” Da ragazzo, pur portato a coltivare il sentimento dell’amicizia, Eurialo e Niso, Oreste e Pilade mi annoiavano, li sospettavo insinceri. Capii più tardi che quei personaggi amavano ognuno dell’altro le buone qualità, mentre io sono più pronto a legarmi ad un amico per solidarietà coi suoi difetti, tra i quali l’intelligenza.”    Diario notturno – E. Flaiano

“Certi vizi sono più noiosi della stessa virtù. Soltanto per questo la virtù spesso trionfa.”      Diario notturno – E. Flaiano

castellodicarte “Castelli di carte”

Il raffreddore che avevo da quattro giorni, stamattina, sembra sparito o almeno se non è ancora passato del tutto mi ha dato una gradita tregua.
Questa per me è la migliore notizia della giornata, anche se mi tormenta ancora un fastidioso mal di gola.
Magari dovrei prendere spunto dal libro di La Rochelle e rintanarmi in una “Casa della salute”
simile a quella frequentata dal personaggio di Alain (di Fuoco fatuo), anche se io preferirei delle classiche terme/beautyfarm.
Nonostante creda che qualunque luogo nel mondo in cui alberghi gentilezza e sensibilità verso l’altro
(come verso se stessi) possa considerarsi un luogo pro-salute, ovvero uno di quei luoghi in grado di
creare del benessere psichico e di riflesso anche fisico in chi li frequenti.
Per esempio, mi è sembrato tale, un bar/caffe della mia città, in cui ho assistito ad una scena di generosa assistenza da parte di una barista ad un anziano avventore del locale.
E’ gradevole assistere ad atti di gratuita gentilezza, è rincuorante. Difatti la signora dietro al bancone del bar ha tagliato in piccoli pezzi la brioche che golosamente, con tutta probabilità, aveva intenzione di
divorarsi velocemente, quest’uomo solo e un po’ anziano (sopra gli ottanta..) rischiando la sua incolumità fisica, forse. Doveva avere problemi nell’inghiottire, perciò la barista dopo essersi prodigata a tagliargli il croissant in piccole parti, gli ha specificato ciò: mi raccomando, mangia un pezzo alla volta, non mi far preoccupare..
Mi è sembrata più un’infermiera che una barista.
Se avesse la stessa gentilezza la mia cara genitrice nei miei riguardi, che invece, osservandomi
ultimamente mi ha comunicato: ma ti sei guardata? Fai pena figlia mia, sei troppo magra!
Insomma, parole così delicate, alle quali ho controbattuto così: cosa ci posso fare? Mangio come vedi, non digiuno.
La risposta è stata: Mangi, si. Ma troppo poco per il tuo peso. Vuoi morire? O mangi di più o muori.
Ora, io vorrei l’esilio, recandomi dalla signora di quel Bar, ritornandoci un po’ più spesso,
oppure soggiornando in un ristornate di un grande albergo, magari a Napoli, dove c’è il mare, e i tassisti sono gentili (ricordo)
Ve l’ho mai detto? Una volta sono stata a Napoli, e qui ho trovato il tassista più gentile e strano con il quale mi sia relazionata per raggiungere le mie mete turistiche desiderate. Ancora ci penso, alla sua stranezza
gentile, chissà perchè…probabilmente perchè le persone sinceramente affabili sono una minoranza nel mondo?

pedrocchi     (Caffé Pedrocchi)

Questo è quanto (anche se è scarso…)

Ammetto di aver provato, segretamente, (ovvero senza averlo mai dichiarato), qualche forma di vergogna per la scelta di qualche libro che mi è capitato di leggere. Solitamente ciò mi è accaduto con libri che erano di matrice New Age, o che parlavano di angeologia.
Il perchè è chiaramente dovuto all’ideologia “religiosa” o “esoterica” che è delineata inquesti libri. Ho acquistato libri di Rosemary Altea “Una lunga scala fino al cielo” (una medium che diceva di riuscire ad avere contatti
con gli spiriti dei defunti) e ho letto libri sull’aura, sulle sfere angeliche, etc. Ho letto un libro su Gustavo Rol.  Insomma certi libri, non fanno di me per forza una persona potenzialmente credulona o del tutto psicologicamente fragile, votata a credere per forza in qualcosa di immortale e divino,
più che altro rivelano il mio essere una donna curiosa, così alla fine mi sono giustificata, tra me e me, mentre leggevo i libri.
Leggere un romanzo non significa “sposare” nè in parte nè completamente la filosofia espressa dall’autore del libro. Perciò leggere il libro “Fuoco fatuo” di P.Drieu La Rochelle, non fa di me, una simpatizzante della politica di estrema destra.
Non avvallo la sua ideologia fascista, perchè leggo un suo libro, sono stata incuriosita dal personaggio delineato nel libro citato, ovvero, in quel Alain di “Fuoco fatuo”, che forse rispecchia in un certo senso anche un po’ lo scrittore stesso.
La vita di P.D.La Rochelle non è stata semplice: ha vissuto in un periodo storico funestato dalla prima guerra mondiale, al quale ha partecipato e combattuto. Se volete leggetevi pure la sua biografia, è stato ferito fisicamente in uno scontro militare e lui inoltre come altri suoi coetanei
presenti durante il primo conflitto mondiale devono aver avuto anche ferite psicologiche, e di ideali persi, ne confronti di quell’umanità belligerante, o povera e distrutta o distruttiva e aggressiva.
Finchè tutto non è terminato, la guerra è finita, ma deve essere stato difficile ritrovare una nuova normalità di vita quotidiana, nel credere nell’equilibrio di uno stato di pace.

“Per aridità d’animo e per ironia, si era proibito di nutrire idee sul mondo.
Filosofia, arte, politica o morale, qualsiasi sistema gli sembrava un’impossibile smargiassata.
Così, non essendo sostenuto da idee, il mondo era a tal punto inconsistente da non offrirgli alcun appoggio.  Soltanto i solidi conservano per lui una forma”                     Fuoco fatuo – D. La Rochelle

vetrosoffiato

Avete mai sentito dire che si è spinti di più a leggere i libri che rappresentano  meglio il nostro stesso modo d’essere?  ovvero che si tende a leggere perlopiù ciò (o chi) che ci assomiglia? Dato quello che sto leggendo, i seguenti due libri- rispettivamente il primo dell’autore Pierre Drieu La Rochelle “Fuoco fatuo” mentre il secondo “Un amore” di Dino Buzzati, spero che questo modo di ritenere la scelta generale della lettura non corrisponda al vero. In “fuoco fatuo” vengono narrate le vicende di un dandy alla ricerca di un amore stabile che abbia il potere di salvarlo dal suo spirito innato di autodistruzione. Mentre nel libro di Buzzati viene raccontata la storia di un amore/ossessione.

Vi lascio uno stralcio del libro di Buzzati, un amore:

“D’improvviso si rende conto di quello che forse sapeva già ma finora non ha mai voluto crederci. Come chi da tempo avverte i sintomi inconfondibili di un male orrendo ma ostinatamente riesce a interpretarli in modo da poter continuare la vita come prima ma viene il momento che, per la violenza del dolore, egli si arrende e la verità gli appare limpida e atroce e allora tutto della vita repentinamente cambia senso e le cose più care si allontanano diventando straniere, vacue e repulsive, e inutilmente l’uomo cerca intorno qualcosa a cui attaccarsi per sperare, egli è completamente disarmato e solo, nulla esiste oltre la malattia che lo divora, è qui se mai l’unico suo scampo, di riuscire a liberarsi, oppure di sopportarla almeno, di tenerla a bada, di resistere fino a che l’infezione col tempo esaurisca il suo furore. Ma dall’istante della rivelazione egli si sente trascinare giù verso un buio mai immaginato se non per gli altri e d’ora va precipitando”   Tratto da: Un amore –  D. Buzzati

Van_Gogh_      Autunno – Van Gogh  (un immagine calmante per la psiche..!)

Cercate di comprendermi!  (almeno voi)  (Captatio benevolentiae..inziale)

Deve essere difficile vivere, sono convenuta a questa ( nuova e sorprendente) idea, dopo aver ascoltato una notizia della cronaca locale della mia cittadina: un uomo (dicesi pusher? in gergo) è stato arrestato (?) perchè consegnava marijuana ai pazienti dell’ospedale, direttamente in loco. Ora si sa che tramite alcune sostante stupefacenti (in moderato dosaggio) si può offrire ai malati di dolore cronico (e invalidante) la possibilità di attenuare e dimenticare il loro dolore corporeo. Non mi sembra poi tanto sbagliato… anche questo rimedio/alternativa. In fondo i farmaci(calmanti) che prescrivono i medici non sono anch’essi delle specie di droghe? E dato che questi medici gli prescrivono (i calmanti dei dolori) attraverso il sistema sanitario nazionale/locale… con tanta parsimonia immagino, rivolgersi anche altrove lo trovo comprensibile e umano..
Da esseri umani e mortali trovo che non sia proprio facile vivere la vita, certo forse nemmeno gli Dei se la passano bene sempre, in fondo anche loro rischiano il buio completo e oblio finale, quanti Dei nei secoli sono stati dimenticati,
e i loro nomi ormai non vengono più pronunciati , altri invece saranno tuttora subissati da mille richieste…e troppo indaffarati, non riusciranno a supportare tutte le speranze dei loro fedeli.
Ma la fede delle persone è continuativa, rinasce sempre, anche dopo una brutta delusione. Si scusa la propria divinità parlando della cattiveria umana, del lassismo umano a compire i comportamenti giusti e lodevoli, e del libero arbitrio di cui siamo dotati.
Dio non può nulla, tranne, talvolta, mangiare ambrosia, (cibo che rende perfette le divinità immortali) e osservare le nostre povere vicende terrene, sperando che riusciremo a scegliere i comportamenti più giusti da tenere per noi e per il nostro prossimo, talvolta manda i suoi emissari (angeli)
a sussurrarci nelle orecchie cosa dobbiamo fare (quando lo ricorda..!), e noi comprenderemo??
Il vocabolario angelico e tanto oscuro a noi, occasionalmente sentiamo, captiamo e comprendiamo. Certamente ci sono individui che sono dotati di un intuito personale che sfiora il prodigioso e questo permette loro di avere un dialogo più o meno continuativo e soddisfacente con le alte sfere divine.
Ma ci sono altre persone, come la sottoscritta, le quali sono scarsamente portate ad apprendere e capire lingue diverse da quella di origine. Non ridete se vi confido che ho fatto davvero “disperare” mia mamma quando ha voluto insegnarmi qualche parola nel suo dialetto regionale -di nascita. Il Siciliano è stato quasi difficile da pronunciare per me,
come il Giapponese, il Russo o l’Arabo. Devo studiare ancora tanto sul versante della comunicazione linguistica, mi applicherò, però, prometto.

villa reale Milano

(Milano…..)

fioren[Palazzo Bertamini Lucca -Fiorenzuola d’Arda]

” E pertanto ha pur ragione Dostoevskij quando afferma che chi è felice compie il fine dell’esistenza.

Oppure si potrebbe anche dire che compie il fine dell’esistenza chi non ha più bisogno d’un fine fuori della vita. Vale a dire, chi è soddisfatto.”

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“Credere in un Dio vuol dire comprendere la questione del senso della vita

Credere in un Dio vuol dire vedere che i fatti del mondo non son poi tutto.

Credere in Dio vuol dire vedere che la vita ha un senso.”

 

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Vi sono due divinità:  il mondo ed il mio Io indipendente

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Certo è corretto dire: La coscienza è la voce di Dio

Frasi tratte dal libro: Tractatus logico- philosophicus e Quaderni, L. Wittgenstein

Vi ricordate di “Pomodori verdi fritti“? è un film che ha bussato alla porta
della mia memoria, così, improvvisamente, perchè ho iniziato a ripensare ai libri e quindi poi (anche) ai film più amati per me nel corso della mia esistenza. Questo (film) che ho appena citato trattava bene a mio parere
il tema dell’amicizia, oltre a quello del razzismo e della violenza, ma soprattutto metteva al centro il coraggio di certe donne, con
lo spirito pieno di vivacità e forza d’iniziativa personale, talvolta, fino dalla più tenera età.
Un film che non ho avuto alcuna possibilità di scegliere di guardare, perchè l’ho visto durante il periodo di frequenza delle scuole medie, inserito nel programma di studio è stato Lady Hawke, un classico
delle storie romantiche, dove l’amore e la magia reggono l’intera trama narrata.
Un altro film che hanno voluto (il sistema scolastico) inserire nel mio percorso di istruzione è stato”L’albero degli zoccoli“, il mio professore di italiano che ricordo ancora con stima e affetto, aveva voluto mostrarci la povertà di alcuni lavoratori e le difficoltà del vivere quotidiano in Italia, affrontate dai nostri bis-nonni. (presumo)
Ma se dovessi dirvi quale sia stato, finora,  il film che veramente  mi ha più colpita emotivamente, vi direi: L’impero del sole di Spielberg.
Mentre per menzionare un libro, probabilmente sarebbe: L’uomo che ride di V. Hugo, e delle poesie di  J. L. Borges
Alla fine ho chiesto a mia mamma se avesse letto (o meno) il libro di M. De Giovanni, Caminito.
L’ha fatto, e  mi ha riferito, che  non l’ha del tutto entusiasmata come sperava avrebbe fatto. Io di questo libro, sfogliato solamente (devo ammettere) ricordo una sola parola, un mese: Aprile. Un mese che porta con sè a tutti gli effetti la primavera, cosa che aspetto ardentemente.

Per narrare a chi assomiglio (in certe cose..)    

Mi ha fatto estremamente sorridere mia mamma ultimamente, quando le ho sentito rivolgermi questa confessione: se poi lo leggo, non ho più nulla da leggere che mi piaccia/interessi così tanto. Me lo tengo per un po’ sul comodino, mi gusto l’attesa.. di leggerlo.  Ora, se sia così, oppure se è soltanto una scusa per camuffare il fatto che non abbia proprio voglia di sfogliare alcun libro,  non  lo so.  Ha acquistato l’ultimo libro di  M. De Giovanni, incentrato su un commissario di polizia il “Commissario Ricciardi”  – dovrebbe essere l’ultimo della serie, pare che lo scrittore non intenda più continuare a scrivere libri sul personaggio di Ricciardi.
Io le ho chiesto, come aveva trovato il libro,  e lei mi ha risposto di non averlo ancora letto, di averlo lasciato a dopo, a più avanti.  Il perchè lo sapete, l’ho appena scritto, nelle prime righe del post. Il tema dell’attesa sembra permeare  tutta quanta la mia vita e io ci faccio sempre più caso…come mai? Inizio a stancarmi di essere lasciata nell’attesa, di una risposta, di un orario per fare una determinata cosa, di un appuntamento, dell’arrivo di un treno,  di una telefonata, della cottura di una torta etc eccetera. Attese.   Di certo tutti attendiamo, alcune di queste sospensioni però vengono decise, sono scelte da noi (come quella di posticipare una  lettura del libro del nostro scrittore preferito, come nel caso di mia madre, per esempio), altre invece ci vengono inflitte, e sono subite.

Ma io di che dovevo parlavi? Del fatto che assomigliavo a qualcuno. Scusate se ho tergiversato, se mi sono dilungata, e vi ho fatto attendere nella risposta. Si, credo di assomigliare certamente a qualcuno, ossia a mia mamma, sul tema della lettura, credo di aver atteso a lungo anch’io prima di leggere un libro , di cui sia l’argomento e sia l’autore mi allettavano molto. Forse avevo paura di restare delusa poi alla fine del libro, che non mi sarebbe piaciuto tanto quanto mi aspettavo o speravo.  (paura di aspettative deluse)

Anche nell’amore per la lettura più in generale credo di aver ereditato, la stessa passione da lei, senza che la mia genitrice abbia dovuto svolgere grandi manovre di convincimento in tal senso.  Da lei ritengo di aver imparato anche ad amare l’ascolto della musica lirica. Non ho potuto fare altro, da quando ho memoria, forse da quando avevo 12/13 anni, in casa mia si ascoltavano passare nell’aria le note della Tosca, delle Traviata, di Manon Lescaut, del Rigoletto, della Madama Butterfly, dell’Aida, della Carmen di Bizet eccetera, e l’Adriana Lecouvreur? La forza del destino? Il Barbiere di Siviglia,  La cavalleria rusticana? L’Andrea Chénier..!   (Che la memoria non mi tradisca, ora che la voglio usare)