Questa prima parte è il riepilogo di circa 4 anni. Non tenevo un diario allora. Vorrei averlo fatto. Quello che so è che ora vedo quel periodo in maniera diversa da quando lo stavo vivendo.
La mia vita fino al momento in cui Freddie cominciò a morire era una cosa, poi diventò un’altra. Fino a quel momento mi ero sempre considerata una brava persona. Come tutti, voglio dire, questo lo so. Come la gente con cui lavoro, principalmente. Ora so che non mi ero mai posta la domanda di come fossi in realtà, che avevo solo preso in considerazione il giudizio degli altri.
Quando Freddie cominciò a sentirsi tanto male il mio primo pensiero fu: non è giusto. Non per me, pensavo in segreto. Sapevo, anche se non con certezza, che stava morendo, ma continuavo a comportarmi come se non fosse vero. Questo non era bello. Freddie doveva sentirsi solo.
Ero orgogliosa di me stessa perchè continuavo a lavorare come sempre, “se continuavo a guadagnarmi da vivere” – be’, dovevo farlo, lui non poteva lavorare. Ma ero grata di avere una scusa per non stare con lui in quei momenti terribili. Il nostro non era un tipo di matrimonio in cui si parla di cose vere. Adesso lo capisco. Non eravamo veramente sposati. Era piuttosto un matrimonio come tanti al giorno d’oggi, vantaggioso per l’uno, o l’altra, o entrambi gli interessati. Per me Freddie era un vantaggio in più.
La parola cancro fu pronunciata solo una volta.
I medici mi dissero, Cancro, e ora capisco che la mia reazione fu di impedire loro di parlare, di discutere se fosse meglio dirglielo o no.
Non so se glielo abbiano mai detto. Non so se sapesse. Credo di si.
Quando lo ricoverarono in ospedale andai a trovarlo tutti i giorni, ma restavo là seduta con un sorriso, come ti senti?
Aveva un aspetto orribile. Giallo. Ossa aguzze sotto la pelle gialla. Come un pollo lesso.
Cercava di proteggermi. Ora lo capisco. Perchè non ero in grado di affrontare la realtà. Moglie-bambina.
Quando alla fine morì, e tutto fu finito, capii di averlo trattato molto male.
Sua sorella veniva a trovarlo qualche volta. Credo che parlassero. Lei si comportava con me nello stesso modo. Gentilmente. Povera Janna, non bisogna pretendere troppo da lei.
Da quando Freddie è morto non l’ho più vista, non ho più visto nessuna di quella famiglia. Meglio così. Voglio dire, probabilmente, è questo ciò che loro pensano di me. Non mi sarebbe dispiaciuto di parlare di Freddie con sua sorella, perchè non sapevo molto di lui, non le cose importanti. Ma è un po’ troppo tardi per questo.
Quando morì e scoprii di sentire terribilmente la sua mancanza, avrei voluto sapere dei periodi della sua vita di cui non mi aveva mai parlato.
Di quando era andato in guerra, per esempio. Diceva di aver odiato quel periodo. Cinque anni. Dai diciannove ai ventiquattro anni. Quelli furono anni meravigliosi per me. Avevo 19 anni nel 1949, cominciavo a dimenticare la guerra e a pensare alla carriera.
Eppure eravamo uniti. C’era tutto quel sesso, fantastico. Andavamo perfettamente d’accordo a letto, se non altro. Eppure non riuscivamo a parlare. Mi correggo, non ci parlavamo. Lui non riusciva a parlare con me, perchè quando lui ci provava io lo sfuggivo.
La verità è che Freddie era una persona seria, spirituale. Proprio il tipo di uomo che darei qualunque cosa per incontrare ora.”

(Doris Lessing – Il diario di Jane Somers)

ultima modifica: 2022-04-16T20:08:20+02:00da Arianna1921

Un pensiero riguardo “”

  1. Alleluia! Oggi la vita ha trionfato sulla morte, e possiamo correre per le strade del mondo ad annunciare a tutti di aver coraggio, perché il Signore è risorto per noi, per tutti. Buona Pasqua a te e famiglia!

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