di me, mi giri nella mente (o nella memoria), voglio confidarvi
a tutti quanti voi- oh occhi indiscreti che state leggendo – come mi sento…beh mi sento come se fossi un essere
insignificante. Non è una piacevole sensazione.
Perciò diffonderò intorno a me: calma, benessere, *luce mia -gialla…d’intelligenza- interiore? ahahah

*(Il giallo è il colore dell’intelletto, della luce solare, della vivacità intellettiva…)

Frati sordi! 

Prendendo fra le mani, per caso, un libro di Thoreau vi ho trovato scritto:

il male che si fa, ci sopravvive  – attribuito questo pensiero dallo scrittore  Thoreau al grande drammaturgo  Shakespeare

E’ strano perchè da svariate ore, prima che succedesse ciò,  mi interrogavo sulla mia condotta di comportamento, sui gesti idonei e quelli scorretti che avevo tenuto recentemente, magari anche senza volerlo, e senza accorgermene subito.

In un altro momento della giornata, invece, mentre mi sentivo in colpa, in dolo, o percepivo comunque un leggero rimorso, per l’ultimo acquisto inutile fatto in occasione dei saldi, e rimuginavo su i soldi spesi futilmente, camminando per far vagare altrove i miei pensieri e scacciare i sensi di colpa, ho iniziato a leggere una lunga  scia  di nomi sopra il citofono di un palazzo.  In questo palazzo del centro storico della mia città, mi hanno meravigliato i cognomi scritti sopra un solo campanello, ovvero: Frati Sordi  –

Perciò ho cercato di interpretare questo binomio di nomi come l’esortazione dei proprietari di casa a non desiderare che si prema il loro campanello. Forse volevano dire semplicemente:  qui ci abitano …frati sordi, è inutile che suonate, non vi aprirà nessuno.