Si domanda Bachelard: L’uomo non è forse determinato dai suoi sogni più che dalle sue esperienze?  Ma di quale determinazione parla Bachelard?

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C’è un luogo dove accadono le cose più strane, dove il tempo e lo spazio sono oggetto di una beffa continua, dove convivono il tragico, il grottesco, l’assurdo. Questo luogo è il sogno. Poichè il sogno si compone al di fuori della nostra volontà, siamo portati ad attribuirgli fino dai tempi più lontani un valore di divinazione e comunicazione con l’eterno come se provenisse direttamente dal regno degli dèi. Nelle epoche di civiltà rozza e primordiale l’uomo credette di conoscere nel sogno un secondo  mondo reale; è questa  l’origine di ogni metafisica. Nietzsche attribuisce dunque al sogno una responsabilità nell’area delle grande astrazioni. Da una parte strumento di intimidazione e potere, dall’altra laboratorio di astrazioni.  Al di là dell’uso che se ne è fatto nel corso dei secoli, il sogno rimane una zona affascinante ma oscura della mente umana, un fenomeno che sfugge anche ai controlli della coscienza, ma carico di responsabilità perchè su di esso si concentrano le proiezioni personali e collettive delle inquietudini umane.

Questo libro è composto dalle trascrizioni dei miei sogni lungo il corso di un anno, il 1979. Una cronaca o un diario di eventi che appartengono all’area dell’immaginario e che ho riferito con la massima precisione e fedeltà che mi erano consentite, come se si trattasse di resoconti destinati a una indagine scientifica. Mi rendo conto che nella pretesa di offrire una descrizione precisa di una materia per definizione incerta e fuggitiva come il sogno si manifesta subito una prima vistosa contraddizione di questo progetto.

Questo libro alla fine non si propone niente di più che offrire del materiale di prima mano su una attività della mente che si svolge nel buio e che, da Artemidoro a Freud, è stato oggetto di innumerevoli interpretazioni per simboli, associazioni, opposizioni, analogie e vagabonde fantasie. La tentazione di attribuire un significato a tutto, in ogni occasione e situazione, ha prodotto una nevrosi semiologica che non si arresta davanti a nessun ostacolo, che rifiuta o ignora per principio la stranezza dell’universo e l’oscurità del suo disegno ultimo. Un corpus omogeneo di segni ( di sogni) prodotti dallo stesso soggetto, può offrire il pretesto per nuove indagini e per nuove ipotesi, compresa quella estrema della totale insignificanza.

Ciò che suscita perplessità nella teoria di Freud sul sogno è anzitutto la sua impostazione -clinica-, sia nella scelta dei soggetti che nella manipolazione cui vengono sottoposti i loro sogni. Di per sè il sogno non è un sintomo patologico, né il soggetto che sogna è da tenere in sospetto di malattia, a meno di considerare malati tutti gli abitatori della crosta terrestre. E’ più conveniente stabilire un presupposto di salute e inscrivere il sogno e il sognatore entro i -confini- della normalità- intendendo grossolanamente come soggetti normali coloro che hanno accettato il contesto nel quale vivono e hanno tolleranza per le proprie contraddizioni interne.  Altri appunti sono stati mossi  alla teoria dei sogni di Freud. Anzitutto l’interpretazione simbolica può subire scarti e variazioni da soggetto a soggetto, non usufruisce di un codice universale. Inoltre una parte dei simboli onirici più comuni, in particolare quelli che denotano organi o funzioni sessuali, secondo Calvin Hall sono presi a prestito dal patrimonio popolare e triviale comune a popoli e tempi lontani e che comunque precedono la psicanalisi. Non si tratta dunque di un linguaggio peculiare del sogno, ma di una simbologia tradizionale in uso da molti e antichi tempi e luoghi.

Tratto da “Diario di un sognatore”  Luigi Malerba

 

ultima modifica: 2024-09-01T16:10:49+02:00da Arianna1921

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