Una spia nella casa dell’amore – Anais Nin
” Ogniqualvolta si sentiva persa nei deserti interminabili dell’insonnia, Sabina raccoglieva il filo labirintico
della sua vita ancora una volta dall’inizio per vedere se riusciva a scoprire in quale momento i sentieri erano
divenuti intricati.
Quella notte ricordò i bagni di luna, come se fosse stato questo a marcare l’inizio della sua vita invece dei genitori,
della scuola, del luogo di nascita. Come se questi e non l’eredità o l’imitazione dei suoi genitori avessero determinato
il corso della sua vita. Era nei bagni di luna, forse, che giaceva la motivazione segreta delle sue azioni.
A sedici anni Sabina faceva bagni di luna, prima di tutto perchè chiunque altro faceva bagni di sole, e in secondo luogo,
ammise, perchè le era stato detto che era pericoloso. L’effetto dei bagni di luna era sconosciuto, ma era sottinteso
che fosse opposto a quello di sole.
La prima volta che Sabina si espose ai raggi lunari era spaventata. Quali sarebbero state le conseguenze?
C’erano molti tabù contro il guardare la luna, molte vecchie leggende sugli effetti malefici dell’addormentarsi
sotto i raggi di luna. Sabina sapeva che i pazzi erano molto turbati dalla luna piena. Sapeva che secondo l’astrologia
la luna governava la vita notturna e l’inconscio, invisibile alla coscienza.
Ma, d’altra parte, lei aveva sempre preferito la notte al giorno.”