“Ognuno sa chi è,  cos’è,  conosce il significato della sua vita…”

E’ questo che pensa Anais (Nin) nell’anno 1958, mentre cammina per una Parigi che trova ricca di  una grazia poetica e onirica, non banale.

Invece io, che senza significativi pensieri in testa ho camminato per le strade della città in cui vivo, con una specie di ansia di vivere addosso, probabilmente volevo riprendermi dai precedenti quattro giorni trascorsi a casa a curarmi l’influenza.  E anche se non ancora del tutto guarita, entravo e uscivo dai vari negozi, o senza acquisti con l’aria delusa o sorridente con un “qualcosa” di nuovo, da aggiungere alla collezione di oggetti da portare nel mio appartamento.
Mentre ero in uno stato di appagamento post acquisto,  ho notato mia mamma, che fino a quel momento era stata accanto a me, spostarsi ad un lato della strada e chinarsi verso un signore inginocchiato per terra
con un cartello e un contenitore per le offerte, si era avvicinata ad un clochard per offrirli due euro.
Le ho detto subito: come mai ti sei allontanata?
Rivolgendosi con lo sguardo all’angolo occupato dal quel “senzatetto” ancora lì , ha risposto: mi ha fatto pena…
gli ho dato due euro, visto? Non sono stata tirchia questa volta. Riferendosi al fatto che di solito quello che offre è  soltanto un solo euro e la prendo in giro per questo. Beh, io questa volta nemmeno l’ho pensata la sua presunta “tirchieria” giacchè non mi ero nemmeno accorta della presenza del mendicante, presa com’ero a sentirmi di nuovo bene, e a sperimentare l’ebbrezza della mia efficienza corporea…alla velocità di andatura e all’occhio per le spese giuste. Spese che poi sono state oculate e necessarie, niente di così fuori programma,  le solite collant, gambaletti e maglie pesanti di tutti i colori da mettere come intimo…per non sentirsi sforniti di fronte al freddo di Novembre. Ad ogni modo mi sono sentita poco sensibile e poco attenta alle condizioni dell’umanità circostante, che a volte mi suscita della vera pena, come d’altronde, la stessa pena, l’avverto io stessa verso la mia persona. Provare pena per qualcuno o farsi pietà da soli?  Per esempio questo sentimento di pena verso me stessa la provo quando mi sveglio in piena notte, interrompendo il sonno e non trovo alcun conforto se non quello del cellulare, che avvio e utilizzo immediatamente per vedere o leggere qualcosa che mi concili di nuovo il sonno. Spero che il cellulare mi canti una canzone? Mi faccia da ninna-nanna?? e così spesso funziona…

Alcune volte però accade che trovi delle pubblicità lampeggianti sul display del cellulare, che mi consigliano questo o quella spesa. Purtroppo un paio di giorni fa, anzi di notti fa, mi hanno consigliato la lettura di un libro orribile e triste, dal titolo: amabili resti. Sono andata oltre il titolo e ho letto tutta la trama dettagliata del libro. Ed ecco che è arrivata un’angoscia smisurata e un senso di dispiacere, spostata non più verso di me e la mia insonnia, ma verso la vittima, quella povera giovane ragazza, descritta nella trama della storia, vittima di una tragedia inumana. Morale di queste righe, di questa mia riflessione sopra questi giorni/notti che sto vivendo: non tutti meritano dei sentimenti di pietà, e non tutti li provano.

Qui sotto, la prova…l’immagine di un mio acquisto…tanto per sdrammatizzare, la renna di Babbo natale? Ha l’aria candida…chissà se anche lei prova più pietà verso il genere umano o verso se stessa e le sue condizioni di lavoratrice precaria invernale??

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ultima modifica: 2024-11-03T15:00:02+01:00da Arianna1921

3 pensieri riguardo “”

  1. Compatire qualcuno per me è sostituirmi a quella persona per il tempo, che le dedico, immaginando cosa mi farebbe piacere nella sua situazione.. Il conforto che ricavo è maggiore sempre a quello che ho potuto fare. Sono questi i momenti in cui vorrei essere ricca, allora sicuramente non saprei cos’è la noia. C’è così tanto da fare nel mondo, eppure nessuno se ne cura, o ben pochi.
    .

  2. È così, essere molto ricchi permette di essere generosi in modo molto più semplice. Nel nostro piccolo possiamo fare qualcosa tutti, se abbiamo l’occhio e il cuore pronti a recepire gli altri, e i loro problemi. E poi alla fine ci potremmo trovare tutti quanti ad avere bisogno di un aiuto da qualcun altro, anche non un parente stretto. Ciao!

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