Quel Che Rimarrà Del 2020

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L’anno 2020 sarà ricordato come l’anno del virus che ha spaventato il mondo.

Mentre la popolazione terrestre era impegnata nelle solite facezie lavorando, crescendo figli, sganciando bombe, facendo la spesa, distruggendo foreste, facendo la raccolta differenziata, eliminando etnie, si affacciava un piccolo, ma inquietante soggetto dal nome curioso. Covid 19. Comunemente chiamato Coronavirus.

Il minuscolo esserino si immergeva beatamente dentro le narici di un malcapitato (o nella bocca, va a sapere) e pian pianino iniziava a spargersi ovunque, moltiplicando la sua esistenza dentro a milioni di altri esseri umani ignari, per un po’, di quel che stava accadendo.

In sintesi, è successo questo. Ciò che ne è conseguito è sotto gli occhi di tutti. Però, io non sto scrivendo per arrivare alle radici della pandemia, magari buttandomi in qualche ipotesi sulla sua origine, ma per sottolineare cosa è cambiato nelle persone.

C’è chi pensava, come me, che la reazione alla chiusura totale, all’isolamento, ai contagi, alle morti, sarebbe stata, nel tempo, addirittura positiva. Pazzesco, eh? Eppure, osservando ciò che stava capitando e sapendoci chiusi in casa, si poteva supporre che una qualche forma di riflessione potesse far capolino nella mente di ognuno di noi. Una sorta di rivalutazione della propria esistenza, soprattutto in virtù della dimostrazione oggettiva di quanto sia facile lasciarci la pelle.

Lo so, era un pensiero positivo che cozzava terribilmente con quel che siamo sempre stati (in linea generale, ovvio), eppure in molti si erano immessi, speranzosi, in questo flusso di cieco ottimismo. Cieco e pure sordo, ahimè. Su tutti mi ci metto io, in prima persona. Io ci speravo tanto in un rinsavimento generale. Ci credevo.

Invece non è cambiato niente. Anzi, stiamo quotidianamente peggiorando.

A fronte di tanta gente che un po’ di analisi introspettiva l’ha fatta, ce n’è una moltitudine, una quantità enorme, che è regredita ancora di più di quanto già non fosse prima di tutto ‘sto casino. Si sta diffondendo a macchia d’olio una cattiveria di fondo che è pari all’epidemia che ci ha colto. Con la sola differenza che questa cattiveria, questo astio, questo odio, non ha alcun senso di esistere. C’è perché lo vogliamo, non perché ci è imposto.

Un virus è un essere vivente. Agisce reagendo a degli impulsi di sopravvivenza. Per noi è nocivo e quindi cerchiamo di combatterlo. Ci attacca perché è la sua natura, non per cattiveria, e noi giustamente cerchiamo di difenderci. Ma il male che fanno gli uomini, con le loro parole e le loro azioni, è del tutto volontario e non c’è una forza occulta che li manovra. Soprattutto ora, con migliaia di morti e tragedie, avremmo potuto cercare un diverso approccio tra di noi, se non altro per senso di appartenenza. Invece no.

Fondamentalmente perché non ce ne frega niente. Perché siamo dei beceri ignoranti. Perché siamo egoisti. Perché siamo ottusi. Perché abbiamo la stupidità come propellente primario.

Da questa pandemia la maggior parte di noi non ha imparato niente. Niente di niente.

Social network e media generici ci regalano ogni giorno pillole di crudeltà e di scelleratezza allucinanti. Come se non fosse già abbastanza drammatica la situazione che viviamo, si augura la morte con facilità disarmante; si cade in offese indecenti nei confronti di chiunque la pensi diversamente; si scende negli inferi di proclami violenti e infami senza battere ciglio. Una serie di cose di uno squallore e di una perfidia che rasentano la totale follia.

E non c’è giustificazione per questi comportamenti. Non c’è mai. Ma questo non ferma l’onda melmosa di bipedi umani urlanti e scellerati. Non c’è niente che tenga. Puoi tentare di ragionare con loro, di parlare, di provare a trovare un punto che metta un fermo, magari per riuscire a far passare un pensiero normale, articolato e logico. Niente. Non sentono ragioni. Ogni pretesto è buono per vomitare improperi, giudizi trancianti, ragionamenti alienati.

Allora, mi chiedo, alla fine di tutto questo, quando qui tra poco tutto ricomincerà lentamente a riaprirsi lasciandoci alle spalle (speriamo) i momenti peggiori della pandemia , cosa rimarrà?

Niente. Se non delle bare, i ricordi di terapie intensive intasate, un po’ di paura e un futuro incerto.

Eppure, per la miseria, le file di camion con sopra le bare le abbiamo viste. Le terapie intensive affollate con gli operatori sanitari che si dannavano anima e corpo le abbiamo viste. La paura, almeno un po’, ci ha preso per la gola. Il futuro incerto lo abbiamo temuto e tuttora non v’è certezza, nonostante tutta la speranza che possiamo avere.

Cosa deve accadere perché si smetta di essere tanto stronzi e meschini? Non bastava un virus che ci ha messo col culo per terra?

Cos’è che vogliamo? Cos’è che volete?

Provate mai, anche solo per un momento, a spostare l’attenzione leggermente più in là del vostro stramaledetto ego? Vi mettete mai in discussione pensando che, forse, potreste non avere per forza sempre ragione voi e che, forse, esiste altro oltre il vostro fottuto punto di vista?

C’è tutto un mondo attorno a noi che pullula di vita. Un mondo che ci ospita e a cui la maggior parte di noi non pensa mai. E ogni persona che vive su questo mondo è a sua volta un mondo. Di pensieri, di sentimenti, di sogni. Non dobbiamo pensare di starci tutti simpatici e di essere tutti d’accordo, questa è utopia, ma non dobbiamo nemmeno esercitare un odio continuo e perpetuo contro tutto quello che giudichiamo diverso e non conforme a quello che siamo.

Un virus ci ha dimostrato inequivocabilmente che siamo tutti uguali. Il Covid 19 è la dimostrazione di quanto la natura sia democratica. Non gliene frega niente di bandiere, fede, politica, etnia, no. Ha bastonato tutti. Dove è arrivato si è fatto strada senza tanto menarsela. Il piccolo essere se n’è sbattuto alla grande e ci ha falcidiato (e ancora lo fa) con estrema facilità e chiarezza. Dove arrivo, spacco. Molto semplice.

Noi umani siamo maestri dello spaccare, ne conveniamo tutti, spero. Per politica, per fede, per denaro, per colore della pelle. Non abbiamo mai smesso, ci mancherebbe. Nel nostro bel mondo occidentale ce ne siamo sempre fregati alla grande, tra un serial televisivo e la finale di campionato, ma nel resto del globo ci siamo impegnati minuziosamente per fare quello che il Covid 19 sta facendo a noi. Abbiamo allegramente devastato di tutto, dalla natura alle persone, senza che ce ne fottesse alcunché. E abbiamo sempre fatto valere ottime ragioni, non è vero? Per religione e per denaro, per possesso e per dominio.

In questi mesi di clausura non avete mai e poi mai perso un minuto a pensare a quanto siamo bastardi e crudeli? Non avete mai pensato che basterebbe poco per invertire questa rotta che abbiamo sempre percorso?

No. Non l’abbiamo fatto in numero sufficiente, ciò è evidente.

L’anno 2020 sarà ricordato per la pandemia, questo è certo. Ma anche per aver dimostrato, senza ombra di dubbio, che la maggior parte di noi nemmeno sotto una catastrofe è stata capace di essere migliore.

 

Rolando Cimicchi

Quel Che Rimarrà Del 2020ultima modifica: 2020-05-15T18:43:46+02:00da Rol24