Un bel connubio

Ci sono due parole che mi balenano nella mente da qualche ora, la prima è: competizione, l’altra è civile.
E ora a guardarle bene, unite e in coppia non dovrebbero suscitare nemmeno tanto una grande riflessione, o una qualche preoccupazione.
In fondo per intero si potrebbe leggere: competizione civile – ovvero una competizione di questo tipo, di questo tenore, che non dovrebbe impensierire. Perchè si svolgerebbe tutto questo -competere- secondo dei criteri equilibrati, onesti.
Ma competizione è una di quelle parole con un significato di cui non mi aggrada proprio l’azione, il competere, l’essere in confronto con qualcun altro, o con qualcos’altro non mi ispira un’emozione buona, positiva. Difatti qualunque concorso, anche il più amichevole, come una “gara” di poesia intima e personale, di fotografie amatoriali, un incontro di camminata podistica per cause di solidarietà etc non mi hanno mai spinta a partecipare. Nonostante io cammini molto, scatti fotografie ed elabori poesie da anni, e in modo abbastanza scadente.
Tutto questo mi potrebbe benissimo far diventare un’ottima partecipante a gare simili. E queste “gare” non mi cambierebbero per nulla l’esistenza. Devo cominciare seriamente a pensarci, sul competere civilmente, ma con emozioni positive dentro l’anima. Non tutte le prove vengono per nuocere. Alcune attestano il livello di interesse verso qualcosa, o la propria preparazione e motivazione.

Oltre la testa ho perso anche un paio di guanti
l’ufficio oggetti smarriti della mia città
deve avere una serie di guanti che mi sono appartenuti
ma che con costanza, in ogni inverno, ho provveduto a smarrire chissà come..
E sventura vuole che sia ancora inverno davvero e per quanto tempo non so.

(Spero che tutti lo riconosciate….IMG_20250224_150252 (1))

Quando segui per anni e anni un “personaggio” sullo schermo televisivo e all’improvviso, nonostante sia (per te) tanto irraggiungibile te lo ritrovi davanti agli occhi, ma non sai che cosa fare per interagire…puoi almeno scattargli una foto? Alla fine prendi il coraggio e con il tuo cellulare scatti la fotografia…ti amo Hello! Spank! (Questo Hello Spank si trova in una vetrina di un negozio presso via Taverna a Piacenza, se ho violato qualche legge sulla privacy nel scattargli una foto, la rimuoverò all’istante!) Ciao!

 

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Recensione dello spettacolo “Mi dimetto da uomo”  con Sergio Assisi e Giuseppe Cantore

Finalmente sono riuscita ad assistere allo spettacolo portato in scena
da uno dei miei attori italiani preferiti, ossia Sergio Assisi,
del quale ho già apprezzato in tempi passati: la serie televisiva Capri, il Commissario Nardone, il film Ferdinando (di Borbone) e Carolina, Mannaggia alla miseria e i più recenti “A Napoli non piove mai” – e “Il mio regno per una farfalla”.
Nella performance teatrale realizzata da Assisi, con la stessa padronanza scenica, compariva accanto a lui in veste di uno “spiritello” scherzoso l’attore Giuseppe Cantore.
Il duetto è stato divertente e coinvolgente, tant’è che il tempo mi è sembrato sfuggire velocemente o trascorrere senza darmi un secondo di noia.
Passare da un tema all’altro attraverso l’aggancio- magari- anche di una sola parola-concetto, non è una cosa tanto semplice, ma loro ci sono riusciti egregiamente.
Inoltre ho imparato un termine italiano che non conoscevo o almeno forse l’avevo già ascoltato in passato senza però che si fosse inciso bene nella  mia memoria, il termine è: esiziale.
Che ha il significato di dannoso, deleterio, pernicioso.
La parola in questione mi ha portato subito a riflettere sopra il fatto che ci possa essere stata anche nella mia vita (giacchè
il brano scritto da Assisi era un ideale bilancio della sua vita),
qualcosa di esiziale…? Forse la mia mancanza di ottimismo, e la mia insicurezza personale…si è rivelato un vero e proprio evento funesto.
Tornando a cose più felici, una bella frase o riflessione che ho ascoltato durante lo spettacolo è questo seguente pensiero, alla domanda “cos’è il contrario della morte? La risposta è stata, il suo contrario è l’amore.
Perciò se amiamo, se continuiamo a coltivare l’amore per qualcuno o qualcosa, la morte e il pensiero di questa non può funestarci (troppo!) l’intero viaggio della nostra esistenza, perchè l’amore
ruba tutto il posto alla morte, essendo più vivace e bello.

E qui sotto ecco il sipario del teatro Verdi di Castel San Giovanni(Piacenza), come mio promemoria personale dello spettacolo al quale ho assistito.IMG_20250222_205746

 

 

Ci sono momenti in cui potrei stare seduta in solitudine e
in silenzio, immersa in pensieri cupi, ai quali stento a trovare un solo risvolto positivo- questo succede in questo mese di febbraio, finchè alla fine arriva un motivo per ri-attivarmi, rimettermi in piedi, in movimento. Sono ovviamente grata a quel motivo, ogni volta che si materializza.
Il suddetto può essere di ordine pratico: devo uscire a fare la spesa, ho fame, devo riordinare qualcosa ect
Oppure di ordine relazionale: qualcuno mi chiama, mi cerca per fare qualcosa…
Sono contenta e soddisfatta di me ora che ho il coraggio di scriverlo, e di scriverlo addirittura qui sopra, e non conservarlo solo per me,
questo fatto, ovvero che ogni tanto la tristezza mi viene a prendere, e mi invade i pensieri.
Questi miei pensieri mesti sono stati più che altro diretti verso le persone care che ho perso, a causa di malattie crudeli, insomma la malattia che travolge improvvisamente la vita umana, e anche la debolezza
e il dolore che provoca al corpo prima di annientarlo e farlo perire, mi ha proprio stravolto. Penso a quando questo avverrà ancora, e ho paura. Ho paura di non riuscire ad affrontarlo psicologicamente
e praticamente, di non saper combattere, come per me stessa così anche per le persone che amo.
Lo so che è una situazione che capita prima o poi a tutti quanti, questo però non mi consola. Che qualcuno mi possa capire, o che possa confrontarmi con altri, non mi conforta.
Ciò che mi dà una sorta di sollievo invece è vivere, vivere pienamente, in modo più propositivo ed energico possibile, senza perdere nessuna occasione per stare bene, per arricchire la mia mente, per conoscere e fare esperienze costruttive.
Ultimamente persino uscire di casa per fare la spesa mi sembra un sollievo da questi pensieri tristi e…quasi
-funebri- che mi girano in testa, visto che mi distraggono letteralmente da ogni indagine sul mio futuro prossimo e su quello del genere umano tutto.
Penso, invece, alla contingente realtà del dover attenermi alla lista della spesa che ho preparato prima di uscire,
e dovreste vedere con quale solerzia e concentrazione riesco ad aggirarmi tra gli scaffali dei supermercati per afferrare questo o quel prodotto alimentare e non.
Una volta ero così assorta da essermi resa conto solo dopo alcuni minuti, di  avere accanto una presenza silenziosa ma particolare, ossia quella di un bambino che da solo, senza l’ausilio di nessun adulto-
con l’aria seria e impegnata, aveva appena scelto un grosso pacchetto di
patatine al formaggio e in fretta si era diretto verso la cassa, per pagare. La cosa che mi ha proprio colpito di lui è che mi sembrava essere troppo piccolo per andare a comprarsi il cibo da solo. In più mi sembrava
troppo magro e non indossava nemmeno una giacca che lo coprisse in un mese invernale freddo come questo Febbraio (con -1 gradi) Forse c’era un padre o una madre che lo stava aspettando sopra un’automobile fuori dal negozio? Anche questo mi sembrava un comportamento
anomalo per un genitore. Non mi sono poi molto soffermata però sulla sua presenza, ma ho  invero pensato
che se ci fosse stata l’assistente sociale Mina Settembre – ovvero se non la conoscete questa -Mina-  è un’assistente sociale
protagonista di una serie televisiva interpretata dall’attrice Serena Rossi,  avrebbe probabilmente interagito con il piccolo per comprendere meglio la sua realtà quotidiana?
Ma quanto è pervasiva la televisione nella mia vita,  se quando vedo una scena che mi colpisce… l’associo
ad una serie televisiva…?
E come sempre ho più domande che risposte…

 

 

 

“I veri -acciacchi- dell’età sono i rimorsi…” C. Pavese

Di semplici cose da registrare per la giornata di sabato: le parole dell’ultimo medico che ho visto, e che mi ha visitata, ossia un gastroenterologo si sono rivelate veritiere, ovvero aveva ragione nel dirmi di svolgere un po’ di attività fisica durante le mie quotidiane giornate perchè ciò è un globale toccasana per tutto l’organismo…stomaco compreso! Quindi eccomi qui a riferire della mia attività fisica di oggi…la quale è stata la seguente: ballare davanti allo specchio variegate canzoni PoP, banale e poco sportiva scelta? nonostante ciò ha funzionato, l’umore e il corpo ne sono stati entrambi soddisfatti! Parecchie ore prima, nella mattinata invece, mi è capitato di ascoltare le parole e la conversazione telefonica di una donna mentre mi trovavo sull’autobus. Sono rimasta incantata dal suo modo di parlare… poichè usava lo spagnolo, ma probabilmente era dell’Ecuador. Mi sono praticamente svegliata ascoltando le sue parole concitate, era piuttosto arrabbiata mentre esponeva il suo punto di vista all’interlocutore al telefono, in quanto a me, dato che era mattino presto ero ancora molto insonnolita… ma credo di aver capito che fosse innervosita dal comportamento del suo ex marito nei confronti di loro figlio, lui faceva poco il padre e il ragazzo ora non voleva più rispondergli al telefono quando lo chiamava. Lei allora sosteneva le ragioni di loro figlio: non gli fa nemmeno il regalo per il suo compleanno (non se ne ricorda proprio!) e poi “pretende” come se niente fosse che quando lo cerca lui sia contento, come se facesse davvero il padre…
Volevo dirle che capivo benissimo anch’io il ragazzo e la sua reazione di ribellione e insofferenza nei confronti di un padre assente, noncurante e poco responsabile del suo ruolo…ma non potevo, sarebbe stato come ammettere pienamente il mio ascolto del suo dialogo – che avrebbe dovuto essere più privato.
Comunque non era mia intenzione farmi i fatti di qualcun altro, nemmeno i suoi, quella mattina ero diretta solo in una libreria. Difatti volevo acquistare un bel libro nuovo nel quale poter immergermi con la tutta la mente: l’analisi e la fantasia, la mia attenzione si è rivolta dapprima ad un libro di W. Faulkner – Furore- probabilmente per analogia con l’incontro appena fatto sul pullman, con quella madre dell’Ecuador tanto arrabbiata? Più probabilmente perchè dopo aver letto un precedente libro di Faulkner – La perla- sono stata impressionata positivamente dalla sua capacità di scrittura. Però alla fine sono uscita dalla suddetta libreria dopo aver acquistato un libro di Cesare Pavese, e un altro di psicologia, divoro libri di psicologia attuale!
[Qui sotto…ho inserito una prova fotografica]
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Poi si è aggiunto in lettura un altro libro, trovato e aperto casualmente mentre stavo sistemando uno scaffale della mia personale libreria, per far posto ai due nuovi arrivati, questo ha attirato la mia attenzione grazie ad una delle sue pagine, in cui ho avuto modo di leggere esattamente quello che segue:

“Ti insegnerò come tu possa renderti conto di non essere saggio! Il saggio è pieno di gioia allegro e sereno, imperturbabile, la sua vita è pari a quella degli dèi.  Ora esamina te stesso: se non sei mai triste, se nessuna speranza ti fa trepidare in attesa del futuro, se notte e giorno il tuo animo, lieto e contento di sé, conserva sempre lo stesso tenore, hai toccato il culmine dell’umana felicità. Ma se cerchi dovunque ogni genere di piaceri, sappi che ti mancano ugualmente saggezza e gioia…”

Eh si…lo so che non sono saggia…lo so, lo so!

Buona giornata a tutti, comunque, da una sempre o almeno spesso… non-saggia..

Anais Nin che parla del lavoro svolto sulla sua mente, e sul suo stato mentale cambiato, migliorato, grazie alla psicoanalisi:

“Riassumerò il cambiamento straordinario provocato dall’analisi.  Un mese senza depressioni, senza angoscia o nervosismo. Mi sento installata nel presente. Mi concedo ad esso. Non provo più rabbia, non sento più muri o ostilità in rapporto al mondo. Critico di meno. Mi godo quel che succede. Non sono nervosa per principio. Sono gaia e libera. Le paure sono diminuite, la paura di essere incapace di guadagnarmi da vivere, la paura di perdere l’amore. C’è meno ribellione, più linearità, e luminosità nel vivere. C’è la capacità di liberarmi dall’angoscia. Non c’è amarezza, non c’è attrito, e la rabbia contro l’America per non aver accettato il mio lavoro è sparita. Avendo meno conflitti mi stanco meno e realizzo di più. Leggerezza e senso di forza. Si è tutto consolidato in questo mese. E’ vero che potrei morire senza vedere Bali, ma avrò delle cose che mi compensano della perdita. Posso rendere felice un essere umano. Sono vicina a un essere umano e più vicina di prima ad altri. La mia naturale gentilezza sta tornando. Non mi aspetto che gli altri amino o capiscano il mio lavoro. Non sono acida o ferita. Molto realizzata. Sono andata ad una festa; in passato una parte di me si sarebbe bloccata perchè la gente non era interessante; questa volta sono entrata acriticamente, accentandola per quello che era. Contentezza. Mi ci è voluta una vita per imparare che la felicità è nelle cose tranquille, non nelle vette dell’estasi.”

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Principalmente ho cercato una stanza confortevole nella quale poter rilassarmi per farmi psicoanalizzare, ma non l’ho ancora trovata. Sono stata da una psicologa, uno psicologo e un sacerdote l’anno scorso, la prima  aveva uno studio, ovvero la stanza nella quale accoglieva i pazienti troppo asettica, bianca…mi ha dato la sensazione di rigidità e non di armonia, bontà, benevolenza, cura…, lei non rispecchiava proprio del tutto le qualità non trovate (ed elencate) in quella stanza, e la sua figura in sè, non mi ha nemmeno rassicurata del tutto, nell’essere in grado di fornirmi un valido aiuto. Sto valutando comunque di tornarci, perchè la sua gentilezza dei modi mi hanno ad ogni modo confortato.

Il secondo -psicologo- aveva una stanza, uno studio più accogliente e riservato, con dei colori più caldi e miti sulle pareti…anche lui stesso mi è sembrato abbastanza aperto all’ascolto,  ma essendo un uomo temo di poter rivedere in lui una specie di surrogato della figura paterna (che non ho mai avuto e che mi manca quindi) e di inficiare così la qualità pura dell’analisi.

Confidarmi e confessarmi con un sacerdote è stato da una parte liberatorio e dall’altra un po’ meno facile di quello che credessi, un po’ per il peso della colpa che mi sentivo addosso e di cui poi mi sono effettivamente alleggerita parlandone, un po’ perchè pensavo che il colloquio- confessione avvenisse diversamente, ovvero che non ci fosse un diretto contatto visivo -viso a viso- ma che ci dividesse una grata, cosa che non ho trovato. Ciò mi ha leggermente colta di sorpresa, pensavo alla confessione come ad un “momento” più riservato per il fedele. Una persona può non riuscire a dire tutto quello che sente, per imbarazzo o mancanza di libertà con un contatto immediato così diretto.

Non che io stia cercando soltanto un luogo-studio- dove entrare e sostare per ricevere delle parole di sostegno, attenzione e cura, più che altro cerco ovviamente un buon/a psicologo/psicologa, ma nel primo impatto con un medico ogni cosa che mi impressiona la tengo in considerazione, anche lo studio in cui dovrò recarmi. Saranno scuse per non addentrarmi in una cura per la mia psiche? Cosa che potrebbe benissimo essere… se è così dovrò comunque superarla, visto che sto ancora accusando i sintomi di un nuovo vecchio trauma dell’anno scorso. Sono sicura, perchè me ne sono accorta purtroppo di recente, di subire il dolore  per la morte ingiusta e rapida di una persona alla quale ho voluto bene fin da quando ero un bambina. La sua morte mi ha tolto un pezzo della mia infanzia, oltre lui.

Tratto dal libro (saggio?) ” Introduzione alla filosofia – Karl Jaspers

“Il termine greco filosofo (philosophos) è stato forgiato in contrapposizione al termine -sophos. Esso sta a significare colui che ama la conoscenza, il sapere, in contrapposizione a colui che, possedendo la conoscenza è detto sapiente. Questo significato è tutt’oggi valido. L’essenza della filosofia sta infatti non nel possesso della verità, ma nella sua ricerca. Il suo maggior pericolo è dunque quello di capovolgersi in dogmatismo, cioè in un sapere costituito da affermazioni compiute, definite, esaustive e semplicemente da tramandarsi. Filosofia significa in verità: essere incammino. Le interrogazioni e le domande sono per essa più essenziali delle risposte, e ogni risposta viene nuovamente e continuamente rimessa in questione.”

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Michael Z Tyree - Sharing the Heavens

 

(L’invito della filosofia)

Mi è accaduto in certe occasioni, di sfuggire da qualcosa, o più semplicemente di rimandarla, e questa cosa poi mi si è ripresentata a breve, brevissimo periodo di tempo, dalla mattina alla sera per esempio!
Come stamattina che mi è capitato di abbandonare a metà la lettura di un libro- un saggio sulla filosofia, (ma solo perchè a volte rimando i piaceri, e per me la materia filosofia è un vero piacere in cui addentrarmi, quando
ho più tempo da dedicargli), e di ritrovarmi a leggere nel pomeriggio un altro libro, un romanzo in cui il tema filosofia veniva anch’esso trattato.
Difatti nel romanzo un gruppo di personaggi legati da un rapporto di stretta e collaborativa amicizia, tra loro in modo del tutto confidenziale si chiamavano con dei soprannomi da antichi filosofi:
uno era soprannominato – Parmenide- un altro -Anassimene – un altro ancora Eraclito.
Mi è sembrato così, di aver trovato sulla mia strada una specie di richiamo, un suggerimento della fatalità, alla lettura di un libro incentrato sostanzialmente sulla filosofia.
Mentre riflettevo su questo, con il romanzo sempre aperto tra le mani e quegli strani amici che si chiamavano fra di loro come degli antichi filosofi greci,
ho avuto come  la sensazione di essere seguita a distanza, con nonchalance da un sornione felino, una specie di gatto per la mitezza, ma con la presenza scenica più di un giaguaro, che attendeva di essere pensato, e così mi sono dovuta fermare a scriverne. Ecco, vedi ti penso, coincidenza filosofica
e aprirò e leggerò con attenzione quel libro di filosofia abbandonato più per  una mancanza di tempo che per scarso interesse. Per fortuna che i miei interessi- le mie predilezioni, non soffrono di permalosità e si fanno ritrovare abbastanza in fretta, anche se li  trascuro o  li ho tralasciati per altri obblighi e incombenze quotidiane.  Appurato questo dato di fatto, ovvero questa strana coincidenza con la quale mi sono scontrata…e in un sol giorno, mi sono domandata quanto siamo “prede”o quanto siamo “cacciatori” degli eventi che ci accadano durante la nostra realtà di vita vissuta, quanto decidiamo noi di sviluppare o di intraprendere un percorso piuttosto che un altro? Per esempio ci sono persone che hanno preferito non trascurare la loro vita di relazione.. e di relazioni e perciò hanno intrecciato più storie sentimentali o hanno più matrimoni alle spalle, altri invece che hanno preferito  il lato più creativo di loro stessi o economico e si sono realizzati nel lavoro, mettendo questo in primo piano, altri invece hanno dato più importanza ai legami di amicizia o agli affetti familiari perciò si sono dedicati più alla famiglia e a mantenere delle relazioni umane-sociali solide,  mi sono chiesta se tutto questo sia sempre frutto di una decisione personale, o se sia una piega presa dalla propria vita, accettata o più subita… o semplicemente avvenuta. Ma tutto questo ragionamento, alla fine, l’ho congegnato per accusare me stessa, di non essere stata mai troppo combattiva nel perseguire ciò che volevo… che avrei voluto…mi sono lasciata più che altro vivere dalla vita stessa, come voleva lei.

Attribuisco alla pioggia, perchè qui da me, nella città in cui risiedo…da giorni: piove, piove e piove, questo mio essere così “filosofico” di oggi.

La pioggia mi rende quasi- una vera e propria- pensatrice autonoma…? Con un pensiero libero e indipendente dal tutto il contesto contemporaneo ?  Sarebbe la missione della filosofia, il rendere la mente di chi se ne occupa  capace di pensare liberamente.

La mia mente alla filosofia…. allora!

“Poi si svegliò così deliziosamente scosso come quando ci si sveglia soli con un amore nascente nel cuore.”

“Come a dire, che se esiste una casualità nelle vicende della vita è però anche vero che certe cose accadono solo perchè vi è una predisposizione psicologica a farle accadere”                                  ( Thomas Mann)

 

Olanda