Su T. Paracelso
[…]”Se ne andò assai presto per l’ampio mondo, e i suoi viaggi avventurosi (proprio come me, ah ah ah) lo trassero attraverso la Germania, la Francia, l’Italia, i Paesi Bassi, la Danimarca, la Svezia, la Russia. La leggenda ce lo raffigura come un taumaturgo prodigioso, quasi come un secondo Apollonio di Tiana; vuole che egli abbia percorso anche l’Africa e l’Asia e che abbia colà scoperto il segreto più alto. Non fece mai studi regolari, insofferente come fu di ogni subordinazione e autorità. Fu figlio delle sue opere, e scelse come motto proprio: Alterius non sit, qui suus esse potest, motto schiettamente svizzero. Sui suoi viaggi possiamo fare solo congetture; ma probabilmente si trattò sempre di cose simili a quelle che gli capitarono a Basilea. Quivi lo chiamò medico rinomato, nel 1525, il Consiglio comunale con una delle sue decisioni spregiudicate che si sono succedute nei secoli. Occasione piuttospo penosa per la chiamata era stata la grande epidemia di sifilide che si era diffusa in Europa a seguito delle recente guerra nel Napoletano. Paracelso ricoprì l’ufficio di medico della città; ma almeno secondo l’opinione dell’Università e del pubblico onorato, non seppe mai conformarsi ai doveri della carica. Scandalizzò difatti la prima perchè teneva i suoi corsi nella lingua dei garzoni e delle serve, cioè in tedesco, e il secondo perchè si faceva vedere per le strade in casacca da operaio, anziché in un abito confacente al suo incarico..”
Sarebbe bello viaggiare … ma costa soldi. Serena giornata